mercoledì 25 gennaio 2023

Giunto che sia in vicinanza del paese di Bordighera crede d’essere d’improvviso capitato in un paese della Palestina o della Tunisia

Bordighera (IM): Parco Winter

Si può interpretare la trasformazione della Riviera e dei laghi insubrici (forse anche di altre località come la costiera amalfitana o palermitana) tra Ottocento e Novecento come guidata da una più o meno consapevole immagine di cosmopolitismo - questi luoghi divennero infatti mete privilegiate di un’élite internazionale, che costruì ville e giardini che rispecchiavano i viaggi, le acquisizioni, l’apertura dei commerci e la varietà di riferimenti culturali; il paesaggio delle ville trasformò profondamente l’impronta vegetale dei luoghi. La presenza di questa élite indusse man mano alla crescita di stabilimenti e attrezzature di gusto eclettico (ad es. terme, casinò, eccetera), e ad un arredo urbano effervescente, che utilizzava la varietà e la novità, insomma l’esotismo, come attrattiva.
La trasformazione è perdurata per tutto il XX secolo; inutile dire che queste località hanno attratto il turismo di massa, le cui espressioni architettoniche e vegetali hanno imitato e perpetuato il riferimento eclettico. Il paesaggio delle seconde case, traboccante di esotismi, è in fondo una costruzione collettiva guidata da desiderio di trovare un’oasi lussureggiante.
Può essere interessante leggere i commenti dei contemporanei che colsero l’inizio di questo processo. Ad esempio Eduard André, nel suo 'Traité Général de la Composition des Parcs et Jardins' del 1879, dedica un paragrafo a “Les plantations dans le Midi”, citando ville celebri e parchi botanici, in cui trovano luogo piante di tutte le latitudini: “Sur l’étroit littoral qui s’etend d’Hyerès à Menton, en passant par Cannes, Antibes, Nice, Monaco, Bordighera, où la végétation subtropicale donne l’idée d’un primtemps perpétuel. C’est la region de l’oranger” (Ivi: 647). Più avanti cita alcuni giardini, ad es. villa Pallavicini a Pegli e la villa di Charles Garnier a Bordighera. Qui “Les arbres qui impriment à Bordighera et à San Remo un caractère oriental, les oliviers et les palmiers-dattiers, sont représentés par de forts exemplaires, et le tout est extremêle d’opuntias, de figuiers et d’agaves qui complètent l’aspect méridional de cette plantation.” (Ivi: 801).
[...] Le palme sono sicuramente l’elemento principe nella ricerca di una connotazione esotica e calda. Le coste settentrionali del Mediterraneo conoscevano la palma nana (Chamaerops humilis), indigena, e la palma da dattero (Phoenix dactilifera) introdotta dai Romani, ma presente in poche località. André coglie il momento in cui nasce la moda delle palme esotiche e si cerca di allargare la scelta: “Les palmiers, dans la région du Midi, fourniraient quelques espèces capable de former des plantations d’allignement. Le dattier (Phoenix dactylifera) est déjà représenté à Nice, et sourtout a Hyères, par de beaux exemplaires adultes. On en a planté plusieurs boulevards, qui seront d’une rare beauté avant peu d’années. Les chamérops de Chine (Chamaerops Fortunei), le corypha d’Australie (Corypha australis) et peut-être d’autres espèces prosperaient également" (Ivi: 630).
Per la verità l’introduzione delle palme nell’arredo cittadino suscitò anche perplessità, ed esse furono paragonate a “plumeau à poussière”, ma alla fine vinsero, e divennero l’emblema della Costa Azzurra (Stefulesco 1993: 59)
