La brigata nei suoi buoni momenti disputava di letteratura, arte, religione, sociologia e, molto più raramente, di politica. Gli argomenti certo non erano predisposti, ma nascevano improvvisi dalle meditazioni e dalle letture di ognuno. Talora però un tema centrale s’impostava e faceva le spese di molte conversazioni, o perchè un particolare problema avesse mosso la comune curiosità, o perchè le letture e gli studi di tutti si fossero collettivamente determinati su questioni o su autori che avessero destato maggior interesse. Ma tali convegni, ripeto, eran la cosa più lontana dall’accademia.
Letterato militante era solo Boine. Mottini viveva ancora in un periodo di incubazione, di preparazione e di accumulazione di quei motivi di sensibilità e di quella ricchissima varietà di cultura, che poi avrebbe profuso nelle sue liriche e nei suoi saggi di arte.
Italo Scovazzi, Il Cenacolo di Porto Maurizio in Atti e memorie della Società Savonese di Storia Patria vol. 37 (1965) p. 77-93
La poesia di Ruscigni appare un unicum nel panorama italiano. Al di là di quest'ultima collezione, Ruscigni scrive da tempo. Nel 1984 esce In uno itinere, due anni dopo L'antro del Nume. Poi nel 1989 Notte dell'insonnia e nel 1993 Negli Specchi del fantasma. Nel 1999 pubblica Il giardino del Lepre e infine Laminette Orfiche (2006) e Eis. Tu sei (2009). I versi sono scalpellati nella pietra. Duri, lapidari. La musica sembra a tutta prima assente, ma è celata proprio nel taglio aspro. In una potatura violenta. E uno stile oracolare, teso a svelare ciò che sta oltre il detto. Il nucleo centrale è la ricerca della verità sull'essere tramite i simboli che Ruscigni trova soprattutto nella religione egiziana antica e nella filosofia greca.
[...] La poesia di Ruscigni testimonia una parte importante della cultura italiana, oggi quasi dimenticata e nascosta. Merita perciò attenzione accurata e prolungata. Quando una tradizione culturale estranea al cristianesimo si fa luce in Italia deve necessariamente fare i conti con il cristianesimo che da noi è dominante. In questa prospettiva, il cristianesimo acquista un rilievo cospicuo. Ruscigni sembra oscillare tra amore e identificazione da un lato e rifiuto tramite una radicale critica e/o reinterpretazione gnostica dall'altro. Non è contraddizione, ma la necessità tipica della nostra cultura. La poesia su Paolo è esemplare. Terribile ma anche oscura. Paolo appare "accecato", e sostituisce "ubbidire al posto di conoscere", Ma poi: "Non maschio o femmina / Adamo Primordiale Cristo / Logos che il mondo trascende".
In questa tradizione importante e dimenticata di cui Ruscigni è espressione sta anche il rapporto necessario con maestri di iniziazione. Ed egli ne ha avuto uno, "Sofo", Angelo Saglietto, così definito da Ruscigni in Eis: "Sofo è uno di quei misteriosi personaggi, come Ietro, Melchisedec che, pur apparendo pochissimo nella storia, in realtà sono destinati a condizionarla in quanto essi emanano dal Principio, dall'Invariabile mezzo, dal Polo celeste, dall'Asse del mondo...". Ma la poesia di Ruscigni indaga ogni aspetto della realtà esistenziale - da qui le diverse poesie di amore, di affetto familiare, di pietas verso gli animali - e per questo sembra in ultima analisi espressione di un fascino esercitato dal simbolo su ogni aspetto della vita vissuta.
