Il mare poco a levante di Oneglia (Imperia) - Fonte: Mapio.net |
Mattino a Oneglia
Stamattina a buonora mi risvegliano
le grida dei ragazzi entusiasmati
dai tuffi lungo il molo. Tutta Oneglia
sventola una marina di bucati
stesa davanti ai miei piedi, ed è ben sveglia
nel sole ogni finestra, insaponati
visi specchia; qualcuno unge una teglia
e vi dispone pesci infarinati.
Felicità d’esser vivi, e allegri
nel vento cogliere tutti gli odori
della città e del porto, la frittura,
il catrame che bolle. L’occhio ai negri
scafi dei lontanissimi vapori
si fissa. Come una nuova avventura.
Cesare Vivaldi
Non è infrequente che il sonetto, circa negli anni cinquanta, sopravviva usato proprio in senso descrittivo, convenzionale. È il caso di Mattino a Oneglia, di Cesare Vivaldi, in Il cuore di una volta, Caltanissetta, Sciascia, 1956. La sensibilità figurativa dell'autore si incontra con la maniera neorealistica, descrittiva.
Stefano Pastore, Il Sonetto nel secondo Novecento: presenza e problematice, Studi Novecenteschi, Vol. 23, No. 51 (giugno 1996), Accademia Editoriale
Una mimesi del parlato orientata in senso opposto, verso la costruzione di un vernacolo carico di peculiare incisività si impone soprattutto a partire dalle esperienze di Cesare Vivaldi (1925-1999) inseribili nel clima del Neorealismo: la marginalità del suo linguaggio onegliese contribuisce a sostanziare l’alterità del dettato dialettale per suggerire, in una stilizzazione di sapore raffinatamente letterario, forse eccessivamente retorica nel gusto dichiarato per l’antiretorica, l’esigenza di un linguaggio poetico «altro».
Fiorenzo Toso, Profilo di storia linguistica di Genova e della Liguria. I progressi dell’italianizzazione e la reazione regionalista in La letteratura in Liguria fra Ottocento e Novecento - Storia della cultura ligure (a cura di Dino Puncuh), Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2016
[...] Confesso che la poesia di Cesare Vivaldi la conoscevo poco (qualche verso in dialetto e due testi in lingua contenuti in un bel volumetto degli anni ’70, Imperia in inchiostro di china), anche se ricordavo di averlo incontrato nel 1987 ad un convegno tenuto a Imperia sulla figura e sull’opera di Mario Novaro.
Provare a parlarne diffusamente significa dunque riscoprirla, aggiungere un tassello a un quadro della poesia del ponente, che a dire il vero si è sviluppato in questo caso lontano da qui, a Roma, dove Vivaldi si era trasferito ancora bambino; con la sua terra ha conservato però un legame forte, testimoniato dai numerosi testi in dialetto, dal racconto su cui rifletteremo, come dai frequenti viaggi in Liguria e dalla permanenza estiva a Finale, dove aveva acquistato una casa.
Si tratta senza dubbio di un personaggio poliedrico, che alla poesia alterna il racconto, alla cura di antologie la traduzione di alcuni classici latini e di Rimbaud, all’attività di giornalista quella di critico d’arte e di docente di storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Napoli e di Roma.
Diversi sarebbero dunque i modi di approccio, ma certo sarebbe difficile voler tutto abbracciare in poco tempo; la scelta si è perciò orientata sulla poesia in dialetto e sul racconto, perché i legami con la realtà del Dianese sono ben marcati: il dialetto, per ammissione dell’autore, è anche quello di Diano Borello, paese d’origine della madre, il racconto è ambientato in quella zona e dintorni, almeno due poesie, Lo spaccapietre e Settembre ritrovato, contengono un esplicito riferimento al paese e a Diàn [...]
Carlo Alassio, Da Borello a Roma e ritorno: la poesia ligure di Cesare Vivaldi, Incontri in Biblioteca, "L’infanzia, il passato, il presente. Tre stagioni, tre autori del Ponente ligure", Comune di Diano Marina, Biblioteca "A. S. Novaro", 2007
La disamina dell’evoluzione del linguaggio poetico d’una regione, nell’antologia Poesia in Ligure tra Novecento e Duemila (Cofine, 2019), si fonda sulla scelta di autori con cui potere “documentare a sufficienza lo sviluppo della letteratura ligure nei diversi momenti storici”, scrive in premessa il curatore Alessandro Guasoni. In sintesi, si tratta di un percorso storico-letterario a carattere divulgativo su vita e opere di tali selezionati autori, tramite schede biobibliografiche e note critiche che argomentano intorno alle influenze stilistiche, alle scelte tematiche, ai retaggi socio-culturali (la tradizione, le suggestioni melodrammatiche, e loro superamento) in due distinte parti, Poeti genovesi e Poeti delle due Riviere.
[...] Tra i rappresentanti della letteratura dialettale novecentesca, Cesare Vivaldi (1925-1999), “noto in Italia e all’estero” avviò la ricerca di “un mezzo espressivo (…) svincolato da ogni suggestione letteraria, nell’ambito del clima neorealista”. Versi come A menestra co-o pisto a odora fòrte, oppure I òmi mangia in silensio à l’osteria, e anche O mé barba o l’è un òmo grande e groscio, richiamano temi usuali e riti quotidiani o periodici direttamente attinti dalla realtà comune. [...]
Maria Gabriella Canfarelli, Poesia in Ligure tra Novecento e Duemila di Alessandro Guasoni, Poeti del Parco, 14 gennaio 2020
Questa costa ligure di ponente nelle sue spaziose aperture dinamiche, nelle valli dell'entroterra, dove l'aria respirata è bruciata di sole, mi accoglie sempre in un ozio aderente alla vita e ricco d'esplosioni di giovinezza, nella fervida natura di pini palme agavi e cipressetti gentili.
Forse qui scopro meglio che altrove il segreto della mia nascita, del mio dolce riposo, del mio lavoro; ma certo la morte non la saprei conoscere, tutto è vivente e vibrante, anche il dolore.
Ricordo i versi qui del poeta Cesare Vivaldi (Quaderni di poesia popolare):
Con un bicchiere in mano un uomo esce -
dalla porta segnata da un ramo di pino -
il vecchio dalla chitarra se ne va -
aprendo al sole la gola rossa di vino
che in un libretto in dialetto ligure ha segnato alcuni accenti precisi di questi paesi.
Guido Seborga, Riviera di Ponente, Il Lavoro Nuovo, 19 agosto 1951
Valeria Eufemia, Cesare Vivaldi, Verba Picta