Franco Alfano in una caricatura di Giuseppe Ferrari |
Negli Stati Uniti si chiamano comics, in Francia bandes dessinées, in Italia semplicemente fumetti.
Un argomento che suscita discussioni: una forma di cultura popolare per molti, una forma di sottocultura per altri, un prodotto per bambini e adolescenti per alcuni, per altri ormai un prodotto essenzialmente destinato ad un pubblico adulto e raffinato grazie ad autori di grande impatto (Hugo Pratt, Max Bunker, Magnus, Milo Manara, Tiziano Sclavi, Edgar P. Jacobs o Alan Moore) o a recenti evoluzioni del genere come le graphic novels.
Un argomento che suscita discussioni: una forma di cultura popolare per molti, una forma di sottocultura per altri, un prodotto per bambini e adolescenti per alcuni, per altri ormai un prodotto essenzialmente destinato ad un pubblico adulto e raffinato grazie ad autori di grande impatto (Hugo Pratt, Max Bunker, Magnus, Milo Manara, Tiziano Sclavi, Edgar P. Jacobs o Alan Moore) o a recenti evoluzioni del genere come le graphic novels.
Insomma, piaccia o non piaccia, un fenomeno che fa discutere, intriga, appassiona fra grandi estimatori e grandi denigratori.
Ma i fumetti, sull'estremo ponente ligure, almeno apparentemente, non hanno mai avuto vita facile.
Certo qui è nato Antonio Rubino, uno dei padri del fumetto italiano che, nella prima metà del 900, con la sua poliedrica attività di illustratore e pittore, dedicò grande spazio a questo genere di espressione letteraria. Ma era un fumetto di altri tempi, bellissimo, romantico, sognante.
Ma i fumetti, sull'estremo ponente ligure, almeno apparentemente, non hanno mai avuto vita facile.
Certo qui è nato Antonio Rubino, uno dei padri del fumetto italiano che, nella prima metà del 900, con la sua poliedrica attività di illustratore e pittore, dedicò grande spazio a questo genere di espressione letteraria. Ma era un fumetto di altri tempi, bellissimo, romantico, sognante.
Quello moderno ha preso altre strade e, almeno in Italia, quelle strade le ha iniziate (alzi la mano chi se lo ricorda!) proprio a Bordighera.
Fu, infatti, nella città delle palme, nel 1965, che fu organizzato il primo Salone Internazionale dei Comics promosso da un gruppo di appassionati tra cui c'erano nomi importanti come Claudio Bertieri, studioso genovese e grande esperto di fumetti (presidente della Fondazione Novaro) e, perfino, Umberto Eco.
Una grande idea, che ebbe successo tra gli addetti ai lavori, che si meritò addirittura una vignetta firmata da Al Capp sulla copertina della rivista americana "Life" all’epoca diffusissima e autorevolissima.
Fu, infatti, nella città delle palme, nel 1965, che fu organizzato il primo Salone Internazionale dei Comics promosso da un gruppo di appassionati tra cui c'erano nomi importanti come Claudio Bertieri, studioso genovese e grande esperto di fumetti (presidente della Fondazione Novaro) e, perfino, Umberto Eco.
Una grande idea, che ebbe successo tra gli addetti ai lavori, che si meritò addirittura una vignetta firmata da Al Capp sulla copertina della rivista americana "Life" all’epoca diffusissima e autorevolissima.
Tra l’altro, a Bordighera, proprio in quell’anno, furono poste le basi per la fondazione della casa editrice Comic Art diretta da Rinaldo Traini che, tra il 1965 e il 2000, fu una delle maggiori del settore pubblicando anche, tra il 1984 ed il 2000, una rivista con lo stesso titolo estremamente sofisticata e raffinata che propose fumetti di qualità, italiani e stranieri.
Un successo insomma quel Salone ma non abbastanza per convincere la città delle palme a consolidarla: l’amministrazione comunale non accettò di aumentare il contributo economico e la manifestazione emigrò altrove, a Lucca dove, pur con profonde modifiche al suo format, esiste tuttora ed è considerata tra gli appuntamenti più importanti del settore.