Ito Ruscigni, Stella del Nord. Nuove laminette orfiche, De Ferrari, Genova, 2011
Mauro Pesce, Un poeta gnostico, L'Indice dei Libri del Mese, Anno XXIX N. 2 Febbraio 2012
[...] Piero Colombani, nel rendere omaggio a Sofo (Angelo Saglietto, nato a Imperia 1888 e morto nel 1978) affronta il drammatico e, attualmente inusitato, rapporto tra Arte e Rivelazione. Un felice incontro, predestinato eppure quasi spontaneo, tra l’artista che subisce il fascino degli oggetti che si fanno simbolo (il connettersi di elementi realistici e simboli esoterici) e il grande uomo spirituale che queste visioni realmente ebbe ancora giovinetto sin dal 1900…
Sofo, gnostico recidivo… ricco di sconfinata erudizione (Boine) e di enormi capacità indagative, ha lasciato un patrimonio, orale e scritturale, immenso; ancora tutto da esplorare poiché, vivo, non pubblicò mai nulla, rinnegando, in tempi così facili come i nostri, l’Idola Libri…
… Piero Colombani, nel catalogo monografico, che raccoglie 35 anni di attività artistica, è in sintonia con la sua esperienza nell’arte gotica con le idee di Sofo, ispirate entrambe alla Tradizione. Alcuni anni fa quando proposi all’artista di illustrare le Visioni di Sofo un tema a cui abbiamo riservato un apposito volume, dopo averle meditate mi disse: A qualcuno è dato di tenere le chiavi di questo sapere sacro: Sofo mi illumina di speranza.”…
Ito Ruscigni
Redazione, Visioni da Sofo, Piero Colombani
[...] Ito Ruscigni è nato a Imperia e vive a Sanremo, già direttore dell'ufficio Stampa e Cultura del Casinò, ha curato in particolare la Rassegna "I Martedì Letterari", Ha studiato presso l'Università di Urbino dedicandosi a ricerche storico-religiose, pubblicando "Regola della Guerra e Apocalisse", un saggio dedicato alla escatologia giudeo-cristiana. Ha scritto "Cristianesimo, Dei e Demoni" e altri saggi. "L'Anima del mondo tra Magia e Scienza", dedicato a Giordano Bruno, Galileo Galilei e Leonardo da Vinci. Ha pubblicato le raccolte di poesia: "In uno ltinere", "L'antro del Nume", "Notte dell'Insonnia", "Negli specchi fantasma", "Il giardino del Lepre", "Laminette Orfiche".
Nel volume "Con Sofo cose notabili", Ito Ruscigni, svela una storia quasi privata, narrando dell'amicizia che lo legò per un lungo periodo di tempo ad Angelo Saglietto, detto Sofo, un personaggio veramente eccezionale. Chi fu Sofo? Nato a Imperia da una stirpe di marinai e armatori nel 1888, Angelo Saglietto visse sempre in questa città, dove morì nel 1978, lasciando ai numerosi discepoli e seguaci appunti, note e disegni che lumeggiavano in parte il suo pensiero. Sofo fu, infatti, un filosofo e un mistico, un indagatore dell'uomo e della vita, nella quale cercava di rintracciare quella presenza del divino che sul campo del contingente tende a frantumarsi in tante piccole tessere. Ruscigni ricompone questo mondo complesso e disarticolato fatto di sogni, di visioni, di premonizioni ma anche di considerazioni, di ragionamenti e di profonde riflessioni sul senso dell'uomo. Ne fuoriesce un libro interessantissimo che cattura e avvince colui che desidera andare oltre il velame e avvicinarsi a quel mistero inestricabile che si chiama esistenza. [...]
Redazione, Ito Ruscigni, Sofo e le cose notabili, giovedì al Tea con l'Autore, Il tuo comunicato stampa, 9 febbraio 2015
[..] Un incontro eccezionale è capitato… anche a Ito Ruscigni, scrittore di fama, specializzato, soprattutto, in ricerche storico-religiose. Egli si è interessato, fra l’altro, di mitologia cristiana, di frammenti orfici, dell’opera di Giordano Bruno e di Galileo Galilei. Inoltre, ha scritto varie raccolte di poesia, fra le quali "Notte dell’insonnia", che vinse nel 1986 il “Premio nazionale di poesia Dino Campana”.
