lunedì 31 maggio 2021

Il naso: l'archivio del passato

Helichrysum italicum

Potremmo raccontare la nostra vita attraverso i profumi, gli odori, che ci hanno accompagnato lungo la via.

Odori che aprono sipari, calati sul proscenio del teatro su cui abbiamo interpretato la nostra parte, nel suo procedere.

Helichrysum italicum, dal greco helios (sole) e chrysos (oro).

Incontrarne vuol dire ritornare bambina.


Ha i capolini che ricordano il sole e ama vivere nei luoghi più assolati.

Eccomi, con il grembiule a quadretti, negli anni cinquanta con la nonna, mentre saliamo lungo la strada  polverosa che si inerpica su Collasgarba.


Helicrisum italicum semprevivo - Foto: Alfredo Moreschi

Era il momento della raccolta dei Semprevivi come gioco.

Avevano una specie di vocina.

Frusciavano al tocco delle dita.

Semprevivi, questo il loro nome facile, che raccontava della loro forza di resistenza alla sete e della  caratteristica di conservare il colore giallo anche una volta secchi.

Il loro profumo sapeva e sa di estate, di fine della scuola, di vacanze, di sudore pulito, di voglia di far niente.

Negli anni passati era coltivato intensamente nelle fasce liguri.

Utilizzato naturale e anche colorato all’anilina per fare mazzi secchi.

Era un materiale duttile con cui venivano realizzate le superfici che dovevano apparire lisce, per esempio i volti dei personaggi dei carri, della Battaglia dei Fiori di Ventimiglia.

Per la loro piccola dimensione era necessaria una pazienza certosina ai bravi volontari che ne ricoprivano le intelaiature. Era il profumo dei carri.

I profumi sono mappe geografiche che ti trasportano velocemente in luoghi e tempi lontani.

Foeniculum volgare - finocchio selvatico

Il finocchio selvatico e il suo profumo dolce e pungente mi riporta ai bordi del torrente in secca quando  andavo nelle vacanze estive a raccogliere rami di salice, lentisco e di finocchio per far felici i conigli prima che gli adulti li cucinassero in casseruola...

La santoreggia o Satureja montana mi proietta in Val Tanaro nei prati sopra Upega dove greggi di pecore trovavano, fra voli di farfalle e l’ombra lontana dei larici, erbe che curavano.

Cuocere le mele vuol dire ritornare nella vecchia cucina, con la stufa a legna, e sentire ancora i due profumi che si univano. Quello dolce della mela con lo zucchero che si caramellava e quello dell’ulivo che crepitava  esalando il suo odore caratteristico.

"Viaggiare? Per viaggiare basta esistere". Scriveva Fernando Pessoa.

Con il naso in aria, aspirando i profumi che, una volta arrivati ai centri nervosi, mettono in movimento i neuroni, catturano luoghi, momenti ed emozioni con assoluta certezza: si comincia a viaggiare nella memoria.

Il viaggiatore tipo, in questione, è uno che ha già vissuto un bel po' di anni, ha girovagato e ora ripassa in rassegna quel che è stato per poterlo meglio assaporare, perché da giovani - si sa - la fretta morde i calcagni nella corsa della vita.


Napoleone affermava di sentire il profumo della sua isola molto prima di vederla dalla nave, perché il vento gli portava l’aroma degli Helicrisi.

Gris de lin