Ventimiglia (IM): la passerella sul Roia in oggi in gran parte distrutta da una recente piena del fiume e, pertanto, inagibile |
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L'astio con Luigi si era ancor più accentuato qualche tempo prima, quando il giovane era stato selezionato dall'allenatore di calcio della Ventimigliese per andare a fare un provino nel nuovo campo sportivo di Peglia [zona di Ventimiglia tra il ponte della ferrovia ed il fiume Roia] onde valutare la possibilità di un suo inserimento nelle squadre giovanili.
Il novello "Gigi Riva" non aveva trovato di meglio che andare ad allenarsi per l'evento nel cortile dell'officina e subito erano iniziate le lamentele del pensionato, il quale non ricevendo considerazione dallo "screanzato capellone", si era prontamente recato nel negozio del nonno ad esternare le sue vigorose proteste. L'anziano avo non attendeva altro per prendersi una rivincita sul rinomato attaccabrighe e dopo averlo ben fatto sfogare a suon di colorite frasi, aveva prontamente troncato la discussione: alzando lo sguardo da sotto gli occhiali, con un'occhiata commiserevole, l'aveva zittito dicendogli «... E vui sé couscì scignuru che a st'ura de dopu de sdernà ve ne andè a dorme?... In scangiu de fave mantegni a descrocu da chela santa dona de vustra muiè... andè a travaglià cume fasu mi... vieré che nisciun ve darà de fastidiu [... E lei è così signore che a quest'ora di dopopranzo se ne va a dormire?... Invece di farsi mantenere a scrocco da quella santa donna di sua moglie... vada a lavorare come faccio io... vedrà che nessuno le darà fastidio]».
Luigi, indispettito dalla presenza dell'anziano, sostenendone lo sguardo prontamente gli rispose «Sto studiando il moto dei massimi sistemi».
«Come il moto dei massimi sistemi? - replicò dubbioso l'attaccabrighe - mi sembra che invece stai piantando un chiodo!».
«Se lo vede da solo perché me lo chiede?».
«... E perché pianti un chiodo?».
«Perchè avevo in testa il chiodo di piantare un chiodo e l'ho piantato!».
«... Ma non si può!».
«Come non si può... e chi lo dice?».
«Lo dico io».
«E che autorità ha lei per dire così? Non è mica il sindaco!».
«O bella e che c'entra il sindaco... Il muro non è mica tuo!».
«Ma neanche suo... non sa che l'arredo urbano appartiene alla città e di conseguenza a tutti i cittadini... quindi è un po' anche mio».
«Che storie sono queste... non possiamo tutti fare quello che vogliamo fare... altrimenti... ».
«Altrimenti cosa? Non sa che c'è la libertà?... È dalla rivoluzione francese che se ne parla».
«Ma che rivoluzione francese del piffero... se tutti facessero così ci sarebbe l'anarchia!».
«A parte che se ci fosse l'anarchia non sarebbe neanche poi tanto male... e la rivoluzione culturale dove la mette?».
«La rivoluzione culturale... fa bene Pasolini a dire che voi giovani non siete altro che dei piccoli borghesi... senza cognizione del vero senso del proletariato!».
«Pasolini non è altro che un socialimperialista! Si legga Marcuse e lasci in pace chi sta lavorando per dare alla città un'opera d'arte. Proprio lei, che non ha mai lavorato, mi viene a parlare di proletariato... Non c'è più limite alla degenerazione della nostra civiltà».
Punto sul vivo Michele decise di abbandonare la contesa, allontanandosi fra mille borbottii e Luigi si approntò a terminare l'opera con ancora più vigore.
Il chiodo aveva raggiunto il giusto punto di penetrazione e faceva la sua bella figura al centro del muro proiettando l'ombra sulla nivea parete.
Il giovane contestatore era soddisfatto del suo capolavoro e col carboncino si stava accingendo a firmare l'opera d'arte, quando all'improvviso ricomparve Michele. Nelle mani stringeva una grossa tenaglia e senza proferire parola alcuna, avvicinatosi al chiodo, con un vigoroso colpo, dopo averlo preso nella morsa dell'attrezzo, lo "arrancò" [strappò] via dalla parete.