In questo bel volume, "Con Sofo cose notabili", Ito Ruscigni, svela una storia quasi privata, narrando dell’amicizia che lo legò per un lungo periodo di tempo ad Angelo Saglietto, detto Sofo, un personaggio veramente eccezionale.
Chi fu Sofo? Nato a Imperia da una stirpe di marinai e armatori nel 1888, Angelo Saglietto visse sempre in questa città, dove morì nel 1978, lasciando ai numerosi discepoli e seguaci appunti, note e disegni che lumeggiavano in parte il suo pensiero.
Sofo fu, infatti, un filosofo e un mistico, un indagatore dell’uomo e della vita, nella quale cercava di rintracciare quella presenza del divino che sul campo del contingente tende a frantumarsi in tante piccole tessere. Ruscigni ricompone questo mondo complesso e disarticolato fatto di sogni, di visioni, di premonizioni ma anche di considerazioni, di ragionamenti e di profonde riflessioni sul senso dell’uomo. Ne fuoriesce un libro interessantissimo che cattura e avvince colui che desidera andare oltre il velame e avvicinarsi a quel mistero inestricabile che si chiama esistenza. Si legge:
“Sofo non ebbe maestri. La biografia di Sofo è il suo pensiero. Diplomato capitano di mare, conosceva molto bene la matematica, l’astronomia, le lingue moderne e antiche. Fu in corrispondenza con molti studiosi della tradizione gnostica.
Giovanni Boine lo descrisse nel suo libro “Amici di qui” e scrisse: “Al capitano Angelo Saglietto di Giuseppe, detto 'il Sopfo' e 'Sofo' veramente, abitante nel corpo a Borgomarina ma con lo Spirito tra gli Elisi…”. [...]
Ma.Gu., La figura di Sofo con Ito Ruscigni ai Martedì Letterari del Casinò di Sanremo, Riviera24.it, 21 ottobre 2013
Pareva che il Sofo si accostasse a tal modo di sentire e di pensare: ma la sua era tutt'altra posizione. Per lui il mondo era un simbolo, un atto magico. Un simbolo vedeva nella parte liturgica del Cattolicesimo e nelle funzioni religiose; un simbolo di segrete rispondenze spirituali che conosceva lui solo. Lo si vedeva sempre alle funzioni di chiesa, raccolto in sè, beantesi delle cerimonie e delle armonie. Lo si sarebbe detto il più devoto osservante, e
nessuno sospettava certo qual nido di eresie si nascondesse in quel lontano discendente degli Gnostici. Per Mottini la religione era l’arte; gli altri digradavano verso una concezione panteistica, panica del mondo: verso una religione della natura che trovava il tessuto connettivo col polo opposto nell’«humus» romantica che in fondo tutti affratellava.
Ci fu anche una punta di buddismo: l’avv. Castellano, per esempio, ne rimase così preso da essere poi soprannominato Buddino.
Se le teste si riscaldavano troppo, c’era sempre pronta l’ironiadi C. M. Parodi, che tuttavia leggeva lui pure Pascal e i mistici, come del resto il suo grande Schopenhauer aveva saputo conciliare la mistica fede di Boehme col sogghigno di Voltaire.
Ma la musica specialmente era la miracolosa conciliatrice: Mottini apprestava il grande banchetto, al suo pianoforte, nella camera angusta.
Poteva essere un crepuscolo d’inverno, ma lucido e sereno, in cui i monti e i cipressi della valle s’intagliavano in una sfumatura celeste degna del Perugino; oppure una sera blanda di maggio, soffusa di fluidi veli di nebbia, ritmati dal canto delle rane.
