Anche il frate Luigi Ricca già nel 1865 nel suo viaggio verso Nizza, tra le case gentilizie di Latte ricorda quella di Cabagni, usando il solo cognome Baccini.
[...] Siamo rimasti in pochi a chiamare "da Riva" una campagna tra l'Aurelia ed il mare vicino alla casa del Vescovo e a villa Botti ormai diventata un po' condominio e un po' roveto.
Arturo Viale, Punti Cardinali. Da capo Mortola a capo Sant'Ampelio, Edizioni Zem, 2022
[altre pubblicazioni di Arturo Viale: I sette mari. Storie e scie di navi e di naviganti e qualche isola, Book Sprint Edizioni, 2024; La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali; Mezz'agosto, 1994]
Sulle complesse vicende e sull'intricata genealogia dei Cabagni e dei Baccini si trovano notizie interessanti nel racconto "Casa Eugenia dei Manuel Gismondi" di Giuseppe E. Bessone che appare in "Racconti di Bordighera - 3" (a cura di Pier Rossi, Alzani Editore, 2021): "Verso la fine degli anni '20 del 1800 i tre maschi della nobile famigla Baccini di Castelvittorio, già Castelfranco, decidono di maritarsi e di scendere al mare. Pier Paolo rimane scapolo, e poi sacerdote, e costruisce una villa a Latte di Ventimiglia, ora Zanelli: Francesco, avvocato, scende a Sanremo ove costruisce una casa ancora esistente su Via Nuova; Giovanni, il più giovane ha ereditato i terreni assai vasti di Bordighera dei Muraglia [...] e vi costruisce nel 1830 una casa, l'attuale Casa Eugenia [...] Con la morte di Giovanni finisce la famiglia Cabagni Baccini in linea diretta e la proprietà dei vasti terreni a monte e la Villa passano prima alla moglie e, successivamente, ai nipoti Manuel Gismondi [...]".
Ponendo termine alla citazione, si vuole aggiungere che in ordine al cognome Manuel Gismondi si potrebbero aprire diverse altre pagine di storia locale, soprattutto relative a Sanremo.
Qui si aggiunge solo la sottolineatura dell'amicizia di Vincenzo Manuel Gismondi con Giuseppe Porcheddu, la quale rifulse in un episodio significativo in occasione del tentativo, fallito (Giuseppe Porcheddu, Memoriale: "organizzato in casa mia
coll’aiuto di patrioti bordigotti; [Vincenzo Manuel] Gismondi -
Assaddria [Federico Assandria] - Maraglia [Muraglia] - Un canotto di
Donegani, trafugato venne adattato col fuoribordo acquistato con fondi
di Giacometti equipaggiato e messo in acqua: vi salirono… i 2 inglesi ed
i nominati patrioti, dopo un breve soggiorno in casa mia per gli ultimi
preparativi. Ma l’imbarco, avvenuto felicemente ad onta della attiva sorveglianza tedesca, non ebbe buon esito, chè la barca si empì d’acqua a 200 metri da riva ed a stento i fuggiaschi raggiunsero la costa rifugiandosi poi da me, fradici ed avendo salvato solo il motore"), di fare fuggire verso la Corsica già in mano agli alleati via mare su di una barca provvista all'uopo di motore gli ufficiali britannici Michael Ross e George Bell, già prigionieri di guerra ma evasi dalla detenzione in provincia di Parma dopo l'8 settembre 1943.
Adriano Maini