mercoledì 12 aprile 2023

Questo ragazzo abita fuori Sanremo...

Sanremo (IM): il sito della dismessa stazione ferroviaria

[...] La nostra biblioteca [di Sanremo], tristissima, non ha nessuna attività culturale come per esempio organizzare conferenze e dibattiti dove sia possibile trattare qualsiasi argomento che sia d’interesse comune.
Che ne dici, le organizziamo noi? Bum bum!
(in seguito, ti  ricordi, le abbiamo anche organizzate, eravamo già all’università)
Con tutti questi turisti, che certamente portano soldi, c’è sempre un’aria di vacanza, leggera, insomma una falsa festa che non ci riguarda. Suggerisce una vita facile e stupida lontana dai problemi della vita. Le vetrine di via Matteotti [in Sanremo], soprattutto il negozio di Cremieux, ti danno l’idea che gli abitanti abbiano in tasca pacchi di soldi, mentre poi sono pieni di francesi e noi andiamo in via Palazzo o al mercato. Certo ci vanno anche quelli di Sanremo come mia sorella, ma sono una minoranza.
La cosa più bella di Sanremo è il mercato dei fiori, ci sei già andata? A parte la bellezza dei colori, lì c’è gente attiva fin dalle tre del mattino, che vende e che compra, discussioni a non finire, a volte liti “perché quella cesta al tale l’hanno lasciata più bassa”, “perché una cesta era impegnata ed adesso è venduta”… è il vero salotto di Sanremo, l’opposto delle sale da thè del Casinò, dove la gente che produce si trova e si racconta e tutti parlano in dialetto, a voce alta, tanto che se non sei abituato esci stordito. E poi c’è la migliore focaccia di Sanremo, sempre calda! Quando ero alle elementari mi alzavo prima per andare al magazzeno dei miei a fare i mazzetti, ci trovavo già mio nonno, anche lui nei mazzetti: si mettono margherite bianche e gialle, una o due calendule, un bluet, qualche ranuncolo, qualche anemone e poi si legano col filo verde stretti. Si chiamano “primavere”, sì proprio perché c’è un po’ di tutto e sono allegre. Le avrai viste alle bancarelle sotto casa tua.
Lì mi trovavo sempre molto bene perché stavo tra gente simile a me e ai miei genitori. Ero sicura che avrei continuato il loro lavoro. Poi alle medie è successo qualcosa che non so, ho incominciato a leggere e ad appassionarmi alla cultura dei libri… adesso mi sento diversa da loro, forse sto così male perché non vedo più la realtà in cui vivo, non condivido niente del mio ambiente e mi faccio un mondo con delle pagine scritte e gente morta da secoli. Invece di parlare con i miei, ché tanto non  mi capirebbero, mi confido con Seneca e S. Agostino. Fortunatamente a Sanremo c’è Don Alberto e la Piccola Libreria.
Sono diventata così a causa di Suor Clementina che, anche senza volerlo, mi ha fatto diventare un’estranea al mio ambiente. Te ne parlerò.
So che sei stata con tuo fratello al Partito Socialista, non vuoi parlarmene? Sono già orientata da quella parte, ma di partiti socialisti ce ne sono due. Quale sarà quello giusto? E poi c’è il Partito Comunista. Il papà della Buschiazzo è sempre stato iscritto e adesso anche il fratello di mio nonno. Mio nonno invece è sempre stato socialista e antifascista ed è lui che mi ha educato fin da piccola. Adesso poi, andando a lezione dalla Buschiazzo vedo sempre l’altro lato delle cose. Lei è comunista anche se non si è mai iscritta al partito.
Chiara
Ciao Chiara. Sto guardando fuori dalla finestra e non si vede niente, ma è sempre meglio che ascoltare quello sciagurato di italiano che impazza, con il baccano di sottofondo dei nostri cari compagni (si fa per dire). Non sopporto quando poi si mette ad urlare perché nessuno lo sta a sentire. Secondo me i bidelli non puliscono i vetri su precise direttive, così non possiamo vedere che fuori c’è il mondo. Deve essere tutta una congiura. Chissà se la scuola è così dappertutto? Io purtroppo non riesco ad immaginarmi un paese diverso da Sanremo, anche se qui ci sto male. Ricordo che alle elementari c’era una ragazza, si chiamava Cazzaniga di cognome, che veniva da Milano. A me sembrava un essere extraterrestre e mi pareva che fosse impossibile essere nati in un paese diverso dal nostro. Ricordo anche di essermi molto meravigliata che nelle altre città, per scrivere la data, non si mettesse accanto a giorno, mese ed anno la dicitura Sanremo. C’era un’altra bambina che diceva che suo padre andava sempre a Monza per lavoro ed io la guardavo un po’ con sospetto. Ce n’era un’altra invece che aveva il padre che abitava a Roma; di Roma però mi piaceva l’idea, con tutti quei ruderi e quella storia meravigliosa e non facevo fatica ad immaginarmici.
