Prefazione
"Villa San Gaetano" è situata su un lembo di mare dell'estremo Ponente Ligure, prima della curva di Latte, in una posizione, a dir poco, incantevole. Ma "Villa San Gaetano" non è solo un luogo fisico. Una villa come ce ne possono essere tante. E' la culla dei ricordi legati ad un periodo particolare della vita dell'autrice. Seguendo il filo della memoria e sull'onda di sensazioni visive, olfattive, uditive, poeticamente riemerse dal profondo, l'autrice rende vivi e palpabili i luoghi che l'hanno vista bambina felice, spensierata, amata. L'autrice, da adulta, ripensando alla sua infanzia, nel libro ripercorre anche un periodo storico terribile. Un evento bellico le sottraeva il padre quando lei era ancora piccolissima e glielo restituiva come "sconosciuto" dopo qualche anno, a guerra finita. Non mancano considerazioni sul sistema di vita, sul mondo del lavoro, sui valori affettivi. Tutto è rivisitato alla luce di tersi ricordi che rendono quegli anni e quei luoghi pieni di incanto. Accanto alle descrizioni di luoghi, vie, angoli, spiagge, ruvidi scogli che l'hanno vista giocare allegramente e che sono resi palpitanti agli occhi del lettore, si stagliano figure umane statuarie come nonna Pia, la saggia, o nonno Cesare, uomo possente, apparentemente rude, ma tenero come un bambino: figure che, nella loro semplicità, hanno saputo trasmettere sentimenti sani e profondi e sono state per lei modelli esemplari. E' uno scorcio di autobiografia che ha il pregio di far conoscere non solo un periodo magico della vita dell'autrice, ma anche di presentare un luogo incantevole, ancora in parte incontaminato, il tutto rivisto attraverso la meraviglia dei suoi occhi di bambina e la maturità di una donna che ha vissuto ed amato intensamente.
Filomena Loreto
Al mormorio delle onde sulle rive di Latte mi tornano voci vicine e lontane.
Di Villa San Gaetano mi accompagnerà sempre il melodioso canto del mare infrangersi contro gli scogli e rappresenterà per me il rifugio alle controversie senza via d'uscita. Lo sbocco catartico di una ripresa.
Ho sempre considerato quella di Villa San Gaetano la mia unica spiaggia.
Piccolo lembo di terra che racchiudeva l'universo. Il mondo circoscritto attorno alla Villa è stato la palestra in cui ho appreso l'abc della vita in simbiosi con la natura. Mi porterò sempre dentro questo legame con la natura, la mia grande madre, la mia consolatrice, il mio anello di congiunzione fra presente, passato e futuro. Il mio raccordo fra vita e morte, senza soluzione di continuità. In mezzo a quella natura, in stato di semi-verginità, ho vissuto i primi cinque anni della mia vita, di cui ho vari nitidi ricordi e, in seguito, le estati più serene della mia fanciullezza. Ero circondata da un'atmosfera ricca di stimoli affettivi, ma un po' ferma nel tempo dietro i visi seri deí nonni, a volte un po' ovattata nei silenzi delle stanze in cui rimbalzavano solo gli echi delle onde.
Atmosfera che obbediva a ritualità quasi cristallizzate, anche se attraversate dalla guerra, dai lutti e dalla tecnologia. Ho ancora nella mente i rimbombi delle cannonate della seconda guerra mondiale, il pianto e la disperazione della mamma per la morte in guerra di suo fratello Aronne, il passaggio del treno che faceva tremare le pareti della casa. Eppure nulla mi ha lasciato segni negativi. Tutto era vissuto in armonia con la sicurezza affettiva dei cari e dei luoghi. Così, ora lo capisco, sono cresciuta senza particolari paure, se non quelle dettate da un minimo di prudenza esistenziale [...]
Maria Pia Urso, Villa San Gaetano, youcanprint, 2015