martedì 19 settembre 2023

Sanremo da Pasolini viene identificata di fatto con il Casinò

Sanremo (IM): il Casinò

La traversata pasoliniana del litorale ligure si compie nel mese di giugno [1959], da ponente verso levante, e prevede circa dieci tappe: la zona di confine con la Francia, Sanremo, la Riviera di Ponente (Alassio e Spotorno), Genova, Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, la Riviera di Levante, La Spezia e San Terenzio e, infine, Lerici. 

Ventimiglia (IM): uno scorcio della zona del rio San Luigi

La prima immagine che accoglie il lettore sulla soglia del testo, ambientata al confine franco-italiano [di Ventimiglia] sullo sfondo del tramonto, contiene già - quasi nell’intento di riprodurne l’atmosfera - un rapidissimo e icastico profilo dell’asperità tipica del territorio ligure: “Un mucchio di rocce e cespi, unico: un mucchio di terra, con picchi, insenature, crespe”: poche veloci pennellate per catturare le forme di una natura impervia, stigmatizzata nella sua frammentarietà. <9 Dinanzi ad un panorama suggestivo e al contempo rigido, a tormentare l’autore è il desiderio di rendere dicibile nella sua essenza la scena alla quale sta assistendo, definita una “pura visione”, data dal mescolarsi dei colori del crepuscolo e della ruvidezza del paesaggio. Protagonista del primo report è il Palazzo Confinario, presso il quale l’autore incontra un maresciallo che gli mostra l’accesso ad un piccolo arenile e all’adiacente rio San Luigi, al cui tracciato viene fatto corrispondere il confine. Si tratta di una zona non neutra dal punto di vista storico, che pare rievocare, anche se in secondo piano, le vicende belliche che avevano agitato quel territorio, spartiacque tra due nazioni, durante il conflitto mondiale non ancora così remoto nel tempo. Il breve primo resoconto cede subito il passo all’arrivo a Sanremo. La città viene identificata di fatto con il Casinò: l’associazione è immediata, come dimostra l’apertura della nuova tessera narrativa: “Entro al Casinò”. Il quadro proposto mette subito a nudo il sottilmente ambiguo e non pacifico rapportarsi dell’autore con l’universo del denaro: se in parte egli ne subisce l’attrazione, al contempo nutre nei suoi confronti un sentimento di rifiuto, poiché in esso intravvede l’avamposto di quella borghesia da lui tanto esecrata. Una simile attrazione mista a senso di repulsione si manifesta chiaramente nel corso della sua breve permanenza nel regno del denaro: “Entro come Charlot, cercando di farmi piccolo sotto gli sguardi monumentali dei custodi […] basta un attimo: perdo. Fatto questo, fuggo. Sono il tipico suicida per perdita al giuoco: e preferisco tagliare subito la corda”. Consumatosi l’inganno, Pasolini rimarca il suo ruolo di interprete e difensore dell’ingenua purezza, dell’innocenza offesa dai contorti meccanismi che la rozza e spietata società borghese ha avvallato e giustificato. Il tema dell’ingenuo o dell’inetto “non allineato”, caro all’autore che ne veste i panni - e qui evocato dal nome di Charlot - suggerisce un richiamo ad un altro “ultimo” pasoliniano, ossia Stracci, protagonista del cortometraggio "La ricotta", messo in scena qualche anno più tardi - nel 1963 - e incardinato sulla medesima polemica. <10 Allo stesso modo, il contesto e il calarsi dello scrittore in un personaggio “sconfitto” e vinto dal senso di disorientamento paiono accomunare il soggetto di questo passo al pirandelliano Mattia Pascal, a sua volta protagonista di una fortunosa incursione nel casinò di Montecarlo. <11
Il viaggio prosegue quindi verso la Riviera di Ponente, terzo capitolo della narrazione. La sponda occidentale della Liguria, ritratta come “sole che brucia e nuvolaglia fresca”, <12 è l’occasione per Pasolini per proporre qualche riflessione sul fenomeno della migrazione interna all’Italia del boom economico, in particolare dal meridione verso il settentrione. Pretesto per mettere in campo questa scottante questione di attualità è il dialogo con un cameriere che ha esercitato in passato la sua professione a Roma, il quale evoca quel tempo lontano con commossa malinconia e individua nel fenomeno di immigrazione dei meridionali la causa prima della scontrosità dei liguri, del loro essere “molto più chiusi e difficili” dei romani: “Sa, qui la gente è così, come dice lei, da quando sono venuti su i terroni”. <13
L’incedere dell’autore nel litorale ponentino indugia poi brevemente presso la città di Alassio, alla quale è dedicata qualche riga: “ecco Alassio ingoia il visitatore in una matrice d’alberghi protesi sul mare avaro. Controluce, sfatti, brillanti come ghiaia sui promontori opachi”. Si tratta di un veloce bozzetto che concede ancora spazio alla descrizione orografica del paesaggio ligure, sottolineando la stretta prossimità delle montagne al mare, che poco margine lascia allo sviluppo delle città. Come già Alfonso Gatto, anche per Pasolini il tratto distintivo della cittadina costiera è la sua fervente attività turistica: tuttavia, se al tempo del primo era ancora possibile rintracciare negli anfratti più reconditi l’anima autentica del luogo e la sua verace dimensione paesana, <14 per il secondo ormai il mercato del turismo ha quasi integralmente completato la consunzione di quell’anima, asservendola totalmente alle logiche del commercio. E così - come viene detto - anche il mare sembra assumere nella propria indole quel vizio di avarizia proverbialmente imputato alle genti liguri che in esso si rispecchiano. Ecco, dunque, un’ulteriore denuncia dell’imporsi irrefrenabile della tendenza all’accumulo, del trionfare dell’ottica del guadagno e del logorarsi di una dimensione minoritaria, paesana, umana.
[NOTE]
9 Le tonalità con cui si cerca di delineare il paesaggio ligure, lato sensu considerate, non sono forse completamente indifferenti alle tinte che contraddistinguono alcune liriche di Eugenio Montale, Ossi di seppia, p. 30, e di Camillo Sbarbaro, Trucioli 1941 per Elena, ad es. pp. 85, 112 e 113.
10 Cfr. Pier Paolo Pasolini, La ricotta, Roma, Cineriz, 1963, disponibile online sul canale YouTube.
11 Cfr. Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, pp. 53-70.
12 Le nuvole sono elemento paesaggistico ricorrente ancora in alcune immagini poetiche montaliane, cfr. ad es., dagli Ossi, Corno inglese, e sbarbariane, in particolare, per l’occorrenza lessicale di nuvolaglia, cfr. Trucioli, p. 112.
13 La forma compiuta della riflessione pasoliniana sul fenomeno migratorio trova espressione in Profezia, “poemetto in forma di croce” inserito nella raccolta Poesie in forma di rosa (1964), nella cui sezione incipitaria in particolare si allude allo spostamento delle genti del meridione italiano verso il nord del paese.
Andrea Ferrando, Un corsaro in Liguria: l’arco ligure ne 'La lunga strada di sabbia' di Pier Paolo Pasolini in Viaggio in Liguria. Studi e testimonianze. Atti del Convegno di Studi Accademia Ligure di Scienze e Lettere - Palazzo Ducale Genova, 19 novembre 2019 (a cura di) Massimo Bacigalupo e Stefano Verdino, Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Genova, 2020

