Quando ero bambino scrutavo l’orizzonte [n.d.r.: dalla zona Ville di Ventimiglia] per quasi tutto l’inverno al mattino all’alba e finalmente in una mattina fredda di fine gennaio o inizio febbraio la Corsica appariva al confine del cielo terso, tenuto spazzato da una tramontana gelida. Nei miei ricordi, succedeva al massimo due o tre volte in un anno, ma ormai la riconoscevo bene. In seguito, la vidi anche la sera, illuminata dal sole che si voltava indietro sulle cime innevate del monte Cinto.
Nel resto dell’anno mi chiedevo dove sparisse, visto che altri tratti della costiera francese situati a ponente, ad una distanza simile, come quelli dell’Estérel, si possono vedere in ogni periodo dell’anno.
Una volta ero anche salito a Cima Grai per verificare meglio gli effetti dell’altitudine sulla visione e sono sempre fiorite teorie sul fenomeno usando spiegazioni fantasiose come rifrazione, miraggio, fata Morgana, anche se la più semplice è quella che si riferisce alla curvatura terrestre.
[...] Mi viene in mente che la Corsica la raggiunse anche il motoscafo Oriens una mattina di dicembre del 1926 con a bordo tra gli altri il trentenne Sandrino Pertini e il settantenne Filippo Turati che con un gruppo di amici seguendo un’idea di Carlo Rosselli, erano partiti la sera prima da Savona per rifugiarsi in Francia. Giunsero col sole all’Isola Rossa dopo una notte di tempesta, con un cielo senza stelle, grazie agli esperti amici savonesi di Pertini che nel pomeriggio tornarono a Marina di Carrara. I due rifugiati chiesero asilo politico al governo francese e poi proseguirono per Nizza dove Pertini visse qualche anno facendo il muratore e rientrò in Italia nel 1929, fu arrestato e scontò carcere e confino nelle isole di Ponza e Ventotene.
[...] Quando andavo a Genova, di solito col treno delle quattro e quaranta del mattino da Ventimiglia, a un certo punto mentre faceva giorno, poco dopo aver preso al volo dal finestrino la focaccia di Finale, appariva un isolotto vicino alla costa, alto ad occhio una cinquantina di metri, che nei secoli, ha preso il nome dal paese costiero di Bergeggi.
L’altra isola della zona, la Gallinara, a me sembrava più interessante sotto tanti punti di vista, oltre che per la forma, per la vicenda di san Martino, patrono dei francesi, che la abitò per alcuni anni.
[...] Nantucket è un’isola sulle coste americane del Massachussetts, ne ho sentito parlare da bambino perché, quando avevo quattro anni ero rimasto colpito dalla notizia del naufragio del transatlantico Andrea Doria che mi avevano fatto vedere pochi giorni prima passare sull’orizzonte qui davanti, seguito da salti di delfini.
La nostra curiosità era legata alla presenza a bordo di una signora piemontese appartenente a una vecchia famiglia di tessitori di lane, proprietaria in quegli anni della villa Boccanegra [n.d.r.: sita poco prima - a levante - della Frazione Latte di Ventimiglia] e che tornò salva dal naufragio sia pure con grave invalidità.
[...] Un altro viaggiatore che mi viene in mente è Mario Soldati che arriva a “Neviorche” nel ventinove, scendendo dalla nave di linea Conte Biancamano proprio quando crolla la borsa valori americana.
Alberto Moravia arriva nel 1936 a bordo del transatlantico Rex che era stato fino a poco tempo prima titolare del Nastro Azzurro per aver effettuato la traversata atlantica più veloce (da Est a Ovest), superato poi dal Normandie. In quegli anni sul Rex erano stabilmente imbarcati anche un Rabbino ed un cuoco Kosher e trasportò almeno trentamila ebrei in fuga da Germania e Polonia verso gli Stati Uniti. Gli imbarchi avvenivano a Genova e a Cannes [n.d.r.: il transatlantico, pertanto, passava - ben visibile - davanti alla costa dell'estremo ponente ligure, attirando la curiosità di grandi e piccini, come ha ben raccontato in un vecchio numero di "Paize Autu" Mario Armando].
[...] Comincio a raccontare questa storia dalla Società degli Amici, persone per bene, austere, generose, di semplici costumi, mecenati, insomma i Quaccheri. Secondo molti che lo conoscevano è il modo più chiaro e preciso per descrivere Thomas Hanbury e la sua famiglia di uomini d’affari poi specializzati in commercio di seta e tè. Alcuni biografi lo definiscono semplicemente filantropo. Ma c’erano anche maldicenze riguardo il tipo di affari trattati.
