Se Francesco Biamonti è inarrivabile per intensità, Elio Lanteri è l’unico scrittore dell’estremo Ponente ligure che gli si possa avvicinare.
[...] Lanteri non teme la prima persona, non teme di coinvolgere e coinvolgersi nella narrazione: i suoi romanzi sono in prima persona. E varrà ben qualcosa. Così facendo, questo scrittore, così coinvolto eppur così ritroso, ci ha dato tra le pagine più intense della letteratura dell’estremo Ponente ligure.
Fabio Barricalla, Elio Lanteri o dell’intensità in Elio Lanteri, a cura di Fabio Barricalla con la collaborazione di Marino Magliani, La Riviera Ligure, quadrimestrale della Fondazione Mario Novaro, n° 85 - gennaio-aprile 2018 - ANNO XXIX (1)
[...] Lanteri non teme la prima persona, non teme di coinvolgere e coinvolgersi nella narrazione: i suoi romanzi sono in prima persona. E varrà ben qualcosa. Così facendo, questo scrittore, così coinvolto eppur così ritroso, ci ha dato tra le pagine più intense della letteratura dell’estremo Ponente ligure.
Fabio Barricalla, Elio Lanteri o dell’intensità in Elio Lanteri, a cura di Fabio Barricalla con la collaborazione di Marino Magliani, La Riviera Ligure, quadrimestrale della Fondazione Mario Novaro, n° 85 - gennaio-aprile 2018 - ANNO XXIX (1)
Luigi Berio è stato professore di francese e letteratura francese, abita sulle colline di Oneglia, frequenta la città, passeggia dalle parti del porto commerciale, entra nelle librerie a comprare libri, segue gli eventi letterari della città... e un giorno conosce Elio Lanteri.
Una sera, con un amico fotografo, ero seduto ad un tavolino del caffè Piccardo a Oneglia, quando il mio amico ha fermato un passante ed ha cominciato a parlare con lui; poco dopo me lo ha presentato come un grande esperto, in particolare di letteratura spagnola: era Elio Lanteri. Subito dopo il fotografo ha fermato un altro passante e si è messo a parlare con lui. Elio ed io ci siamo guardati, un po’ imbarazzati; per rompere il ghiaccio gli ho domandato se conosceva un poeta spagnolo che io avevo scoperto da poco, J. A. Goytisolo. Elio naturalmente lo conosceva e ha cominciato a parlarne. Nel frattempo in piazza Dante dove c’è il caffè Piccardo, che è il centro di Oneglia e lì prima o poi incontri tutti, Elio ha visto un’altra persona e, chiedendomi scusa, si è alzato per salutarlo. Poi è ritornato da me spiegandomi che era un amico scrittore di queste parti, ma che viveva in Olanda. Io avevo appena finito di leggere "Quella notta a Dolcedo" e gli ho domandato se per caso si trattasse di Marino Magliani. Era così e abbiamo parlato di lui e dei suoi libri precedenti che entrambi avevamo apprezzato.
[...] E la Imperia di Elio, Luigi?
La nostra Imperia, mia e di Elio, era essenzialmente il Caffè del Porto dove ci incontravamo quotidianamente. Naturalmente non eravamo soli, a noi si univano regolarmente altri amici e si poteva parlare di tutto. Ma non era una cerchia di seri intellettuali, si parlava certo di libri e di letterartura, ma inframmezzati spesso da battute e commenti vari, a volte anche salaci. Venuti via dal bar, spesso accompagnavo Elio per un tratto di strada - allora non stava ancora a Costa d’Oneglia, ma in via Argine destro - ma quasi sempre per fare quelle poche centinaia di metri ci mettevamo molto più tempo del dovuto perché Elio, nella foga del discorso, ogni pochi passi si fermava per potermi spiegare meglio quello che pensava. E queste conversazioni mi mancano moltissimo!
Luigi Berio, «Una sera, con un amico fotografo…» in La Riviera Ligure cit.
Una sera, con un amico fotografo, ero seduto ad un tavolino del caffè Piccardo a Oneglia, quando il mio amico ha fermato un passante ed ha cominciato a parlare con lui; poco dopo me lo ha presentato come un grande esperto, in particolare di letteratura spagnola: era Elio Lanteri. Subito dopo il fotografo ha fermato un altro passante e si è messo a parlare con lui. Elio ed io ci siamo guardati, un po’ imbarazzati; per rompere il ghiaccio gli ho domandato se conosceva un poeta spagnolo che io avevo scoperto da poco, J. A. Goytisolo. Elio naturalmente lo conosceva e ha cominciato a parlarne. Nel frattempo in piazza Dante dove c’è il caffè Piccardo, che è il centro di Oneglia e lì prima o poi incontri tutti, Elio ha visto un’altra persona e, chiedendomi scusa, si è alzato per salutarlo. Poi è ritornato da me spiegandomi che era un amico scrittore di queste parti, ma che viveva in Olanda. Io avevo appena finito di leggere "Quella notta a Dolcedo" e gli ho domandato se per caso si trattasse di Marino Magliani. Era così e abbiamo parlato di lui e dei suoi libri precedenti che entrambi avevamo apprezzato.
