Sanremo (IM): il Casinò |
Ventimiglia (IM): uno scorcio della zona del rio San Luigi |
Il viaggio prosegue quindi verso la Riviera di Ponente, terzo capitolo della narrazione. La sponda occidentale della Liguria, ritratta come “sole che brucia e nuvolaglia fresca”, <12 è l’occasione per Pasolini per proporre qualche riflessione sul fenomeno della migrazione interna all’Italia del boom economico, in particolare dal meridione verso il settentrione. Pretesto per mettere in campo questa scottante questione di attualità è il dialogo con un cameriere che ha esercitato in passato la sua professione a Roma, il quale evoca quel tempo lontano con commossa malinconia e individua nel fenomeno di immigrazione dei meridionali la causa prima della scontrosità dei liguri, del loro essere “molto più chiusi e difficili” dei romani: “Sa, qui la gente è così, come dice lei, da quando sono venuti su i terroni”. <13
L’incedere dell’autore nel litorale ponentino indugia poi brevemente presso la città di Alassio, alla quale è dedicata qualche riga: “ecco Alassio ingoia il visitatore in una matrice d’alberghi protesi sul mare avaro. Controluce, sfatti, brillanti come ghiaia sui promontori opachi”. Si tratta di un veloce bozzetto che concede ancora spazio alla descrizione orografica del paesaggio ligure, sottolineando la stretta prossimità delle montagne al mare, che poco margine lascia allo sviluppo delle città. Come già Alfonso Gatto, anche per Pasolini il tratto distintivo della cittadina costiera è la sua fervente attività turistica: tuttavia, se al tempo del primo era ancora possibile rintracciare negli anfratti più reconditi l’anima autentica del luogo e la sua verace dimensione paesana, <14 per il secondo ormai il mercato del turismo ha quasi integralmente completato la consunzione di quell’anima, asservendola totalmente alle logiche del commercio. E così - come viene detto - anche il mare sembra assumere nella propria indole quel vizio di avarizia proverbialmente imputato alle genti liguri che in esso si rispecchiano. Ecco, dunque, un’ulteriore denuncia dell’imporsi irrefrenabile della tendenza all’accumulo, del trionfare dell’ottica del guadagno e del logorarsi di una dimensione minoritaria, paesana, umana.
[NOTE]
9 Le tonalità con cui si cerca di delineare il paesaggio ligure, lato sensu considerate, non sono forse completamente indifferenti alle tinte che contraddistinguono alcune liriche di Eugenio Montale, Ossi di seppia, p. 30, e di Camillo Sbarbaro, Trucioli 1941 per Elena, ad es. pp. 85, 112 e 113.
10 Cfr. Pier Paolo Pasolini, La ricotta, Roma, Cineriz, 1963, disponibile online sul canale YouTube.
11 Cfr. Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, pp. 53-70.
12 Le nuvole sono elemento paesaggistico ricorrente ancora in alcune immagini poetiche montaliane, cfr. ad es., dagli Ossi, Corno inglese, e sbarbariane, in particolare, per l’occorrenza lessicale di nuvolaglia, cfr. Trucioli, p. 112.
13 La forma compiuta della riflessione pasoliniana sul fenomeno migratorio trova espressione in Profezia, “poemetto in forma di croce” inserito nella raccolta Poesie in forma di rosa (1964), nella cui sezione incipitaria in particolare si allude allo spostamento delle genti del meridione italiano verso il nord del paese.
Andrea Ferrando, Un corsaro in Liguria: l’arco ligure ne 'La lunga strada di sabbia' di Pier Paolo Pasolini in Viaggio in Liguria. Studi e testimonianze. Atti del Convegno di Studi Accademia Ligure di Scienze e Lettere - Palazzo Ducale Genova, 19 novembre 2019 (a cura di) Massimo Bacigalupo e Stefano Verdino, Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Genova, 2020
Pasolini stesso è un argonauta: in che altro modo interpretare il viaggio intrapreso nel 1959 per la rivista Successo, dove percorre la costa italiana al volante di una Fiat Millecento, se non un viaggio da Occidente a Oriente, ossia dal mondo del padre a quello della madre? Questo diario di viaggio si intitolerà La lunga strada di sabbia. Pasolini parte dalla Liguria per terminare il viaggio a Trieste, nel suo amato Friuli.
Matteo Bianchi, Le tracce di un passato ancestrale: mito e storia in Pier Paolo Pasolini, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Bergamo, Anno Accademico 2015-2016
Nel 1959 Paolo Di Paolo ha 34 anni e fotografa da cinque anni per “Il Mondo” diretto da Mario Pannunzio, Pier Paolo Pasolini è un promettente scrittore di 37 anni, ha pubblicato La meglio gioventù, Ragazzi di vita e Una vita violenta, non è ancora regista. In Italia il miracolo economico è appena iniziato. Alle famiglie italiane nei giornali si tende a prospettare un microcosmo di personaggi mitici, in alternativa al grigiore e alle paure della guerra, dell’emigrazione, della povertà da lasciarsi alle spalle.
Arturo Tofanelli, direttore del mensile “Successo” e del settimanale “Tempo”, affida ai due autori, che non si conoscono, il servizio sulle vacanze estive degli italiani.
Lo scrittore e il fotografo partono insieme da Ventimiglia, con il progetto di percorrere le coste dell’Italia sino al sud e risalirle sino a Trieste. Ma hanno visioni diverse. “Pasolini cercava un mondo perduto, di fantasmi letterari, un’Italia che non c’era più - ricorda Di Paolo - io cercavo un’Italia che guardava al futuro. Avevo anche ideato il titolo La lunga strada di sabbia che voleva indicare la strada faticosa percorsa dagli italiani per raggiungere il benessere e le vacanze.” Nasce un sodalizio complesso, delicato, che li accomunerà solo per la prima parte del viaggio, ma che si consoliderà poi nel rispetto e nella fiducia reciproci.
La lunga strada di sabbia, lo straordinario racconto per immagini di Paolo Di Paolo accompagnato dai testi di Pier Paolo Pasolini, verrà pubblicato da “Successo” in tre puntate (4 luglio, 14 agosto e 5 settembre 1959) e racconterà gli italiani in vacanza, dal Tirreno all’Adriatico; da Ventimiglia a Ostia; da Torvaianica alla Sicilia; da Santa Maria di Leuca a Trieste.
Redazione, Milano: alla Fondazione Sozzani la mostra “La lunga strada di sabbia”, Centro Studi Pier Paolo Pasolini, 6 aprile 2021