giovedì 27 giugno 2024

A Torria l'edificio rimase sede della scuola elementare fino al 1981

Torria, Frazione del Comune di Chiusanico (IM). Fonte: Wikimedia

La tesi in oggetto ha lo scopo di analizzare gli interventi di recupero e restauro conservativo dell'edificio del Santuario della Madonna della Neve in Torria, paese sito nella Valle Impero in provincia di Imperia [n.d.r.: Frazione del Comune di Chiusanico], e le relative coperture finanziarie derivanti dalla vendita di immobili di proprietà della Parrocchia di San Martino a cui il Santuario fa capo.
Questa analisi è stata promossa dalla Parrocchia al fine di avere un quadro più chiaro sui lavori da eseguire sul suddetto edificio ecclesiastico e per avere una stima sufficientemente affidabile sulla fattibilità economica dell'intervento.
Le valutazioni riportate nelle seguenti pagine sono suddivise in quattro capitoli principali, che partendo da un'analisi ad ampio raggio, vanno via via a focalizzarsi sullo specifico argomento oggetto di indagine. Ad essi si aggiungono la presente prefazione introduttiva, la conclusione riportanti le mie considerazioni finali ed la bibliografia riportante tutte le risorse utilizzate per la redazione della tesi in oggetto.
Il primo capitolo ha come titolo: “La Valle Impero” e ne studia i relativi aspetti storici, ambientali, urbanistici, amministrativi, viari e relativi alle tipicità edilizie presenti.
Il secondo capitolo nominato: “Il paese di Torria”, analizza il nucleo urbano ed il territorio limitrofo, prima sotto il profilo storico e demografico e poi da un punto di vista prettamente urbanistico, anche mediante la redazione di quattro tavole di rilievo: 2A) Comune censuario che evidenzia le destinazioni d'uso dei terreni, i percorsi viari e la collocazione del nucleo urbano principale e della sua borgata disgiunta; 2B) Mappa cellulare che grazie ad una
rappresentazione simbolica individua per i vari immobili il periodo di costruzione, la finalità d'uso, il numero di piani ed analizza gli spazi esterni; 2C) Mappa aggregato urbano che rappresenta la pianta delle coperture con l'indicazione degli ingressi degli edifici costituenti il borgo, nonché l'analisi degli spazi esterni; 2D) Sezioni urbane che permette di intuire l'andamento altimetrico dell'area più prossima al paese.
Il terzo capitolo chiamato: “Il Santuario della Madonna della Neve” è il cuore della tesi e riporta un'analisi storica dell'edificio e degli elementi circostanti, nonché il rilievo dello stato di fatto e gli interventi per il restauro anche grazie a sei elaborati grafici: 3A) Planimetria generale; 3B) Piante; 3C) Prospetti 1; 3D) Prospetti 2; 3E) Sezioni; 3F) Progetto che riporta i disegni dei locali laterali restaurati e la rappresentazione 3D dell'intero stabile.
Il capitolo quattro ha come titolo: “Asilo Parrocchiale” ed è il capitolo prettamente economico in cui sono riportati il computo metrico estimativo ed il cronoprogramma dei lavori, l'analisi del prezzo di vendita dell'immobile e l'analisi costi e ricavi che permette di definire la fattibilità dei suddetti interventi.
[...] Durante la seconda guerra mondiale, diversi uomini di Torria vennero impiegati sul fronte mentre nel periodo successivo all'armistizio dell'8 settembre 1943 ed all'occupazione tedesca, si registra la strage del passo di Vellego, in cui alcuni soldati tedeschi bloccarono e fucilarono un gruppo di uomini che andavano a scambiare olio in Piemonte, tra cui figuravano tre abitanti di Torria.
A partire dal secondo dopoguerra inizia l'edificazione delle case sparse, fuori dal nucleo storico del paese, che col passare degli anni sono arrivate a circa 15 abitazioni. Agli inizi degli anni '50 si assiste al rogo di un edificio in via Padre Gandolfo, col successivo crollo del piano terra e dei due soprastanti, le cui macerie andarono a riempire i due piani sotto strada. Dopo il consolidamento iniziale, in anni recenti si è operata una nuova messa in sicurezza e vi è stata realizzata una piccola piazza. Alla fine del decennio vengono cementificate le vie interne all'abitato, che cinquant'anni più tardi verranno pavimentate in pietra e mattoni.