Pasolini stesso è un argonauta: in che altro modo interpretare il viaggio intrapreso nel 1959 per la rivista Successo, dove percorre la costa italiana al volante di una Fiat Millecento, se non un viaggio da Occidente a Oriente, ossia dal mondo del padre a quello della madre? Questo diario di viaggio si intitolerà La lunga strada di sabbia. Pasolini parte dalla Liguria per terminare il viaggio a Trieste, nel suo amato Friuli.
Matteo Bianchi, Le tracce di un passato ancestrale: mito e storia in Pier Paolo Pasolini, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Bergamo, Anno Accademico 2015-2016 

Nel 1959 Paolo Di Paolo ha 34 anni e fotografa da cinque anni per “Il Mondo” diretto da Mario Pannunzio, Pier Paolo Pasolini è un promettente scrittore di 37 anni, ha pubblicato La meglio gioventù, Ragazzi di vita e Una vita violenta, non è ancora regista. In Italia il miracolo economico è appena iniziato. Alle famiglie italiane nei giornali si tende a prospettare un microcosmo di personaggi mitici, in alternativa al grigiore e alle paure della guerra,  dell’emigrazione, della povertà da lasciarsi alle spalle.
Arturo Tofanelli, direttore del mensile “Successo” e del settimanale “Tempo”, affida ai due autori, che non si conoscono, il servizio sulle vacanze estive degli italiani.
Lo scrittore e il fotografo partono insieme da Ventimiglia, con il progetto di percorrere le coste dell’Italia sino al sud e risalirle sino a Trieste. Ma hanno visioni diverse. “Pasolini cercava un mondo perduto, di fantasmi letterari, un’Italia che non c’era più - ricorda Di Paolo - io cercavo un’Italia che guardava al futuro. Avevo anche ideato il titolo La lunga strada di sabbia che voleva indicare la strada faticosa percorsa dagli italiani per raggiungere il benessere e le vacanze.” Nasce un sodalizio complesso, delicato, che li accomunerà solo per la prima parte del viaggio, ma che si consoliderà poi nel rispetto e nella fiducia reciproci.
La lunga strada di sabbia, lo straordinario racconto per immagini di Paolo Di Paolo accompagnato dai testi di Pier Paolo Pasolini, verrà pubblicato da “Successo” in tre puntate (4 luglio, 14 agosto e 5 settembre 1959) e racconterà gli italiani in vacanza, dal Tirreno all’Adriatico; da Ventimiglia a Ostia; da Torvaianica alla Sicilia; da Santa Maria di Leuca a Trieste.
Redazione, Milano: alla Fondazione Sozzani la mostra “La lunga strada di sabbia”, Centro Studi Pier Paolo Pasolini, 6 aprile 2021