[...] E la Imperia di Elio, Luigi?
La nostra Imperia, mia e di Elio, era essenzialmente il Caffè del Porto dove ci incontravamo quotidianamente. Naturalmente non eravamo soli, a noi si univano regolarmente altri amici e si poteva parlare di tutto. Ma non era una cerchia di seri intellettuali, si parlava certo di libri e di letterartura, ma inframmezzati spesso da battute e commenti vari, a volte anche salaci. Venuti via dal bar, spesso accompagnavo Elio per un tratto di strada - allora non stava ancora a Costa d’Oneglia, ma in via Argine destro - ma quasi sempre per fare quelle poche centinaia di metri ci mettevamo molto più tempo del dovuto perché Elio, nella foga del discorso, ogni pochi passi si fermava per potermi spiegare meglio quello che pensava. E queste conversazioni mi mancano moltissimo!
Luigi Berio, «Una sera, con un amico fotografo…» in La Riviera Ligure cit.
Bordighera, domenica 31 luglio 2011, ore 18
Giorgio Loreti, nel solito angolo dei giardini Lowe, fra libri e mostra di pittura, presenta la rivista di Torino «Atti Impuri», che coinvolge anche scrittori del Ponente Ligure: Guido Seborga, Marino Magliani, Lorenzo Muratore, Elio Lanteri. Ideatore della rivista è Claudio Panella, coi suoi amici universitari di Torino. Claudio Panella e Giorgio Loreti si alternano alla presentazione.
Nell’attesa, fra i saluti, qualcuno mi presenta Adriana, compagna dello scrittore Elio Lanteri. Lei non ricordava il mio volto attuale e io il suo. Sorpresi, ci siamo guardati. Erano anni che non la vedevo e purtroppo si cambia. È Giorgio Loreti che ha ricordato ad Adriana chi ero e del disegno della rivista. Un’esclamazione: «Ah, sei tu! Che bravo sei stato: il volto di Elio è perfetto; ho ritrovato il suo sguardo, i suoi occhi luminosi... ancora bravo».
Adriana mi parla di Elio tenendomi la mano. La guardo e nei ricordi cerco la sua immagine giovanile. Lei mi parla di Elio e della sua morte improvvisa, indimenticabile. «Sergio, “Ciacio”, credimi: sono morta anch’io. Non riesco a superare questo dolore. Ho tanta paura». La guardo nella sua fragilità di ansia dolorosa. Ho davanti a me una donna trasformata da come la ricordavo. Capelli cortissimi, leggermente scuri, tutta tesa nel suo ricordo di un amore perso e indimenticabile. Una leggera febbre l’anima: la sento attraverso la sua mano. La sua mano ancora nella mia, attimi intensi ricordando Elio. La loro è stata un’unione di amore e affetto. Ricordo che si davano sempre la mano passeggiando. Due innamorati che si guardano parlando. Davvero rara la loro unione. Ora il mio ricordo dei due amici diventa più chiaro. Lei aveva capelli lunghi, castano chiaro, quasi biondi: bella. Lui era dolce, garbato, né bello né brutto: un uomo. Ricordo che andavamo sempre a piedi da Ventimiglia, Vallecrosia, Bordighera e viceversa, verso incontri culturali. Sempre animati fra loro. Elio aveva sempre la parola. Lei, piena di premure, ascoltava. Ecco il mio ricordo di Elio.
L’inizio della conferenza ci separa. Tutti seduti sotto gli ulivi, nell’ascolto ancora di Giorgio Loreti, di Claudio Panella, degli scrittori Marino Magliani, Lorenzo Muratore; per Elio interviene Adriana. Anche Laura Hess interviene per il padre Guido Seborga. Sia Claudio che Laura mi ringraziano per i disegni sulla rivista. Un pubblico attento ascolta i vari interventi applaudendo. Un successo straordinario.
Bordighera, agosto 2011
Sergio "Ciacio" Biancheri, Elio e Adriana in La Riviera Ligure cit.