Tutto fluiva: l’eleganza aristocratica di Mozart, la malinconia di Chopin, il romanticismo di Mendelssohn, il ruscello canoro di Schubert, il fruscio serico e il brivido di Debussy, le ciclopiche costruzioni Wagneriane. Ma più di tutto Mottini faceva comprendere agli amici Beethoven, il cui titanismo essi amavano contrapporre alla mistica femminilità di Wagner. Erano freschi della lettura di Schopenhauer, della sua teoria della musica, ed avevano letto anche il Beethoven di Wagner e le Origini della tragedia di Nietzsche; e G. B. Parodi aveva anche ideato e in parte steso un lavoro in cui, con argomenti paralleli a quelli del Nietzsche, trattava del ritmo del dramma cristiano e della musica. Quella era la necessaria integrazione del mondo, anzi la rivelazione del mondo vero e profondo (il Sofo annuiva), del segreto «Wille» del mondo, che fiorisce, meravigliosamente, nella gradazione gerarchica della sua obbiettivazione, come la mistica rosa di Dante; era il mondo liberato, spastoiato dalla occhiuta preveggente obbiettività borghese; era la matrice, l’abisso primigenio, in cui germinava il fantasma del mito e dell’umana tragedia. Ma Mottini correggeva,
frenava, riduceva gli sconfinamenti vaporosi, balenati di riflessi metafisici, a cui spesso s’abbandonava G. B. Parodi.
Uscivano a ora tarda, in silenzio. Camminavano assorti, riandando la dolcezza di quelle ore musicali, e ciascuno sentiva lievitare in sè la parte migliore del suo essere, sentiva ciascuno una sua via, una sua missione. La guerra non era ancora scoppiata, ma stava in agguato nell’ombra.
Italo Scovazzi, Op. cit.
Spiega Ruscigni, anche saggista e poeta raffinato («Una poesia filosofica, la sua, che sacrifica ornamento, cantabilitá e ogni possibile grazia al pensiero», ha scritto Mario Baudino su La Stampa): «Dal diario scaturisce la disputa di Sofo con un altro filosofo, l’ex ministro Gentile, il quale sosteneva che i resti umani e i reperti rinvenuti nella grotta erano di pitecantropo, vissuto dai 400 ai 300 mila anni prima di Cristo. Per Sofo risalivano invece all’eneolitico, intorno al 2000-1500 a.C. Nell’accesa diatriba si inserì un terzo filosofo, Julius Evola, che chiese a Sofo di pronunciarsi pubblicamente».
E, con la certosina pazienza del ricercatore, Ruscigni, già capo ufficio stampa del Casino, da lui riverniciato con i Martedì Letterari (non solo casa da gioco, ma anche sede di eventi culturali), ha ritrovato il documento, un articolo del 1934 nel quale Sofo esponeva le proprie ragioni. E a seguito di ciò è sbocciata un’altra idea, da realizzare con il Comune di Badalucco: recuperare quei cimeli, «ovunque si trovino», per esporli in una mostra nel paese, accompagnata da una pubblicazione che riepiloghi la vicenda. [..]
Stefano Delfino, Ito Ruscigni scopre due opere del filosofo imperiese Angelo Saglietto, in arte “Sofo”, La Stampa, 20 marzo 2021
Uno dei motivi per cui mi sento attratto da quei luoghi è perché ho letto il libro di Ito Ruscigni dal titolo “Con Sofo cose notabili -mitovisioni-misteri”.
Ito è nato ad Imperia e vive a Sanremo, animatore ed ideatore dei martedì letterari del Casinò, ha un lungo curriculum di ricercatore storico religioso e di poeta. Nella sua opera più recente riporta ed esamina gli appunti o meglio
il pensiero del suo Maestro, il Capitano Angelo Saglietto detto Sofo, vissuto dal 1888 fino al 1978. Maestro per Ito non di navigazione di lungo corso per i mari del mondo, quanto di cabotaggio negli altrettanto perigliosi mari della vita. In questo libro sono narrati episodi reali, immaginari, onirici di un uomo che si divideva tra la vita marinara ed agricola e che vaticinava in merito alla guerra ai nazifascisti portatrice di lutti inenarrabili, perché; “… una nuova razza di uomini si è messa in moto. Essa si è impadronita di una scienza che doveva rimanere segreta, che doveva essere soltanto degli iniziati ed ora invece è diventata uno strumento di conquista e di dominio. Le sciagure saranno immense. Ma quella scienza è buona, è vera.”
