Imperia, Viale Giacomo Matteotti: Monumento ai Caduti nella Grande Guerra |
All’indomani della fine della Prima guerra mondiale la dimensione commemorativa è ancora fortemente legata alla spontanea iniziativa delle comunità.
Troppi i corpi senza nome e i nomi senza corpi che consegnano ora all’oblio ora alla speranza i pensieri delle famiglie.
I lavori di riconoscimento delle salme procedono a rilento mentre i congiunti dei soldati scomparsi al fronte attendono di conoscere il luogo dove piangere i propri cari.
Troppi i corpi senza nome e i nomi senza corpi che consegnano ora all’oblio ora alla speranza i pensieri delle famiglie.
I lavori di riconoscimento delle salme procedono a rilento mentre i congiunti dei soldati scomparsi al fronte attendono di conoscere il luogo dove piangere i propri cari.
[...]
L’importanza di dare nomi ai corpi è alla base della commemorazione: nominare per restituire esistenza ai caduti, scolpire i nomi per sottrarli all’anonimato. [...]
A questo ordine di problemi si aggiunge la questione dei prigionieri italiani scomparsi all’estero - circa 100.000 - alla cui lista hanno lavorato diverse commissioni nel dopoguerra con l’obiettivo di recuperarne i resti. [...]
A questo ordine di problemi si aggiunge la questione dei prigionieri italiani scomparsi all’estero - circa 100.000 - alla cui lista hanno lavorato diverse commissioni nel dopoguerra con l’obiettivo di recuperarne i resti. [...]
Dieci anni di lavori hanno così attraversato il passaggio dall’Italia liberale a quella fascista, sconfinando in mitopoiesi. [...]
Negli anni del difficile dopoguerra il municipio di Porto Maurizio [oggi Imperia] chiede che le salme provenienti dal fronte vengano possibilmente spedite in un’unica soluzione.
Le sepolture sono infatti sparse in centinaia di cimiteri militari.
Plava, Piano di Salere, Monte Cucco: dai bollettini individuali di trasporto ferroviario delle salme si evincono le diverse località di sepoltura.
L’Ufficio centrale per la cura e le onoranze delle salme dei caduti in guerra risponderà negativamente poiché le esumazioni vengono fatte zona per zona, sgombrando le camere ardenti una ad una per poi passare ad altri settori [...]
Con il trascorrere del tempo la questione del trasporto travalica l’importanza burocratica e assume valenza politica. Ne è testimonianza una lettera del prefetto di Porto Maurizio al sindaco di Porto Maurizio datata 12 aprile 1923 nella quale si autorizza il trasporto di una salma ma al tempo stesso se ne raccomanda la cura scrupolosa. Agli occhi del prefetto fascista appare ormai evidente "l’importanza che i trasporti delle salme dei caduti in guerra acquistano nel sentimento Nazionale, e raccomand[a] alla particolare sua attenzione per ottenere che ad essi venga dedicata tutta quella cura e riguardo che meritano".
La centralità della cura dei corpi dei militari risponde ad esigenze su vari livelli. Pochi mesi prima dell’avvento del regime, nel maggio del 1922, la stessa autorità prefettizia aveva subìto diverse pressioni da parte di alcune vedove e madri in lutto della vicina Oneglia proprio in merito alla decorosa sistemazione dei caduti.
Le donne chiedono che il sindaco conceda loro, gratuitamente, una tomba nel cimitero comunale per deporvi le salme dei mariti e figli morti in guerra, i cui resti di lì a poco saranno portati dal fronte a casa. La delegazione femminile afferma di non avere i mezzi finanziari per acquistare le tombe, e reclama un intervento amministrativo del primo cittadino.
Il sindaco di Oneglia [oggi Imperia] riferisce al prefetto in materia attraverso comunicazione scritta: il testo della missiva è interessante poiché manifesta l’incompatibilità tra le richieste dei famigliari e le disponibilità economiche dell’amministrazione. Di qui l’idea di mediare tra le due realtà e realizzare un’opera a carattere monumentale per onorarne il ricordo. In questa fase a muovere la commemorazione sembra essere dunque la razionalità economica prima del sentimento patriottico:
"Gli Onegliesi morti in guerra o - come militari - per causa diretta della stessa, sono oltre il centinaio. V.S.I. vede pertanto l’impossibilità di poter aderire senz’altro alla richiesta delle vedove o madri di cui nella lettera qui in alto ricordata, perché l’accoglimento di detta richiesta costituirebbe un precedente tale per cui si dovrebbe senza eccezioni assegnare gratuitamente la tomba ad ogni vedova o ad ogni genitore, per la salma del marito o del figlio. La
Giunta però, astraendo da ogni questione politica per conseguire solamente uno scopo umano ed idealistico nello stesso tempo, ha pensato di costruire una specie di tozzo obelisco nel cimitero, in cui possano essere comprese tutte le salme dei caduti mediante alveoli da cedersi a prezzo minimo ai soli abbienti, e gratuitamente a tutti gli altri". [...]
