sabato 18 luglio 2020

Pigna dall'avvento dell'era fascista agli inizi della seconda guerra mondiale

Pigna (IM) ai giorni nostri
 
 
Fonte: Maria Giovanna Casanova

Il Ministro per l'Economia Nazionale
Vista la lettera ministeriale del 05 Febbraio 1926, con la quale si ponevano a disposizione della II Esposizione Biennale Ligure di Floricoltura di Ventimiglia alcuni premi da conferirsi ai partecipanti più meritevoli di distinzione
Vista la redazione della Giuria giudicatrice sull'esito dell'anzidetto concorso svoltosi nella predetta città nei giorni 17 - 22 aprile u.s.
Conferisce una
MEDAGLIA D'ARGENTO
al Sig. Aristide MARTINI di Pigna per essenze di piante aromatiche e coltivate.
Roma, giugno 1926
Documento pubblicato da Maria Giovanna Casanova
 
[...] L'avvento dell'era fascista sopraggiunse senza una particolare opposizione, nonostante nel paese [Pigna (IM), Alta Val Nervia] esistesse dalla fine dell'Ottocento una Società Operaia che aveva la sua sede sul vallone, a pochi metri dalla chiesa di San Michele. Il substrato economico-sociale, non essendo costituito da operai, ma da piccolissimi proprietari terrieri e braccianti agricoli, non conobbe, negli anni che precedettero la marcia su Roma, i movimenti e i disordini che invece si ebbero nelle cittadine rivierasche di Ventimiglia e Sanremo, dove gli ideali socialisti avevano fatto breccia tra i ceti popolari e professionali. [...]
Il Dopolavoro aprì nel 1925 e il suo compito fu quello di occuparsi del tempo libero dei lavoratori, rientrava in quel progetto di massimizzazione dei costumi e delle abitudini volte a plasmare l'uomo nuovo su cui si basava la dottrina fascista.
Il dopolavoro venne dotato di una radio e ai suoi frequentatori fu offerta la possibilità di avere a disposizione alcuni giornali; radio giornale e quotidiani, attentamente controllati dal MINCULPOP, venivano diffusi con lo scopo principale di avvicinare le masse agli ideali fascisti attraverso una politica di indottrinamento e, al contempo, di marginalizzazione delle opposizioni.
Nel corso del ventennio due pignaschi vennero inviati al confino più per leggerezza che per reale attività di opposizione al regime.
Il primo fu Celestino Borfiga, che era il segretario politico del PNF di Pigna, il quale ebbe la debolezza di non insistere nei modi dovuti alla richiesta, proveniente dal Federale Provinciale, di reclutare tra i giovani iscritti al partito volontari per la Milizia Nazionale Volontaria Fascista. Al ripetuto rifiuto di questi giovani rispose spazientito di fare pure quello che volevano e che a lui non interessava assolutamente nulla delle scelte che avrebbero fatto. Questa frase fu riferita ai suoi superiori gerarchici, che la lessero come un invito al disfattismo che determinò la condanna al confino del Borfiga.
Il secondo fu Giobatta Littardi "Bacì de Titen". Questi intervenne nella discussione di alcuni soldati che erano in attesa del servizio nella sua bottega di barbiere. I soldati si lamentavano della naia e della vita che erano costretti a trascorrere in caserma, della guerra che era appena cominciata. Bacì ebbe l'infelice idea di intervenire nel colloquio dei militari, intendendo proferire una battuta di spirito, dicendo che se avessero voluto disertare potevano semplicemente prendere uno dei sentieri che portavano in Francia e dimenticarsi del servizio militare. La frase venne riferita da un delatore a qualche funzionario dell'OVRA, che tempestivamente lo denunciò. A suo carico venne istruito un processo che si concluse con la condanna al confino per istigazione alla diserzione. Fu inviato a Ponza ed al suo ritorno raccontò di aver conosciuto Pietro Nenni ed altri antifascisti che nei primi anni della Repubblica divennero poi i protagonisti della vita politica italiana.
Oltre ai due confinati, è possibile ritrovare nel Casellario Politico Generale, conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma, altri pignaschi che vennero schedati come antifascisti. [...]
A metà degli anni '20 vennero costruite le scuole di corso Isnardi e nello stesso edificio si trasferirono anche i locali del Municipio, fino allora situato di fronte alla chiesa di San Michele. Insegnanti e militanti del partito avevano il compito di organizzare, come in ogni parte d'Italia, i "sabato fascisti", che si svolgevano nel prato della "Giaira", mobilitando "avanguardisti", "balilla" e "piccole italiane", suscitando entusiasmo fra i giovanissimi e fastidio tra gli anziani che dovevano sottrarre del tempo al loro prezioso lavoro o al meritato riposo.