[...] Ed alla distruzione del pianeta ci siamo arrivati davvero ad un passo, come il preveggente Sofo aveva affermato, perché il concetto di razza venne usato in modo totalmente fuorviante e distorto. In quegli anni in Europa anche alcuni gruppi parlavano di Tradizione; il già citato Guenon, ed in Italia da parte di un gruppo d’intellettuali chiamatisi il gruppo di Ur, con Julius Evola, Reghini, De Giorgio ed altri. Costoro affrontarono il tema della tradizione romana e della razza. L’allora nascente regime fascista sfruttò e prese a piene mani quei simboli studiati da questi esoteristi, come il fascio littorio, il saluto romano e molto altro nell’esaltazione di un passato glorioso, travisando in parte, quegli studi che invece volevano porre una luce sulla tradizione e sulla forza magica. Questi occultisti, in particolare Arturo Reghini, cercarono di esercitare un’influenza sulle forze politiche di quel periodo, riscoprendo il paganesimo tradizionale romano. Il fatto è che il nostro Sofo - Saglietto non avendo avuto contatti con questi sodalizi né diretti ne tantomeno epistolari, non ci sa spiegare come possa aver appreso questi pensieri e questa cultura. La sua formazione nautica era lontana da questi studi che si rifacevano alla filosofia ed alla teologia, eppure le sue lucide visioni spaziavano dal linguaggio del mito, a quello esoterico, all’interpretazione simbolica dei sogni ed a quell’uomo occulto, interiore in qualche modo primitivo, che riconduce alle grandi scuole iniziatiche platoniche che insegnavano a conoscere sé stessi, per comprendere il mondo. E come da tradizione in queste scuole esoteriche poco o nulla doveva essere scritto e tutto trasmesso oralmente da maestro a discepolo, affinché la sapienza non finisse in mani improprie e travisata portasse a gravi conseguenze.
[...] Ito Ruscigni non ha paura di portare la conoscenza di questi fatti ad un pubblico più vasto, per mantenere la memoria di questo suo Maestro, in un’epoca in cui i maestri sono sempre più rari e spesso sono cattivi. Questo rende il suo lavoro una testimonianza rara e preziosa che va attentamente esaminata e soppesata, con la consapevolezza di non poter comprendere quei lati misteriosi che come tali devono restare. Sofo ci guidi in queste giornate buie, dove un’umanità disperata ed in alcuni momenti feroce si confronta e si guarda attraverso un muro, che dovrebbe precludere i contatti, ma che ci piaccia o no, nulla potrà fare per isolare. I muri si costruiscono per paura. Servono a convincerci che possiamo essere al riparo e che nulla possiamo temere. Ma la storia c’insegna che brecce, come Porta Pia o crolli come quello di Berlino prima o poi avvengono. Spesso il muro stesso viene aggirato, perché per quanto accurato sia il controllo qualcosa sempre sfugge.
[...] Non è mia intenzione evocare scenari tetri, ma ritengo che in questi tempi sia importante conoscere, analizzare ed esercitare quell’arte mantica che il Maestro Sofo ha voluto insegnare a chi manifestava sensibilità e capacità per essere un buon discepolo, per saper utilizzare la pietra dei muri, diventata maceria, per costruirne ponti.
Contro la fragilità dei muri molto più forte ed impermeabile è quel velo di Iside che nasconde le cose di chi sa, verso chi crede di sapere.
Paolo De Santis, Il muro ed il velo, La Civetta della Liguria d'Occidente, Circolo degli Inquieti Anno XX N° 4 2015
Francesca Ricci, Julius Evola: l'altra faccia della modernità, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2008