[...] Tutte queste notizie per dire che gli Hanbury, non arrivarono a Mortola [Frazione di Ventimiglia] semplicemente da Londra; la loro vita aveva dovuto passare faticosamente da Shanghai dove il patrimonio si moltiplicò.
Anche la prima scuola la costruì a Shanghai, seguirono, anni dopo, quelle donate a Latte e a Mortola. La Thomas Hanbury school for girls e boys fa parte della storia e comportava altre iniziative in campo sportivo e culturale che coinvolgevano molte famiglie straniere presenti a Shanghai.
Vide la Mortola per la prima volta a marzo del 1867 sia dalla barca che poi dalla carrozza. La scelta fu fatta con facilità benché avesse visitato anche il palmeto di Bordighera. In quegli anni mentre la proprietà di Mortola cresceva secondo le intenzioni degli Hanbury e gli interventi guidati da Ludwig Winter, Thomas dovette tornare a Shanghai con un nuovo viaggio nel 1869 questa volta traversando l’Atlantico col piroscafo a pale “Scotia”, soffrendo il mal di mare.
A Grimaldi costruì anche, poco distante dai giardini, l’edificio destinato ad ospitare il Museo Preistorico nelle vicinanze delle grotte dei Balzi Rossi.
Hanbury riposa nel mausoleo costruito nel suo giardino di Mortola dove come dice una lapide “udirono la voce del signore Iddio che passeggiava nel giardino”. Il riferimento al giardino paradisiaco dell’Eden è impeccabile. Lì davanti, in quel mondo racchiuso dallo scoglio di Barbantò, aveva fatto predisporre una rotaia in ferro per l’alaggio del motoscafo. Intorno abitavano Herbert Olivier, Freya Stark, Ellen Willmott e molti altri suoi conterranei.
Arturo Viale, I sette mari. Storie e scie di navi e di naviganti e qualche isola, Book Sprint Edizioni, 2024
Nel resto dell’anno mi chiedevo dove sparisse, visto che altri tratti della costiera francese situati a ponente, ad una distanza simile, come quelli dell’Estérel, si possono vedere in ogni periodo dell’anno.
Una volta ero anche salito a Cima Grai per verificare meglio gli effetti dell’altitudine sulla visione e sono sempre fiorite teorie sul fenomeno usando spiegazioni fantasiose come rifrazione, miraggio, fata Morgana, anche se la più semplice è quella che si riferisce alla curvatura terrestre.
[...] Mi viene in mente che la Corsica la raggiunse anche il motoscafo Oriens una mattina di dicembre del 1926 con a bordo tra gli altri il trentenne Sandrino Pertini e il settantenne Filippo Turati che con un gruppo di amici seguendo un’idea di Carlo Rosselli, erano partiti la sera prima da Savona per rifugiarsi in Francia. Giunsero col sole all’Isola Rossa dopo una notte di tempesta, con un cielo senza stelle, grazie agli esperti amici savonesi di Pertini che nel pomeriggio tornarono a Marina di Carrara. I due rifugiati chiesero asilo politico al governo francese e poi proseguirono per Nizza dove Pertini visse qualche anno facendo il muratore e rientrò in Italia nel 1929, fu arrestato e scontò carcere e confino nelle isole di Ponza e Ventotene.
[...] Quando andavo a Genova, di solito col treno delle quattro e quaranta del mattino da Ventimiglia, a un certo punto mentre faceva giorno, poco dopo aver preso al volo dal finestrino la focaccia di Finale, appariva un isolotto vicino alla costa, alto ad occhio una cinquantina di metri, che nei secoli, ha preso il nome dal paese costiero di Bergeggi.
L’altra isola della zona, la Gallinara, a me sembrava più interessante sotto tanti punti di vista, oltre che per la forma, per la vicenda di san Martino, patrono dei francesi, che la abitò per alcuni anni.
[...] Nantucket è un’isola sulle coste americane del Massachussetts, ne ho sentito parlare da bambino perché, quando avevo quattro anni ero rimasto colpito dalla notizia del naufragio del transatlantico Andrea Doria che mi avevano fatto vedere pochi giorni prima passare sull’orizzonte qui davanti, seguito da salti di delfini.
La nostra curiosità era legata alla presenza a bordo di una signora piemontese appartenente a una vecchia famiglia di tessitori di lane, proprietaria in quegli anni della villa Boccanegra [n.d.r.: sita poco prima - a levante - della Frazione Latte di Ventimiglia] e che tornò salva dal naufragio sia pure con grave invalidità.
[...] Un altro viaggiatore che mi viene in mente è Mario Soldati che arriva a “Neviorche” nel ventinove, scendendo dalla nave di linea Conte Biancamano proprio quando crolla la borsa valori americana.