La manifestazione dei tratti celebrativi nella fase iniziale della commemorazione dei caduti della Grande Guerra vive dunque di coesistenza tra percezione intima della sofferenza e valorizzazione in chiave sociale del sacrificio.
Un esempio in questo senso è racchiuso nella lettera del 17 ottobre 1918 - a guerra ancora in corso - indirizzata dal Comando del presidio militare di Porto Maurizio al sindaco della città. In essa emerge una precoce manifestazione di vero e proprio culto dei caduti, spontaneo e sincero: "Sarebbe vivo desiderio di questo Comando che, nell’occasione della commemorazione dei defunti, le tombe dei militari morti nell’adempimento dei propri doveri verso la Patria non mancassero di quelle attenzioni, che le famiglie sogliono prodigare ai loro defunti. Lo scrivente sarebbe ben grato alla S.V. ILL.ma se, presi gli accordi coll’autorità ecclesiastica, si potessero cospargere di fiori i loculi che racchiudono i resti dei nostri eroici fratelli. Ciò non potrebbe che riuscire molto gradito alla popolazione, la quale ha un vero culto per i poveri morti gloriosi". [...]
Siamo nel novembre del 1921 e il Sottocomitato per le onoranze al milite ignoto della Città di Porto Maurizio organizza così manifestazioni in concomitanza con la traslazione del milite ignoto. Il programma prevede la celebrazione di una
messa e la formazione di un corteo che sfila alla marina e al cimitero. Alle famiglie dei caduti è assegnato il posto d’onore sia alla cerimonia sia al corteo. Sono invitati tutti gli istituti e i sodalizi cittadini, chiamati a presenziare con vessillo e rappresentanze. Si esortano i cittadini a far sventolare il tricolore dalle finestre, a non lavorare e chiudere i negozi. La cittadinanza è chiamata a partecipare al corteo "in silenzioso raccoglimento" senza turbare "il pensoso commosso omaggio degli animi". L’invito finale è quello di dimenticare ogni contrasto politico di parte per adempiere ad un "sublime rito di riconoscenza e di rimpianto". Emblematica in questo contesto la risposta della Camera del lavoro di Porto Maurizio che con i suoi associati aveva dato vita prima e durante il conflitto armato ad una fiera opposizione pacifista:
"NON POSSIAMO E NON VOGLIAMO ADERIRE ALLE CELEBRAZIONI DAL COMITATO INDETTE.
Noi, rappresentanti della classe operaia organizzata, la più, la sola che abbia sofferto e soffra,
portiamo sulla Tomba sacra di Valle, il nostro ricordo con una modesta corona,
la quale dice tutto il dolore del popolo nostro e riconsacra la nostra fervente fede in un migliore avvenire senza frontiere di sorta, senza guerra, senza armi.
E se Valle potesse essere per un istante solo il Lazzaro, sarebbe con Noi, come con noi fu durante la Vita atrocemente infrantagli".
Donne e uomini che non avevano mai smesso di fronteggiare la guerra e che ora non intendono partecipare alle onoranze per il milite ignoto; il loro rifiuto categorico svela infine una contro-memoria destinata a svanire sotto i colpi dell’ipertrofia celebrativa tardo liberale prima e fascista poi. [...]
Non sono soltanto pietre e marmi a caratterizzare le opere dedicate ai caduti: con l’iniziativa del sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi lanciata nel dicembre del 1922 si istituzionalizza la creazione di viali e parchi della rimembranza, spazi verdi dove ad ogni caduto deve corrispondere una pianta. [...]
Con lo stesso fervore patriottico anche Porto Maurizio e Oneglia accolgono immediatamente l’iniziativa ministeriale e si lanciano nella realizzazione di un proprio parco della rimembranza. Ancora una volta le tendenze particolariste delle due realtà cittadine avranno la meglio sul processo di accorpamento amministrativo.