Dal 1927 la figura del sindaco, democraticamente eletto dai cittadini di sesso maschile, venne sostituita dal podestà. Primo podestà fu nominato Giacomo Borfiga "Giacomin de Raffael", che precedentemente aveva ricoperto la carica di sindaco. [...]
La fine degli anni '20 fu caratterizzata da una congiuntura economica che vide le realtà rurali soffrire di un evidente peggioramento delle condizioni materiali determinato dalla politica di stabilizzazione economica attuata durante il periodo fascista (1926-1927), che si basava sulla riduzione dei prezzi al dettaglio e sulla rivalutazione della lira. [...]
Questa situazione economica favorì una nuova emigrazione verso le città rivierasche dell'imperiese e verso Monte Carlo, mobilità che veniva ostacolata, senza successo, dal regime che cercava di limitare il rilascio di passaporti e visti di uscita dal territorio nazionale.
Un marginale sostegno alle misere entrate dei contadini pignaschi si ebbe con l'apertura di una distilleria fondata da Aristide Martini, che consentiva di diversificare la "quasi" monocoltura olivicola con la raccolta sulle terre d'alta montagna di lavanda, salvia, radici di genziana e assenzio. [...]
Un'inversione di tendenza al movimento migratorio fu determinata dalle ingenti opere pubbliche che furono messe in cantiere nei primi anni '30, realizzate allo scopo di rafforzare militarmente il confine italo-francese, in previsione di possibili contrasti che potevano deflagrare tra l'Italia fascista e la Francia. [...]
Gli imponenti lavori pubblici richiamarono nel paese una quantità considerevole di maestranze provenienti principalmente dal bergamasco, dal Veneto e dagli Abruzzi. Alcune famiglie di questi lavoratori si stabilirono definitivamente a Pigna e ben presto si integrarono nella comunità acquistando case e terreni, imparando ad esprimersi in dialetto, dando nuova linfa ad un paese che aveva visto i suoi residenti quasi dimezzarsi in meno di 70 anni. Una volta concluse le caserme e gli alloggiamenti per gli ufficiali, il paese si riempì di soldati che svolsero il loro servizio militare a Pigna; la Milizia Confinaria, unitamente alla Guardia di Finanza, presidiava il confine a passo Muratone e lungo i sentieri che portavano in Francia con compiti di contrasto al contrabbando e agli espatri clandestini.
Nella caserma Manfredi prese stanza la G.a.F.
I locali del paese e le attività economiche trassero nuovo impulso, venne aperto un cinema e diverse sale da ballo, i contadini potevano trovare un adeguato mercato di smercio ai propri prodotti della terra senza la necessità di scendere a Ventimiglia o Sanremo; barbieri, sarti, calzolai e le altre piccole attività artigianali potevano contare su una nuova clientela che ampliò il misero volume d'affari.
La parrocchia fu retta per molti anni da don Raineri, che venne sostituito negli anni precedenti la guerra da don Bono; i bambini venivano educati dalla maestra Apollonia Littardi, dalla maestra Giauna e da altri insegnanti che accompagnavano i loro discenti fino all'ottenimento della licenza elementare, potendo sfruttare le nuove aule di corso Isnardi.
Gruppi sempre più numerosi di studenti proseguivano la loro carriera scolastica frequentando i licei di Ventimiglia, Sanremo e Alassio. L'olio raggiunse, nei primi anni '30, il prezzo di 6,50 lire il chilogrammo, quando il salario di un lavoratore agricolo non superava le 12 lire a giornata, permettendo un'agiatezza fino allora quasi sconosciuta ai tanti che possedevano oliveti. Alla tradizionale stagione invernale, nella quale i contadini pignaschi si trasformavano in perfetti camerieri al servizio dei ricchi turisti di Monte Carlo e della riviera francese, si aggiunse la possibilità di trovare ingaggi anche nel periodo estivo; le nuove possibilità di lavoro venivano offerte dalla costa nord-atlantica francese e dalle stazioni turistiche della "Côte Fleurie" di Deauville, Honfleur e Caborg, dove un'avanguardia di maîtres d'hotel si seppe far apprezzare grazie alla professionalità affinata presso gli esigenti turisti frequentatori di Monte Carlo, facendo da apripista per un numero sempre presente di compaesani.
Dopo Deauville una colonia pignasca si stabilì nell'isola inglese di Jersey dove trovò redditizi impieghi nelle strutture turistico-ricettive.  