Luigi esterrefatto rimase un attimo senza parole, quindi, livido in volto per la rabbia apostrofò rudemente il pensionato «Cosa sta facendo?».
Con un sorriso beffardo Michele prontamente replicò al giovane «Sto studiando il moto dei massimi sistemi».
«Ma che massimi sistemi e massimi sistemi! Ha "arrancato" il chiodo».
«Se lo hai visto perché me lo chiedi?».
«... E perché lo ha "arrancato"?».
«Avevo in testa il chiodo di "arrancare" un chiodo e l'ho "arrancato"!».
«Ma non lo poteva fare!».
«Perché non avrei potuto... e chi lo dice?».
«Lo dico io!».
«E che autorità hai per dire così? Non sei mica il sindaco!».
«Ma che sindaco e sindaco... il muro non è mica suo!».
«Ma neanche tuo... L'hai detto tu che l'arredo urbano appartiene alla città e di conseguenza a tutti i cittadini... quindi è un po' anche mio».
«Che storie sono queste... non può mica fare tutto quello che vuole a suo piacimento...».
«Come non posso! L'hai detto tu che esiste la libertà e che è sin dalla rivoluzione francese che se parla!».
«Si diverta pure a parlare con le mie parole... ora tirerà in ballo anche la rivoluzione culturale... ma il chiodo era il mio».
«Come il tuo... vedi che aveva ragione Pasolini... ora veramente dimostri di essere soltanto un piccolo borghese che difende la proprietà privata».
Luigi a questo punto preferì troncare la discussione: con un personaggio del genere, per il momento ritenne meglio lasciare perdere... nel laboratorio del nonno c'era almeno un centinaio di chiodi altrettanto grossi e solidi, non aveva che l'imbarazzo della scelta. Mestamente prese la via della passerella [sul fiume Roia, vicino alla foce, in Ventimiglia] per ritornare a casa borbottando fra sé e sé: «Ci mancava pure che anche Pasolini "ci mettesse il becco" sulla contestazione giovanile: grazie a lui, ora anche uno come Michele, che non ha mai fatto nulla in vita sua, si sente autorizzato, in nome del proletariato, a parlare contro i giovani contestatori, che come me cercano di dare al mondo un domani migliore».
Gaspare Caramello, A Foura du Bestentu. Racconti e Novelle della Ventimiglia di oggi e di ieri, Alzani, 2006, pp. 74-76
Il novello "Gigi Riva" non aveva trovato di meglio che andare ad allenarsi per l'evento nel cortile dell'officina e subito erano iniziate le lamentele del pensionato, il quale non ricevendo considerazione dallo "screanzato capellone", si era prontamente recato nel negozio del nonno ad esternare le sue vigorose proteste. L'anziano avo non attendeva altro per prendersi una rivincita sul rinomato attaccabrighe e dopo averlo ben fatto sfogare a suon di colorite frasi, aveva prontamente troncato la discussione: alzando lo sguardo da sotto gli occhiali, con un'occhiata commiserevole, l'aveva zittito dicendogli «... E vui sé couscì scignuru che a st'ura de dopu de sdernà ve ne andè a dorme?... In scangiu de fave mantegni a descrocu da chela santa dona de vustra muiè... andè a travaglià cume fasu mi... vieré che nisciun ve darà de fastidiu [... E lei è così signore che a quest'ora di dopopranzo se ne va a dormire?... Invece di farsi mantenere a scrocco da quella santa donna di sua moglie... vada a lavorare come faccio io... vedrà che nessuno le darà fastidio]».
Luigi, indispettito dalla presenza dell'anziano, sostenendone lo sguardo prontamente gli rispose «Sto studiando il moto dei massimi sistemi».
«Come il moto dei massimi sistemi? - replicò dubbioso l'attaccabrighe - mi sembra che invece stai piantando un chiodo!».
«Se lo vede da solo perché me lo chiede?».
«... E perché pianti un chiodo?».
«Perchè avevo in testa il chiodo di piantare un chiodo e l'ho piantato!».
«... Ma non si può!».
«Come non si può... e chi lo dice?».
«Lo dico io».
«E che autorità ha lei per dire così? Non è mica il sindaco!».
«O bella e che c'entra il sindaco... Il muro non è mica tuo!».