Negli anni '70, su proposta del sindaco Vincenzo Armando Leone, vengono realizzate le strade interpoderali carrabili, per facilitare il collegamento tra i terreni agricoli ed il paese. Tale intervento suscitò l'ostracismo di alcuni proprietari per il passaggio della strada nei loro poderi, ma oggi i terreni ancora coltivati sono in buona parte quelli collegati da tali arterie.
Negli anni '80 viene ripavimentata la piazza centrale del paese e rinnovato il sagrato dinanzi alla parrocchiale. Nel decennio seguente, ad opera del comune, viene recuperato il podere della Dotta, di proprietà della chiesa. Su di esso viene realizzato un locale coperto per le manifestazioni con sovrastante parcheggio a servizio della piazza principale. Nel 1996 viene ristrutturato il campanile della parrocchiale. Nel 1997 muore Don Luigi Faraldi, ultimo parroco residente in paese e da quel momento le celebrazioni sono demandate a sacerdoti esterni. Con la sua eredità si è proceduto alla ristrutturazione della facciata della parrocchiale.
Nel nuovo secolo vengono ristrutturati il campanile del santuario, l'oratorio di San Giovanni Battista, viene pavimentata la via principale e si esegue il progetto di recupero dell'oratorio dell'Annunziata, i cui lavori non sono ancora iniziati per mancanza di fondi.
[...] Le tavole di rilievo sono state redatte mediante l'utilizzo della “Carta Tecnica Regionale regione Liguria in scala 1:5000”, la “Mappa Catastale del Comune Censuario di Torria” ed attraverso la misurazione diretta grandezze costituenti il nucleo urbano di Torria
I disegni costituenti le suddette tavole sono stati riportati nelle seguenti pagine con rappresentazioni non in scala. I disegni in esse presenti sono:
- Comune censuario di Torria, Catasto di Imperia, scala 1:10.0000, tavola 2A;
- Mappa cellulare del paese di Torria, scala 1:1.000, tavola 2B;
- Mappa aggregato urbano del paese di Torria, scala 1:1000, tavola 2C;
- Sezioni urbane del paese di Torria, scala 1:1000, tavola 2D.
[...] L'ex casa comunale
La tradizione secentesca riportata dal prevosto Alassio permette di affermare che l'attuale edificio insiste sul sito e parzialmente sulla muratura della domus communis medievale. Gli atti consolari superstiti dei secoli XVIII e XIX fanno riferimento alla sala del Consiglio della Comunità, che costituiva il vano più grande della casa comunale, situata al primo piano dell'edificio d'angolo prospiciente sull'allora Piazza della Fontana. I documenti relativi al primo restauro dell'edificio risalgono al 1830, per lavori eseguiti solo nel 1845, per mancanza di fondi. L'ampliamento dei locali, corrispondente alla situazione attuale, risale al 1852 ed alla decisione del Consiglio di costruire sul terrazzo della casa comunale, attiguo alla sala consigliare e sovrastante la cisterna dell'acquedotto, una stanza ad uso scolastico. Il progetto, redatto l'anno seguente dal geometra Giò Batta Gandolfo di Pontedassio, prevedeva la muratura delle fondamenta del nuovo locale e la coerente sistemazione della fontana pubblica, la completa ristrutturazione della sala consigliare soffittandola a volta, la sopraelevazione del tetto e tutte le opere interne. Con la soppressione del Comune nel 1923, l'edificio rimase sede della scuola elementare fino al 1981 quando l'autorità scolastica ne decretò la chiusura per il numero insufficiente di alunni. Oggi l'edificio conta tre stanze al piano primo, quella principale con doppio affaccio e comprendente anche la scala di accesso dalla Piazza Brigata Liguria, la seconda con affaccio sulla piazza stessa e la terza con affaccio sul tratto iniziale di Via Padre Gandolfo, tutte con solai di copertura piani, rifatti nel novecento. Tali locali sono oggi utilizzati come sede del seggio elettorale. Al piano terra si ha il porticato della fontana, il locale della vecchia cisterna con ingresso dalla via suddetta ed un piccolo locale magazzino con accesso dalla piazza.
Luca Gandolfo, Recupero del Santuario della Madonna della neve in Torria (IM). Analisi storica, rilievo del territorio e fattibilità degli interventi, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, 2018