Alberto Moravia arriva nel 1936 a bordo del transatlantico Rex che era stato fino a poco tempo prima titolare del Nastro Azzurro per aver effettuato la traversata atlantica più veloce (da Est a Ovest), superato poi dal Normandie. In quegli anni sul Rex erano stabilmente imbarcati anche un Rabbino ed un cuoco Kosher e trasportò almeno trentamila ebrei in fuga da Germania e Polonia verso gli Stati Uniti. Gli imbarchi avvenivano a Genova e a Cannes [n.d.r.: il transatlantico, pertanto, passava - ben visibile - davanti alla costa dell'estremo ponente ligure, attirando la curiosità di grandi e piccini, come ha ben raccontato in un vecchio numero di "Paize Autu" Mario Armando].
[...] Comincio a raccontare questa storia dalla Società degli Amici, persone per bene, austere, generose, di semplici costumi, mecenati, insomma i Quaccheri. Secondo molti che lo conoscevano è il modo più chiaro e preciso per descrivere Thomas Hanbury e la sua famiglia di uomini d’affari poi specializzati in commercio di seta e tè. Alcuni biografi lo definiscono semplicemente filantropo. Ma c’erano anche maldicenze riguardo il tipo di affari trattati.
[...] Tutte queste notizie per dire che gli Hanbury, non arrivarono a Mortola [Frazione di Ventimiglia] semplicemente da Londra; la loro vita aveva dovuto passare faticosamente da Shanghai dove il patrimonio si moltiplicò.
Anche la prima scuola la costruì a Shanghai, seguirono, anni dopo, quelle donate a Latte e a Mortola. La Thomas Hanbury school for girls e boys fa parte della storia e comportava altre iniziative in campo sportivo e culturale che coinvolgevano molte famiglie straniere presenti a Shanghai.
Vide la Mortola per la prima volta a marzo del 1867 sia dalla barca che poi dalla carrozza. La scelta fu fatta con facilità benché avesse visitato anche il palmeto di Bordighera. In quegli anni mentre la proprietà di Mortola cresceva secondo le intenzioni degli Hanbury e gli interventi guidati da Ludwig Winter, Thomas dovette tornare a Shanghai con un nuovo viaggio nel 1869 questa volta traversando l’Atlantico col piroscafo a pale “Scotia”, soffrendo il mal di mare.
A Grimaldi costruì anche, poco distante dai giardini, l’edificio destinato ad ospitare il Museo Preistorico nelle vicinanze delle grotte dei Balzi Rossi.
Hanbury riposa nel mausoleo costruito nel suo giardino di Mortola dove come dice una lapide “udirono la voce del signore Iddio che passeggiava nel giardino”. Il riferimento al giardino paradisiaco dell’Eden è impeccabile. Lì davanti, in quel mondo racchiuso dallo scoglio di Barbantò, aveva fatto predisporre una rotaia in ferro per l’alaggio del motoscafo. Intorno abitavano Herbert Olivier, Freya Stark, Ellen Willmott e molti altri suoi conterranei.
Arturo Viale, I sette mari. Storie e scie di navi e di naviganti e qualche isola, Book Sprint Edizioni, 2024
Una sera d’autunno, sono passati anni e persone, cammino eccitato in questi posti, prima salgo in Peidaigo a vedere il tramonto dietro il Grammondo poi scendo e girandomi vedo la luna sul campanile. Tra luna e tramonto, su un palcoscenico illuminato con arte, vorrei riuscire a vedere tutto lo spettacolo.
Mi sembra di essere nel luogo da cui tutti i punti partono, esaltato dal veloce cambiamento del cielo.
Cerco di travasare la mia emozione mentre il sangue scorre più veloce. Ma questa luna stupenda è solo mia, non condivideremo il prossimo avvento.
Arturo Viale, Ho radici e ali, ed. in pr., 2005
Mi sembra di essere nel luogo da cui tutti i punti partono, esaltato dal veloce cambiamento del cielo.
Cerco di travasare la mia emozione mentre il sangue scorre più veloce. Ma questa luna stupenda è solo mia, non condivideremo il prossimo avvento.
Arturo Viale, Ho radici e ali, ed. in pr., 2005
Altre pubblicazioni di Arturo Viale: La chiave dei ricordi, PressUp, 2025; Punti Cardinali. Da capo Mortola a capo Sant'Ampelio, Edizioni Zem, 2022; La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2018; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Mezz'agosto, 1994; Viaggi, Alzani - Pinerolo, 1993.
Adriano Maini
Adriano Maini