Giorgio Loreti, nel solito angolo dei giardini Lowe, fra libri e mostra di pittura, presenta la rivista di Torino «Atti Impuri», che coinvolge anche scrittori del Ponente Ligure: Guido Seborga, Marino Magliani, Lorenzo Muratore, Elio Lanteri. Ideatore della rivista è Claudio Panella, coi suoi amici universitari di Torino. Claudio Panella e Giorgio Loreti si alternano alla presentazione.
Nell’attesa, fra i saluti, qualcuno mi presenta Adriana, compagna dello scrittore Elio Lanteri. Lei non ricordava il mio volto attuale e io il suo. Sorpresi, ci siamo guardati. Erano anni che non la vedevo e purtroppo si cambia. È Giorgio Loreti che ha ricordato ad Adriana chi ero e del disegno della rivista. Un’esclamazione: «Ah, sei tu! Che bravo sei stato: il volto di Elio è perfetto; ho ritrovato il suo sguardo, i suoi occhi luminosi... ancora bravo».
Adriana mi parla di Elio tenendomi la mano. La guardo e nei ricordi cerco la sua immagine giovanile. Lei mi parla di Elio e della sua morte improvvisa, indimenticabile. «Sergio, “Ciacio”, credimi: sono morta anch’io. Non riesco a superare questo dolore. Ho tanta paura». La guardo nella sua fragilità di ansia dolorosa. Ho davanti a me una donna trasformata da come la ricordavo. Capelli cortissimi, leggermente scuri, tutta tesa nel suo ricordo di un amore perso e indimenticabile. Una leggera febbre l’anima: la sento attraverso la sua mano. La sua mano ancora nella mia, attimi intensi ricordando Elio. La loro è stata un’unione di amore e affetto. Ricordo che si davano sempre la mano passeggiando. Due innamorati che si guardano parlando. Davvero rara la loro unione. Ora il mio ricordo dei due amici diventa più chiaro. Lei aveva capelli lunghi, castano chiaro, quasi biondi: bella. Lui era dolce, garbato, né bello né brutto: un uomo. Ricordo che andavamo sempre a piedi da Ventimiglia, Vallecrosia, Bordighera e viceversa, verso incontri culturali. Sempre animati fra loro. Elio aveva sempre la parola. Lei, piena di premure, ascoltava. Ecco il mio ricordo di Elio.
L’inizio della conferenza ci separa. Tutti seduti sotto gli ulivi, nell’ascolto ancora di Giorgio Loreti, di Claudio Panella, degli scrittori Marino Magliani, Lorenzo Muratore; per Elio interviene Adriana. Anche Laura Hess interviene per il padre Guido Seborga. Sia Claudio che Laura mi ringraziano per i disegni sulla rivista. Un pubblico attento ascolta i vari interventi applaudendo. Un successo straordinario.
Bordighera, agosto 2011
Sergio "Ciacio" Biancheri, Elio e Adriana in La Riviera Ligure cit.
Qualche nome e una vaga cronologia. Incontro Elio in un pomeriggio d’estate di fine anni Ottanta, a Ventimiglia. A presentarmelo è Marina Lanteri, onesta impiegata della Camera del Lavoro di via Sottoconvento. Entriamo in un bar, beviamo qualcosa. È calvo, ha i baffi; io sono poco più di un ragazzo. E poi ancora qualcosa: parla di Spagna, di cieli di vita, di Palma, di gerani nel sole. E del poeta García Lorca. Mi parla di socialismo. Ha occhi morbidi, quasi apolidi. Mi chiede se ho letto "L’angelo di Avrigue" di Francesco Biamonti. Passa per me un tempo d’amore e dolore - che poi sono la stessa vita - e nuovamente lo incontro, a Oneglia, forse con Marino Magliani, nei pressi della Biblioteca. Certo al Caffè del Porto c’era un via vai di persone come d’uccelli sui fili d’autunno. E cameriere che vanno e vengono dalla cucina belle che guardarle è una sofferenza. Ora ricordo: avevamo bevuto alcuni bicchieri di vino rosso. Elio sorride. Mi dice: tutto è metafora, anche i gerani. Ricordava... Il suo cruccio sereno era conciliare la metafora con il realismo, che è un dovere. Io non sapevo né ricordo che fosse uno scrittore. Per scrivere questo ricordo ho vanamente estratto dalla libreria "La ballata della piccola piazza", il suo romanzo. Ne è uscita una fotografia, colori da nuovo millennio: Elio, Giancarlo Biamonti, un amico fulvo di cui non ricordo il nome ed io, a San Biagio della Cima, in qualche storia di rose. I tempi e qualche nome della piccola piazza.