lunedì 17 giugno 2024

Vede sulla punta di Mortola, controluce, una leggera scia bianca


Parliamo un po’ di Lei [Arturo Viale], dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Ventimiglia in una casa di campagna lungo la via Julia Augusta in cui la nonna Lilla ha gestito una osteria per decenni nella prima metà del Novecento e fino alla sua morte.
A vent'anni, pur conservando profonde radici, sono sceso in città a lavorare in banca per oltre quarant'anni.
La nonna, che negli anni di guerra aveva tenuto un diario della zona Intemelia, è stata uno dei primi semi verso la scrittura.
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Dato il legame dell'autore col mio territorio consiglierei il Barone Rampante.
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’eBook?
Personalmente, data l'età, uso l'eBook solo parzialmente quando voglio fare ricerche veloci, reperire testi che non ho sottomano etc.
Sono molto più attratto dai Podcast che considero più favorevolmente degli Instant Book. Per pigrizia uso a volte gli eBook anche per farne una "lettura ad alta voce" utilizzando le funzioni delle applicazioni.
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La voglia di scrivere è con me dall'età di diciotto anni inizialmente per un richiamo verso Pavese, Fenoglio, Vittorini etc.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Una delle mie passioni principali è quella di "salvare la memoria" quasi fare un "backup". Agli spunti familiari e personali che sono sempre presenti si sono aggiunte scoperte, notizie, informazioni che ho incontrato progressivamente.
Ad esempio, mio nonno, Arturo come me, a bordo nella Regia Nave militare "Fieramosca", aveva raggiunto Ushuaia a marzo del 1906. A me questa storia era parsa degna del capitano Achab o di Benito Cereno.
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Credo che ognuno possa trovare il proprio messaggio; ci sono migranti italiani in cerca di fortuna e soldati italiani che aspettano di tornare in patria. Ci sono situazioni disperate e scoperte fortunose. Ci sono atti di eroismo e di vigliaccheria. È un mondo che non esiste più, a cui si fa fatica a credere.
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Ho sempre scritto in modi diversi, per un certo periodo stampando in proprio "librini" che utilizzavo come strenne agli amici.
Poi quando è stato possibile ho pubblicato con piccole tirature storie di carattere locale a cavallo della frontiera tra Liguria di Ponente e Provenza sempre con attenzione alla conservazione dei ricordi.
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ho ricordato che quando ero bambino, nell'osteria della nonna Lilla c'era appeso alla parete della sala un quadro con una cornice fatta con conchiglie di mare che riproduceva la Regia Nave Fieramosca e in un piccolo medaglione il ritratto del nonno Arturo, che non ho conosciuto, raffigurato al rientro nella Darsena di La Spezia.
Poi negli anni non ho più visto quel quadro ed ho pensato che fosse stato incluso nel feretro della nonna, quando anche lei se ne era andata.
[...]
Redazione, Intervista all'autore Arturo Viale, Book Sprint Edizioni, 5 giugno 2024

Ventimiglia (IM): Casa Bataglia oggi. Foto: Arturo Viale

Qui devo raccontare la leggenda familiare sulla morte del nonno Arturo, malato da tempo. Dicevano che avesse una macchia di sangue nella testa. Siamo nel 1930. È una sera dei primi di maggio; saranno le otto e mezzo. In lontananza i cani smettono a uno a uno di abbaiare: sono i particolari che contano nella vita. Nella stanza grande, all’ultimo piano di casa Bataglia, l’uomo è nel letto, da prima di Natale, stanco. Gli sono intorno la moglie e i figli che hanno circa vent’anni. Il prevosto è appena uscito dopo avergli dato l’Olio Santo. Sulla porta ha detto a bassa voce di non scendere ad accompagnarlo, di stare lì ad assistere, che non passerà la notte: lui lo sa bene, ne ha già visti tanti andarsene così. L’uomo nel letto sembra più vecchio dei suoi cinquanta anni, ma combatte ancora, ha la scorza dura. Ne ha passate di peggio da giovane, sul mare. Ogni tanto si riprende e racconta come solo lui sa raccontare: dice che sulla punta di Mortola c’è un brigantino a tre alberi fermo nella calma. I suoi gli stanno stretti intorno e contano i suoi respiri che stanno finendo. Sanno che quello che vede, quello che racconta, è sempre più spesso frutto delle allucinazioni e della malattia. La moglie e i figli lo ascoltano e non osano guardare oltre la finestra. Ha sempre raccontato storie di mare e di navi, vissute nei lunghi mesi di navigazione verso la fine del mondo, a Ushuaia. Ma stavolta, pensano, non si è mosso dal letto, non può aver visto, sarà l’ultima allucinazione prima del trapasso. Alla fine, l’uomo si arrende con un crampo, un sussulto, e gli chiudono gli occhi. Allora la moglie si alza per accostare gli scuri e coprire tutti gli specchi nella stanza per evitare che l’anima del defunto si porti con sé l’immagine di qualcuno dei presenti nella stanza. In quel momento vede sulla punta di Mortola, controluce, una leggera scia bianca che disegna il mare calmo, fermo che sembra un lago sfumato di tramonto in una sera di rondini e pensa che l’anima di Arturo se n’è andata per sempre. Potrebbe esserci stato davvero un bastimento a vela appena salpato, spinto dalla poca aria che si leva a quell’ora da terra verso ponente; forse dal letto Arturo avrà visto un riflesso nel vetro della finestra aperta o nello specchio del comò a fianco del letto. La scia va verso Garavano, oltre lo scoglio dell’Isurotu, dietro la villa degli Hanbury e ormai non si potrà più sapere se la barca c’era davvero o se era il ricordo più forte della sua vita mentre la sua memoria si stava dissolvendo.
Arturo Viale, La morte del nonno Arturo, Facebook, 12 giugno 2024
 
