Ventimiglia (IM): l'ex-dogana di Ponte San Luigi |
Quindi tutte insieme le ragazze intonano qualche nota della simpatica vecchia canzonetta che ripete quelle parole:
No, ma cherie no,
ainsi non va
disons adieu à l'amour
si dans l'amour
il n'y à pas... de felicité...
Con un ragionamento molto equilibrato, il Direttore commenta il fatto di poco innanzi e li incita a far meglio nel futuro.
Fofò cerca di scusarsi e fa presente che è stato il Vicedirettore a far partire la macchina senza permettere che lui parlasse.
Il Direttore li assicura di aver telefonato alla Volante di Ventimiglia di fermare la macchina, farsi dare i documenti e portarli in Dogana con una delle loro veloci motociclette per provvedere alla mancata registrazione ed ai dovuti visti.
Fuori
c'è il signor Di Pietra che li attende, ma Fofò, senza dargli tempo di
aprir bocca, gli dice che per star bene e far le cose giuste, bisogna
essere sempre tranquilli [...]
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Davanti a quel monumento [n.d.r.: il Trofeo
di Augusto a La Turbie, Costa Azzurra], tutti restano attratti in muta
ammirazione. La ciclopica opera d'arte è fatta interamente con enormi
massi di pietra, lavorati e squadrati con una perfezione sorprendente,
tanto più che in quell'epoca non avevano alcuna macchina di moderna
invenzione. Quei pesantisimi massi furono sollevati e messi a posto con
grande precisione ad altezze considerevoli.
Un'ampia base quadrata
alta una decina di metri; poi un colonnato snello ed alto riunito tutto
insieme da un unico gigantesco capitello.
Ena fa notare che un altro monumento dello stesso stile, ma più piccolo, si trova a Pompei, il monumento degli Istacidii.
Fanno delle fotografie e prendono un caffè, una tazza di caffè stile francese, come un decotto diluito ed abbondante.
Ripartono;
adesso la macchina discende: si va verso Nizza. In tutta la zona
attraversata vi sono ricche e splendide ville che sono dei veri gioielli
d'arte incastonati in angoli naturali di incomparabile bellezza.
A
Nizza l'autobus sosta per tre ore circa. Ne approfittano per passeggiare
un po', pranzano, si fermano negli ampi giardini ove i passerotti
rubano ai colombi i pezzetti di pane, che lanciano i bambini.
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Vi sono anche le bande di Nice, di
Finale e di Alassio; quest'ultima è preceduta da un piccolo stuolo di
belle ragazze che spargono profumi con appositi spruzzatori.
Sembra di vivere in un mondo irreale.
Il
bel sole, caldo e chiaro, avvolge tutto con la sua luce più bella,
sembra che anche lui intervenga alla festa ed i suoi raggi danno maggior
vita a tutto lo scenario. Ognuno si sente come dominato ed esaltato.
Dopo
alcuni giri fatti dai carri, sempre accompagnati da ben meritati
applausi, gli altoparlanti danno l'ordine di sostare un po' e di
prepararsi per la battaglia; per chi non lo sa, gli altoparlanti
precisano che, appena si rimettono in moto i carri, incomincia la Battaglia dei fiori. Una vera battaglia, ove i proiettili sono graziosamente rappresentati da fiori, fiori e fiori.
È
assolutamente proibito raccogliere fiori in terra o strapparli dai
carri. La maggior parte dei fiori sono applicati ai carri con speciali
chiodi sottili e lunghi, il cui lancio è pericoloso.
Per le tribune circolano delle ragazze con i classici e simpatici costumi antichi di Ventimiglia,
portano cestini e panieri di fiori, piccoli fasci che offrono
gratuitamente agli spettatori, affìnché possano rispondere ai tiri
provenienti dai carri.
La lotta si presenta accanita.
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