A pochi mesi dell’unificazione nella città di Imperia infatti, i due comuni decidono di dotarsi di due spazi verdi differenti per onorare ciascuna la memoria dei propri caduti.
Oneglia inaugura dunque il suo parco il 10 maggio 1923 sulla spianata dedicata a De Amicis; gli alberi ricordano - si legge nel comunicato del commissario prefettizio cittadino - "il nome di un Vostro Concittadino che coll’olocausto della propria vita ha concorso alla conquista dei nuovi e più giusti confini della Patria".
Porto Maurizio era stata ancor più reattiva rispetto agli stimoli governativi, recependo la proposta di Lupi già nel gennaio del 1923. A quel tempo la direzione didattica delle scuole elementari comunali aveva subito eletto un comitato esecutivo per la realizzazione del parco. [...]
Le sepolture sono infatti sparse in centinaia di cimiteri militari.
Plava, Piano di Salere, Monte Cucco: dai bollettini individuali di trasporto ferroviario delle salme si evincono le diverse località di sepoltura.
L’Ufficio centrale per la cura e le onoranze delle salme dei caduti in guerra risponderà negativamente poiché le esumazioni vengono fatte zona per zona, sgombrando le camere ardenti una ad una per poi passare ad altri settori [...]
Con il trascorrere del tempo la questione del trasporto travalica l’importanza burocratica e assume valenza politica. Ne è testimonianza una lettera del prefetto di Porto Maurizio al sindaco di Porto Maurizio datata 12 aprile 1923 nella quale si autorizza il trasporto di una salma ma al tempo stesso se ne raccomanda la cura scrupolosa. Agli occhi del prefetto fascista appare ormai evidente "l’importanza che i trasporti delle salme dei caduti in guerra acquistano nel sentimento Nazionale, e raccomand[a] alla particolare sua attenzione per ottenere che ad essi venga dedicata tutta quella cura e riguardo che meritano".
La centralità della cura dei corpi dei militari risponde ad esigenze su vari livelli. Pochi mesi prima dell’avvento del regime, nel maggio del 1922, la stessa autorità prefettizia aveva subìto diverse pressioni da parte di alcune vedove e madri in lutto della vicina Oneglia proprio in merito alla decorosa sistemazione dei caduti.
Le donne chiedono che il sindaco conceda loro, gratuitamente, una tomba nel cimitero comunale per deporvi le salme dei mariti e figli morti in guerra, i cui resti di lì a poco saranno portati dal fronte a casa. La delegazione femminile afferma di non avere i mezzi finanziari per acquistare le tombe, e reclama un intervento amministrativo del primo cittadino.
Il sindaco di Oneglia [oggi Imperia] riferisce al prefetto in materia attraverso comunicazione scritta: il testo della missiva è interessante poiché manifesta l’incompatibilità tra le richieste dei famigliari e le disponibilità economiche dell’amministrazione. Di qui l’idea di mediare tra le due realtà e realizzare un’opera a carattere monumentale per onorarne il ricordo. In questa fase a muovere la commemorazione sembra essere dunque la razionalità economica prima del sentimento patriottico:
"Gli Onegliesi morti in guerra o - come militari - per causa diretta della stessa, sono oltre il centinaio. V.S.I. vede pertanto l’impossibilità di poter aderire senz’altro alla richiesta delle vedove o madri di cui nella lettera qui in alto ricordata, perché l’accoglimento di detta richiesta costituirebbe un precedente tale per cui si dovrebbe senza eccezioni assegnare gratuitamente la tomba ad ogni vedova o ad ogni genitore, per la salma del marito o del figlio. La
Giunta però, astraendo da ogni questione politica per conseguire solamente uno scopo umano ed idealistico nello stesso tempo, ha pensato di costruire una specie di tozzo obelisco nel cimitero, in cui possano essere comprese tutte le salme dei caduti mediante alveoli da cedersi a prezzo minimo ai soli abbienti, e gratuitamente a tutti gli altri". [...]
La manifestazione dei tratti celebrativi nella fase iniziale della commemorazione dei caduti della Grande Guerra vive dunque di coesistenza tra percezione intima della sofferenza e valorizzazione in chiave sociale del sacrificio.