Pubblicazioni di Arturo Viale: I sette mari. Storie e scie di navi e di naviganti e qualche isola, Book Sprint Edizioni, 2024; Punti Cardinali. Da capo Mortola a capo Sant'Ampelio, Edizioni Zem, 2022; La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali; Mezz'agosto, 1994; Viaggi, 1993.
Adriano Maini

sabato 8 giugno 2024

Allieva di Giuseppe Balbo e di Enzo Maiolino

Gabriella Allara, La Porta del Capo a Bordighera, 1967. Fonte: dzen.ru

Col patrocinio del Comune di Bordighera - assessorati alla Cultura e al Turismo - Gabriella Allara espone i suoi "Ritratti a Matita e Sanguigna" nella suggestiva sede dell'ex chiesa Anglicana dal 26 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010 con il seguente orario di tutti i giorni: 15,30/19. L'inaugurazione della mostra si terrà alle 17 del 26 dicembre. Ingresso libero.
Gabriella Allara nasce a Bordighera, dove vive e lavora. Figlia d'arte. Il padre, Giuseppe, stimato pittore e fondatore della Galleria d'Arte "La Certosa", è stato commemorato nel 2008 in occasione del centenario della nascita con un'esposizione presso l'ex chiesa Anglicana.
Artista figurativa. Le sue tecniche più usate sono l'acquerello, la tempera, l'olio e la china. Conosciuta soprattutto per il suoi "carrugi", suggestivi lavori eseguiti in china bianca su nero, ritraenti angoli caratteristici dei paesi dell'entroterra ligure ricco di scorci.
Ha scritto di lei il professor Giacomo Migone: "… possiede le innate, peculiari doti, privilegio delle creature elette, che volgono all'elevazione della mente e alla commozione del cuore, dinanzi al mistico richiamo della natura. Pur denotando istintive predisposizioni nell'interpretazione di soggetti paesaggistici, evocativamente resi, sente particolarmente attrazione per lo studio della figura".
Allieva di Giuseppe Balbo e di Enzo Maiolino. Dopo un periodo di silenzio artistico, causato da motivi familiari, torna al pubblico dal 1992 con mostre collettive e dal 2005 con la mostra "Ritratti a matita e sanguigna", riprendendo un'attività espositiva che in passato aveva caratterizzato la sua produzione.
Ha esposto in collettive e personali in tutto l'entroterra del Ponente ligure, a Bordighera, Vallecrosia, Ventimiglia, Sanremo, Imperia, Principato di Monaco, Milano, Parma, Biella, Villefranche sur mer, Mentone.
Francesco Mulè, Gabriella Allara all'Anglicana, Sanremo Buongiorno!, 23 dicembre 2009   

Gabriella Allara, Bordighera Alta. Fonte: dzen.ru

Si è svolta ieri pomeriggio, nella sala polivalente di Vallecrosia, l'inaugurazione della mostra 'Ritratti a matita e sanguigna' della pittrice Gabriella Allara.
Carlo Alessi, Vallecrosia: inaugurazione della mostra di Gabriella Allara, Sanremo.news, 24 maggio 2010 