A Bordighera Ludwig Winter, già realizzatore del giardino Hanbury a Ventimiglia, impiantò nel 1875 un vivaio specializzato in palme che, grazie alla nuova ferrovia del Sempione, esportava in tutta Europa, presentandosi in tutte le esposizioni internazianali con i suoi cataloghi multilingue (Viacava 1996). In realtà egli scelse una località che aveva una tradizione nella coltivazione della palma: qui infatti Phoenix dactilifera era coltivata per le foglie, usate a sia nella Pasqua ebraica che in quella cristiana - la città aveva il privilegio perpetuo di inviarle a Roma per le festività. “(...) in ragione appunto di questa speciale coltura in una parte del nostro circondario, la costituzione della repubblica ligure del 2 dicembre 1797, nella intitolazione delle diciannove giurisdizioni in che si divideva il territorio, denominò quella di San Remo suo capoluogo ‘Giurisdizione delle Palme’” <10, secondo uno studioso ligure di temi agronomici, Antonio Zirio.
La presenza delle palme diventa fattore di orgoglio e identità dei luoghi - un’identità che si basa proprio su elementi di esoticità -, come testimoniato dalle parole dello studioso, che scrive nel 1870:
“Il viaggiatore, che per la prima volta percorre la strada nazionale della nostra riviera da Genova a Nizza, giunto che sia in vicinanza del paese di Bordighera crede d’essere d’improvviso capitato in un paese della Palestina o della Tunisia: tanta ivi si presenta al suo sguardo moltitudine di giganteschi alberi di palma, dei quali è coperso quell’ameno e ferace territorio”.
Tra la costituzione della “Giurisdizione delle Palme” e i tempi in cui scrive Zirio è scoppiata la moda delle palme esotiche, puramente decorative, dando origine quasi ad una gara tra località che dimostravano al turismo nascente la mitezza del proprio clima. Già André presenta anche immagini del lungomare di Nizza, che fu presto imitato da Bordighera, Sanremo e via via dagli altri centri che si attrezzarono per sottrarre al mare e ai pescatori una fascia di terra da adibire al passeggio pubblico.
[...] L’Italia conosceva principalmente la palma nana (autoctona, anche se non su tutte le coste) e la palma da dattero, introdotta già in epoca romana per i frutti, e presente nella Riviera francese e di ponente. In Liguria essa non aveva utilizzo alimentare, ma esisteva un commercio di foglie per le festività religiose: a Bordighera si fabbricavano i “palmorelli” per la Pasqua ebraica e la stessa città aveva il privilegio perpetuo di rifornire il Papato per la festività delle Palme; pare che per questo motivo nel 1797 la giurisdizione di San Remo venisse chiamata “Giurisdizione delle Palme” (Viacava 1996). Verso la fine dell’Ottocento, quando nasce la Riviera come attrazione, la presenza delle palme diventa fattore di orgoglio e identità dei luoghi - un’identità che si basa proprio su elementi di esoticità.
La denominazione di “Riviera delle Palme” è ora sfruttata dall’Azienda di Promozione Turistica. Nel 1999, in occasione di un convegno su Patrimoines du tourisme et du voyage organizzato dal Consiglio d’Europa, è nato un progetto di collaborazione tra località costiere mediterranee il cui ambiente è stato fortemente trasformato dal turismo e la ui immagine è particolarmente legata alla flora <40: il Servizio Beni Ambientali del Comune di Sanremo (già nota come “Città dei Fiori” - non certo per i fiori spontanei -) è tra i più attivi promotori, e non sarà un caso che la sua home-page si apra, anziché su di un’immagine di macchia mediterranea, su di un’immagine di palme, con il motto “palme, giardini, cultura e altro ancora...” <41. Insomma, si può dire che le palme sono parte dell’immagine dei luoghi non solo per i turisti, ma anche per la comunità locale.
[NOTE]
10 Zirio A., 1870, in La Liguria Agricola, Sanremo; cit. in Viacava 1996: 92.
40 Il progetto è denominato Progetto Plinio; cfr. Gatti 2000.
41 www.sanremonet.com/sanremo/beniambientali/index.htm, visitato 14.02.2002. Il Servizio Beni Ambientali del Comune di Sanremo organizza dal 1999 i Dies palmarum. Biennale europea delle palme (II ed. “Palme! patrimonio del paesaggio mediterraneo” 6-7 dicembre 2001).
Claudia Cassatella, La presenza esotica nel paesaggio. Vegetazione autoctona ed esotica come scelta progettuale, Università degli Studi di Firenze, Tesi di Dottorato, 2003