Giovanni, detto Mario, Rebaudo Devò in partenza per l'Etiopia - Foto gentilmente concessa a Giorgio Caudano dal signor Franco Rebaudo
 
Nel 1936 le ambizioni territoriali di Mussolini trascinarono gli italiani in una nuova guerra in Africa Orientale. 

Pietro Valentino Orengo Varè, Bernardo Marin Bin de Stè e Nicola Rebaudo Nicò de Sciaravà in Etiopia - Foto gentilmente concessa a Giorgio Caudano dal signor Franco Rebaudo
 
Dall'Etiopia tornarono, dopo aver conquistato l'Impero, Antonio Isnardi "Schisorun" e Bernardo Marin "Bin de Sté", il primo, però, senza l'avambraccio destro, perduto nel corso di un combattimento, il secondo ferito al torace e Pietro Valentino Orengo "Varé", anch'egli ferito in un combattimento. Pietro Valentino Orengo, di Pietro e Maria Ughetto, alpino del 7^ Reggimento saprà meritarsi una Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione: "Durante aspro combattimento, si prodigava con audacia e sprezzo del pericolo, finché cadeva ferito gravemente". - Passo Mecan, 31 marzo 1936.  

Pè d'Ambre e Nico sciaravà in Etiopia - Foto gentilmente concessa a Giorgio Caudano dal signor Franco Rebaudo
 
Parteciparono alla Campagna d'Africa anche Nicola Rebaudo "Nicò de Sciaravà", "Giustu u Cavagnu", "Pè d'Ambrè" e "Arturo de Maistru".

[...]  Il 1 settembre 1939 le truppe di Adolf Hitler superarono la frontiera polacca e, in pochi giorni, annientarono le difese polacche; era l'inizio della seconda guerra mondiale. Pochi giorni dopo Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania nazista.
[...]
 
Militari alla Casermette di Pigna nel 1940
 
Il 10 maggio 1940 i tedeschi passarono all'offensiva invadendo Belgio e Olanda, violando la loro neutralità, e varcando il confine francese. In poche settimane le difese franco-inglesi collassarono e furono costrette a ripiegare disordinatamente verso Dunkerque, dove vennero chiuse in una sacca. Era ormai chiaro come la resistenza francese avesse i giorni contati. Il 10 giugno il governo di Paul Reynaud abbandonò Parigi e si rifugiò a Bordeaux. Lo stesso giorno Benito Mussolini dichiarò guerra alla Francia, confidando nell'imminente resa e nella necessità di far pesare qualche centinaio di morti, quando si sarebbe seduto al tavolo di pace, e pretendere la realizzazione delle sue mire ter-ritoriali sul nizzardo e sulla Savoia, Corsica e Tunisia.
Nei primi giorni del conflitto, i due contendenti si limitarono a scambiarsi cannonate a distanza senza che le parti potessero intraprendere azioni offensive, vista la netta preminenza delle posizioni difensive che potevano contare su imponenti opere come la "Piccola Maginot", sul versante francese, e il Vallo alpino su quello italiano. [...]
Il 13 giugno a Pigna iniziarono le operazioni di trasferimento nel basso Piemonte dell'intero paese: i suoi abitanti furono sfollati nell'alessandrino e ripartiti tra i paesi di Parodi Ligure, Voltaggio e Gavi.
Durante il viaggio in treno, che doveva portarli a destinazione, incapparono nel bombardamento navale di Genova del 14 giugno quando il secondo gruppo della terza squadra navale francese, composto dagli incrociatori Dupleix e Colbert e altre cinque cacciatorpediniere, sorpresero le difese costiere e si avvicinarono alla costa aprendo il fuoco con i grossi calibri. Il treno, che trasportava i pignaschi verso la loro destinazione, si fermò pericolosamente sul ponte sul Polcevera, a causa dell'interruzione dell'elettricità sulla linea, rimanendo indifeso e in situazione drammatica.
La paura fu tanta, ma fortunatamente nessuna ogiva causò danni nelle vicinanze del ponte.


L'intero paese volle ricordare l'episodio con un quadro che tuttora è esposto nella chiesa di San Michele. 

In questa foto, fatta dallo Studio Mariani di Ventimiglia a ottobre 1934, il dottor Antonio Diana è la persona in primo piano rivolta verso l'obiettivo
 
Il 28 agosto 1940, quando ormai già da mesi Pigna era tornata alla sua solita quotidianità, "La Stampa" dava notizia che il segretario comunale di Pigna, Isolabona e Apricale ed il medico condotto dottor Diana venivano revocati dal loro incarico, previo provvedimento disciplinare, per aver abbandonato il loro posto in un momento di calamità pubblica durante lo sgombero forzato della popolazione di confine. [...] 

Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016
 
[ Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016  ]