Bordighera preferì continuare a puntare sul suo consolidato Salone Internazionale dell’Umorismo, la creatura di Cesare Perfetto che, dal 1947 al 1999, fu l’evento di punta della cittadina tranne una breve parentesi, piuttosto anonima, a Sanremo tra il 1993 e il 1996.
Un successo insomma quel Salone ma non abbastanza per convincere la città delle palme a consolidarla: l’amministrazione comunale non accettò di aumentare il contributo economico e la manifestazione emigrò altrove, a Lucca dove, pur con profonde modifiche al suo format, esiste tuttora ed è considerata tra gli appuntamenti più importanti del settore.
Bordighera preferì continuare a puntare sul suo consolidato Salone Internazionale dell’Umorismo, la creatura di Cesare Perfetto che, dal 1947 al 1999, fu l’evento di punta della cittadina tranne una breve parentesi, piuttosto anonima, a Sanremo tra il 1993 e il 1996.
Ma finì anche quest’avventura lunga e, per molti anni, fortunata, che richiamava a Bordighera vignettisti di tutto il mondo.
Tra cui anche Max Bunker e Magnus che dedicarono alla città delle palme una storia speciale a fumetti "Alan Ford a Bordighera" che aveva come protagonista il personaggio-simbolo della loro attività fumettistica.
La "meteora" del Salone Internazionale dei Comics a Bordighera e gli anni difficili a Sanremo del Salone Internazionale dell’Umorismo dimostrano come il rapporto tra i fumetti e l’estrema Riviera di ponente non sia mai stato facile.
Eppure, al di là delle occasioni bordigotte, ci sono state altre iniziative interessanti ma purtroppo sempre episodiche.
La "meteora" del Salone Internazionale dei Comics a Bordighera e gli anni difficili a Sanremo del Salone Internazionale dell’Umorismo dimostrano come il rapporto tra i fumetti e l’estrema Riviera di ponente non sia mai stato facile.
Eppure, al di là delle occasioni bordigotte, ci sono state altre iniziative interessanti ma purtroppo sempre episodiche.
Negli anni 80 Sanremo ospitò "Humoriadi", una mostra dedicata alla satira sportiva ideata dal torinese Emilio Isca; nel 1984, sempre al casinò, una mostra dedicata alla satira politica legata alla figura di Giovanni Giolitti, il grande statista d’inizio 900 curata dal torinese Dino Aloi.
Più recentemente, nel 2018, il Palafiori ospitò la prima edizione di "Sanremo Comics", appuntamento con la formula della mostra-mercato, che fu anche l’ultima: una rassegna interessante, che richiamò molto pubblico anche da fuori città, finita subito, anch'essa vittima della sindrome di Sanremo.
Questo non vuol dire che l’umorismo a Sanremo sia morto.
Questo non vuol dire che l’umorismo a Sanremo sia morto.
Fortunatamente c’è chi resiste.
Magari pochi lo sanno ma proprio nella città dei fiori è attiva la redazione di "Buduar", rivista umoristica a diffusione nazionale, on line ma anche cartacea, diretta da Alessandro Prevosto, in arte "Palex", noto disegnatore sanremese che la cura in coppia con Dino Aloi.
"Buduar" è arrivata al n. 65 e sembra, facciamo gli scongiuri, sfuggita felicemente alla sindrome sanremasca anti-comics.
Magari pochi lo sanno ma proprio nella città dei fiori è attiva la redazione di "Buduar", rivista umoristica a diffusione nazionale, on line ma anche cartacea, diretta da Alessandro Prevosto, in arte "Palex", noto disegnatore sanremese che la cura in coppia con Dino Aloi.
"Buduar" è arrivata al n. 65 e sembra, facciamo gli scongiuri, sfuggita felicemente alla sindrome sanremasca anti-comics.
di Bruno Monticone in