«Ma neanche suo... non sa che l'arredo urbano appartiene alla città e di conseguenza a tutti i cittadini... quindi è un po' anche mio».
«Che storie sono queste... non possiamo tutti fare quello che vogliamo fare... altrimenti... ».
«Altrimenti cosa? Non sa che c'è la libertà?... È dalla rivoluzione francese che se ne parla».
«Ma che rivoluzione francese del piffero... se tutti facessero così ci sarebbe l'anarchia!».
«A parte che se ci fosse l'anarchia non sarebbe neanche poi tanto male... e la rivoluzione culturale dove la mette?».
«La rivoluzione culturale... fa bene Pasolini a dire che voi giovani non siete altro che dei piccoli borghesi... senza cognizione del vero senso del proletariato!».
«Pasolini non è altro che un socialimperialista! Si legga Marcuse e lasci in pace chi sta lavorando per dare alla città un'opera d'arte. Proprio lei, che non ha mai lavorato, mi viene a parlare di proletariato... Non c'è più limite alla degenerazione della nostra civiltà».
Punto sul vivo Michele decise di abbandonare la contesa, allontanandosi fra mille borbottii e Luigi si approntò a terminare l'opera con ancora più vigore.
Il chiodo aveva raggiunto il giusto punto di penetrazione e faceva la sua bella figura al centro del muro proiettando l'ombra sulla nivea parete.
Il giovane contestatore era soddisfatto del suo capolavoro e col carboncino si stava accingendo a firmare l'opera d'arte, quando all'improvviso ricomparve Michele. Nelle mani stringeva una grossa tenaglia e senza proferire parola alcuna, avvicinatosi al chiodo, con un vigoroso colpo, dopo averlo preso nella morsa dell'attrezzo, lo "arrancò" [strappò] via dalla parete.
Luigi esterrefatto rimase un attimo senza parole, quindi, livido in volto per la rabbia apostrofò rudemente il pensionato «Cosa sta facendo?».
Con un sorriso beffardo Michele prontamente replicò al giovane «Sto studiando il moto dei massimi sistemi».
«Ma che massimi sistemi e massimi sistemi! Ha "arrancato" il chiodo».
«Se lo hai visto perché me lo chiedi?».
«... E perché lo ha "arrancato"?».
«Avevo in testa il chiodo di "arrancare" un chiodo e l'ho "arrancato"!».
«Ma non lo poteva fare!».
«Perché non avrei potuto... e chi lo dice?».
«Lo dico io!».
«E che autorità hai per dire così? Non sei mica il sindaco!».
«Ma che sindaco e sindaco... il muro non è mica suo!».
«Ma neanche tuo... L'hai detto tu che l'arredo urbano appartiene alla città e di conseguenza a tutti i cittadini... quindi è un po' anche mio».
«Che storie sono queste... non può mica fare tutto quello che vuole a suo piacimento...».
«Come non posso! L'hai detto tu che esiste la libertà e che è sin dalla rivoluzione francese che se parla!».
«Si diverta pure a parlare con le mie parole... ora tirerà in ballo anche la rivoluzione culturale... ma il chiodo era il mio».
«Come il tuo... vedi che aveva ragione Pasolini... ora veramente dimostri di essere soltanto un piccolo borghese che difende la proprietà privata».
Luigi a questo punto preferì troncare la discussione: con un personaggio del genere, per il momento ritenne meglio lasciare perdere... nel laboratorio del nonno c'era almeno un centinaio di chiodi altrettanto grossi e solidi, non aveva che l'imbarazzo della scelta. Mestamente prese la via della passerella [sul fiume Roia, vicino alla foce, in Ventimiglia] per ritornare a casa borbottando fra sé e sé: «Ci mancava pure che anche Pasolini "ci mettesse il becco" sulla contestazione giovanile: grazie a lui, ora anche uno come Michele, che non ha mai fatto nulla in vita sua, si sente autorizzato, in nome del proletariato, a parlare contro i giovani contestatori, che come me cercano di dare al mondo un domani migliore».
Gaspare Caramello, A Foura du Bestentu. Racconti e Novelle della Ventimiglia di oggi e di ieri, Alzani, 2006, pp. 74-76