Un esempio in questo senso è racchiuso nella lettera del 17 ottobre 1918 - a guerra ancora in corso - indirizzata dal Comando del presidio militare di Porto Maurizio al sindaco della città. In essa emerge una precoce manifestazione di vero e proprio culto dei caduti, spontaneo e sincero: "Sarebbe vivo desiderio di questo Comando che, nell’occasione della commemorazione dei defunti, le tombe dei militari morti nell’adempimento dei propri doveri verso la Patria non mancassero di quelle attenzioni, che le famiglie sogliono prodigare ai loro defunti. Lo scrivente sarebbe ben grato alla S.V. ILL.ma se, presi gli accordi coll’autorità ecclesiastica, si potessero cospargere di fiori i loculi che racchiudono i resti dei nostri eroici fratelli. Ciò non potrebbe che riuscire molto gradito alla popolazione, la quale ha un vero culto per i poveri morti gloriosi". [...]
Siamo nel novembre del 1921 e il Sottocomitato per le onoranze al milite ignoto della Città di Porto Maurizio organizza così manifestazioni in concomitanza con la traslazione del milite ignoto. Il programma prevede la celebrazione di una
messa e la formazione di un corteo che sfila alla marina e al cimitero. Alle famiglie dei caduti è assegnato il posto d’onore sia alla cerimonia sia al corteo. Sono invitati tutti gli istituti e i sodalizi cittadini, chiamati a presenziare con vessillo e rappresentanze. Si esortano i cittadini a far sventolare il tricolore dalle finestre, a non lavorare e chiudere i negozi. La cittadinanza è chiamata a partecipare al corteo "in silenzioso raccoglimento" senza turbare "il pensoso commosso omaggio degli animi". L’invito finale è quello di dimenticare ogni contrasto politico di parte per adempiere ad un "sublime rito di riconoscenza e di rimpianto". Emblematica in questo contesto la risposta della Camera del lavoro di Porto Maurizio che con i suoi associati aveva dato vita prima e durante il conflitto armato ad una fiera opposizione pacifista:
"NON POSSIAMO E NON VOGLIAMO ADERIRE ALLE CELEBRAZIONI DAL COMITATO INDETTE.
Noi, rappresentanti della classe operaia organizzata, la più, la sola che abbia sofferto e soffra,
portiamo sulla Tomba sacra di Valle, il nostro ricordo con una modesta corona,
la quale dice tutto il dolore del popolo nostro e riconsacra la nostra fervente fede in un migliore avvenire senza frontiere di sorta, senza guerra, senza armi.
E se Valle potesse essere per un istante solo il Lazzaro, sarebbe con Noi, come con noi fu durante la Vita atrocemente infrantagli".
Donne e uomini che non avevano mai smesso di fronteggiare la guerra e che ora non intendono partecipare alle onoranze per il milite ignoto; il loro rifiuto categorico svela infine una contro-memoria destinata a svanire sotto i colpi dell’ipertrofia celebrativa tardo liberale prima e fascista poi. [...]
Non sono soltanto pietre e marmi a caratterizzare le opere dedicate ai caduti: con l’iniziativa del sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi lanciata nel dicembre del 1922 si istituzionalizza la creazione di viali e parchi della rimembranza, spazi verdi dove ad ogni caduto deve corrispondere una pianta. [...]
Con lo stesso fervore patriottico anche Porto Maurizio e Oneglia accolgono immediatamente l’iniziativa ministeriale e si lanciano nella realizzazione di un proprio parco della rimembranza. Ancora una volta le tendenze particolariste delle due realtà cittadine avranno la meglio sul processo di accorpamento amministrativo.
A pochi mesi dell’unificazione nella città di Imperia infatti, i due comuni decidono di dotarsi di due spazi verdi differenti per onorare ciascuna la memoria dei propri caduti.
Oneglia inaugura dunque il suo parco il 10 maggio 1923 sulla spianata dedicata a De Amicis; gli alberi ricordano - si legge nel comunicato del commissario prefettizio cittadino - "il nome di un Vostro Concittadino che coll’olocausto della propria vita ha concorso alla conquista dei nuovi e più giusti confini della Patria".
Porto Maurizio era stata ancor più reattiva rispetto agli stimoli governativi, recependo la proposta di Lupi già nel gennaio del 1923. A quel tempo la direzione didattica delle scuole elementari comunali aveva subito eletto un comitato esecutivo per la realizzazione del parco. [...]
Graziano Mamone, Morti e viventi. Lutto e memoria della Grande Guerra in Liguria in Memorie di pietra. Testimonianze della Grande Guerra in Liguria, Consiglio regionale della Liguria, 2018