Adesso invece invidio molto le persone che partono: mi sembrano magiche, soprattutto quelle che prendono l’aereo per andare in posti esotici. Mi ricordo di mia cugina, che aveva l’innamorato di Sanremo, che era andato ai Caraibi per lavoro: passava tutto il tempo a scrivere lettere, con una scrittura enorme e svolazzante, che pareva dare aria ai fogli già estremamente leggeri della posta aerea. Poi metteva la lettera nella busta, la incollava, appiccicava i francobolli che aveva sempre in quantità industriali ed andava ad imbucarla. Tutte queste operazioni le davano ai miei occhi un fascino particolare. Un bel giorno si sposò per procura e partì per andare a prendere l’aereo a Nizza o a Roma. La consideravo un essere straordinario e le fotografie che poi arrivarono me lo confermarono: lei in primo piano, molto fotogenica, su sfondi tropicali, in case di tipo coloniale e con governante nera al seguito.
Donatella
[...] Cara Bruna [anche Chiara], tu parli della ricerca della verità ed io un po’ mi vergogno, perché penso di non essermi mai posta, almeno coscientemente, questo problema. Anzi, mi sono sempre posta il problema di cosa agli altri sarebbe andato bene sentire da me. Ho delle attenuanti anche grosse, per quello che valgono.
Da quando io e mio fratello ci ricordiamo, abbiamo sempre dovuto far finta di qualcosa, non per mia mamma e mio papà, ma per i parenti di mio padre. Dato che gli interessi erano tutti mescolati perché il negozio, dove lavoravano unicamente i miei, era però ancora della mamma di mio papà, se si acquistava qualcosa, anche di essenziale, come scarpe o cappotto, sembrava che si sottraesse alla cassa comune.
Allora dovevamo dire che erano gli zii materni notoriamente scervellati e spreconi, che ce li avevano regalati. Se si trattava poi di qualcosa di voluttuario, come ad esempio le paste o le patatine fritte, apriti cielo: la consegna era dire che avevamo incontrato lo zio Cecco, fratello di mia madre, che aveva sperperato un po’ del suo denaro in cose inutili e dannose.
Siamo così vissuti per molti anni in questo clima di clandestinità e anche se si trattava di un’arma di difesa, ha plasmato non poco il carattere ed il modo di essere mio e di mio fratello. Ho imparato a nascondere me stessa in fondo in fondo, a non rivelarmi mai, neppure con i miei. Con te è stato diverso, perché mi hai un po’ costretta, nel senso che hai avuto la costanza, l’amore, la tenacia di volere capire cosa c’era dietro la mia facciata. Per me, ti assicuro, è stata una realtà meravigliosa e quasi incredibile poter parlare liberamente invece di far finta di non avere timore di svelare quello che pensavo o che semplicemente mi passava per la mente. Tu dici che hai avuto orrore di quella persona che non aveva “consistenza” perché non aveva una sua verità. Beh, anch’io provo orrore per quello che sono, più che altro sento l’estrema debolezza di questo nascondersi in continuazione. Ma ho ancora molta paura di uscire dal personaggio, anche se con te ci riesco. Vedremo!
Chi non ha orrore di sé invece sono alcuni personaggi che abbiamo attorno e non solo professori. Pazienza, come direbbe Pastorelli, andiamo avanti con le erbe a strissie della steppa, almeno fino alla campana dell’una.
Donatella
Cara Do, ieri ho scoperto una cosa sulla nostra strissia che mi fa orrore. Ho incontrato un nostro compagno - che preferisco non nominare - sulla porta di casa del professore. Questo ragazzo abita fuori Sanremo e lì per lì non sapeva come giustificarsi, ma siccome è simpatico mi ha confessato che va tutti i giorni tre ore a lezione (pagate profumatamente!) dal nostro, prima delle interrogazioni gli dice le domande e ovviamente le risposte e il patto è che comunque sia lo promuoverà a giugno! Ma te lo immagini?
Ormai il mio disprezzo per lui non ha confini: viene in classe, si piglia lo stipendio e non spiega nulla, legge e legge, e si vende anche le promozioni!
Lo vedi che abbiamo ragione a star male in questo ambiente ributtante! E a chi dirlo? Non abbiamo proprio fiducia di nessuno, a parte Don Alberto che non ci potrebbe fare nulla. Guarda che modelli la scuola ci propina! E noi siamo impotenti. Che fare?
Chiara
Chiara Salvini, 6 ottobre 2012 ore 08:04. Disperata dei pacchi che mi fissano, coperta di vecchie polveri, quelle che dovevamo spolverare da tanti anni, mi azzardo a pubblicare questo epistolario senza rileggerlo. Guai certissimi!! E' di due ragazzette d'antan ... 1058... Non così d'antan, era il 1958! Paziente trascrizione di Barbara Bonifacio, elegantissima in tutto, Nel delirio non ero mai sola, 6 ottobre 2012