Gabriella Allara

Gabriella Allara

Gabriella Allara

Gabriella Allara

Gabriella Allara

Gabriella Allara

Gabriella Allara

Riportando di seguito alcuni riconoscimenti ottenuti da Gabriella Allara, si sottolinea che qui sopra vengono pubblicate immagini (da lei gentilmente concesse) di altre sue opere: Medaglia d’Oro Circolo Amici della Pittura di Apricale, Medaglia d’Oro a Vallecrosia, Medaglia d’Argento a Villefranche S/Mer, Primo Premio a Molini di Triora, Terzo Premio a Coldirodi, Secondo Premio a Vallecrosia, Terzo Premio Trofeo Internazionale “Mosè Bianchi 1977” di Milano, Secondo Premio al Concorso Internazionale “La Bitta d’Oro” di Milano, numerose altre targhe e coppe.
Adriano Maini

mercoledì 5 giugno 2024

Coll’aiuto di patrioti bordigotti

Bordighera (IM): Casa Eugenia

La mia curiosità ha inizio da due righe di Wikipedia che informano che il maresciallo Antonio Carcasola di Gallarate introdusse a Latte, frazione di Ventimiglia, la coltivazione industriale dei fiori, producendo rose e garofani [...] Dell'avvocato Giovanni Cabagni trovo che nel 1875 chiedeva l'aggiunta del cognome Baccini. Da altri documenti successivi emerge che lo stesso era sposato a Bordighera con Manuel Gismondi Anna fu Luigi e che fu sindaco dal 1895 al 1901.
Anche il frate Luigi Ricca già nel 1865 nel suo viaggio verso Nizza, tra le case gentilizie di Latte ricorda quella di Cabagni, usando il solo cognome Baccini.
[...] Siamo rimasti in pochi a chiamare "da Riva" una campagna tra l'Aurelia ed il mare vicino alla casa del Vescovo e a villa Botti ormai diventata un po' condominio e un po' roveto.
Arturo Viale, Punti Cardinali. Da capo Mortola a capo Sant'Ampelio, Edizioni Zem, 2022

[altre pubblicazioni di Arturo Viale: I sette mari. Storie e scie di navi e di naviganti e qualche isola, Book Sprint Edizioni, 2024; La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali; Mezz'agosto, 1994]

Sulle complesse vicende e sull'intricata genealogia dei Cabagni e dei Baccini si trovano notizie interessanti nel racconto "Casa Eugenia dei Manuel Gismondi" di Giuseppe E. Bessone che appare in "Racconti di Bordighera - 3" (a cura di Pier Rossi, Alzani Editore, 2021): "Verso la fine degli anni '20 del 1800 i tre maschi della nobile famigla Baccini di Castelvittorio, già Castelfranco, decidono di maritarsi e di scendere al mare. Pier Paolo rimane scapolo, e poi sacerdote, e costruisce una villa a Latte di Ventimiglia, ora Zanelli: Francesco, avvocato, scende a Sanremo ove costruisce una casa ancora esistente su Via Nuova; Giovanni, il più giovane ha ereditato i terreni assai vasti di Bordighera dei Muraglia [...] e vi costruisce nel 1830 una casa, l'attuale Casa Eugenia [...] Con la morte di Giovanni finisce la famiglia Cabagni Baccini in linea diretta e la proprietà dei vasti terreni a monte e la Villa passano prima alla moglie e, successivamente, ai nipoti Manuel Gismondi [...]".
Ponendo termine alla citazione, si vuole aggiungere che in ordine al cognome Manuel Gismondi si potrebbero aprire diverse altre pagine di storia locale, soprattutto relative a Sanremo.
Qui si aggiunge solo la sottolineatura dell'amicizia di Vincenzo Manuel Gismondi con Giuseppe Porcheddu, la quale rifulse in un episodio significativo in occasione del tentativo, fallito (Giuseppe Porcheddu, Memoriale: "organizzato in casa mia coll’aiuto di patrioti bordigotti; [Vincenzo Manuel] Gismondi - Assaddria [Federico Assandria] - Maraglia [Muraglia] - Un canotto di Donegani, trafugato venne adattato col fuoribordo acquistato con fondi di Giacometti equipaggiato e messo in acqua: vi salirono… i 2 inglesi ed i nominati patrioti, dopo un breve soggiorno in casa mia per gli ultimi preparativi. Ma l’imbarco, avvenuto felicemente ad onta della attiva sorveglianza tedesca, non ebbe buon esito, chè la barca si empì d’acqua a 200 metri da riva ed a stento i fuggiaschi raggiunsero la costa rifugiandosi poi da me, fradici ed avendo salvato solo il motore"), di fare fuggire verso la Corsica già in mano agli alleati via mare su di una barca provvista all'uopo di motore gli ufficiali britannici Michael Ross e George Bell, già prigionieri di guerra ma evasi dalla detenzione in provincia di Parma dopo l'8 settembre 1943.
Adriano Maini