Taggia, 25 febbraio 2018
Marco De Carolis, «I tempi e qualche nome della piccola piazza» in La Riviera Ligure cit.
Taggia, 25 febbraio 2018
Marco De Carolis, «I tempi e qualche nome della piccola piazza» in La Riviera Ligure cit.
Ho avuto il piacere di conoscere Lanteri, purtroppo solo telefonicamente, nel 2010. L’avevo contattato in merito al «Premio Città di Cuneo» per il Primo Romanzo e, da subito, mi aveva colpito la sua riservatezza, una riservatezza che avevo già avuto modo di riscontrare, in tandem, però, con poesia e musicalità, nella "Ballata della piccola piazza". Lì traspare con delicatezza uno spaccato sociale tipicamente ligure che riesce a catturare il lettore e condurlo delicatamente nel pentagramma della vita fra note allegre e tristi che, spesso, solo i bimbi, nella loro ingenuità, riescono a recepire con i giusti toni. Lanteri, a mio avviso, conosceva bene quei toni e sapeva musicarli con maestria per narrare storie di quell’entroterra imperiese simile, per certi aspetti, al basso Piemonte, coerede indiscusso dell’augustea «Regio IX», con le famose Alpi del Mare, il monte Toraggio, i freddi venti invernali, le favole e le paure.
Ricordo di esserne stato ammaliato fin dalla prima pagina. La frase, però, che mi ha fatto innamorare del romanzo, del suo lessico e della leggiadria con cui è stato scritto, è la seguente: «Quando ero bambino, al calar del sole, indugiavo stupito a contemplare le ombre degli alberi che si allungavano, le guardavo crescere e raggiungere l’acqua, creando figure fantastiche di animali che si abbeveravano nella corrente». E, col medesimo filo conduttore, il libro racconta quella che, in fondo, era, ma forse continua un po’ ad essere, la quotidianità del Ponente ligure, con le tradizioni, le metafore e le storie di una zona di frontiera che, proprio grazie a Elio Lanteri, fanno battere forte il cuore e, nel contempo, sognare.
Piero Falco, La quotidianità del Ponente ligure nella sabbia in La Riviera Ligure cit.
Ricordo di esserne stato ammaliato fin dalla prima pagina. La frase, però, che mi ha fatto innamorare del romanzo, del suo lessico e della leggiadria con cui è stato scritto, è la seguente: «Quando ero bambino, al calar del sole, indugiavo stupito a contemplare le ombre degli alberi che si allungavano, le guardavo crescere e raggiungere l’acqua, creando figure fantastiche di animali che si abbeveravano nella corrente». E, col medesimo filo conduttore, il libro racconta quella che, in fondo, era, ma forse continua un po’ ad essere, la quotidianità del Ponente ligure, con le tradizioni, le metafore e le storie di una zona di frontiera che, proprio grazie a Elio Lanteri, fanno battere forte il cuore e, nel contempo, sognare.
Piero Falco, La quotidianità del Ponente ligure nella sabbia in La Riviera Ligure cit.
Era un filo ligure, quindi di ferro, Elio Lanteri. Un solitario che ascoltava l’ansimare dei mari in un caffè o in un sentiero che sale nell’erba. Custode di una verità mille volte rimuginata nei silenzi che indossava come un tabarro, come un amuleto, come una promessa di decenza, sì, la virtù più difficile, così la innalzò poeticamente un baritono di Levante, Eugenio Montale. A Ponente, Elio Lanteri, originario di Dolceacqua, ha misteriosamente, gelosamente accudito
la passione letteraria, poco prima di compiere il passo d’addio porgendo "La ballata della piccola piazza", una prosa lirica che ha il respiro di una bussola morale, un mosaico di zolle, profumi, sillabe necessarie, di levissima, ancestrale sapienza.
Che cos’è "La conca del tempo", il dono postumo di Lanteri, se non un ulteriore girotondo intorno a un piccolo mondo salvifico?
Bruno Quaranta, Un novello Sisifo. Prefazione alla Conca del tempo in La Riviera Ligure cit.
la passione letteraria, poco prima di compiere il passo d’addio porgendo "La ballata della piccola piazza", una prosa lirica che ha il respiro di una bussola morale, un mosaico di zolle, profumi, sillabe necessarie, di levissima, ancestrale sapienza.
Che cos’è "La conca del tempo", il dono postumo di Lanteri, se non un ulteriore girotondo intorno a un piccolo mondo salvifico?
Bruno Quaranta, Un novello Sisifo. Prefazione alla Conca del tempo in La Riviera Ligure cit.