Di Vallecrosia [di Franco Fortini]
Vallecrosia è un paese ligure situato nei pressi di Ventimiglia. La poesia, come la precedente Di Palestrina, è datata 1942, ma fu esclusa da PE59 e da FV67; fu in seguito, nel 1987, inclusa nella raccolta di versi rifiutati (VPD).
Sebbene la datazione sia abbastanza bassa (l’autore, a quest’altezza, era già stato richiamato alle armi), tuttavia non vi sono riferimenti diretti alla guerra, anche se probabilmente il soggiorno ligure è da addebitare agli spostamenti del reggimento di appartenenza (si ricordi l’importante esperienza ligure del 1942, legata alla visione degli effetti dei bombardamenti su Genova - vd. Italia 1942).
[...] Anche per questa lirica bisogna rievocare il nome di Montale. Sebbene il dialogo in absentia faccia pensare ancora una volta alle Occasioni, sembra più pertinente per questi versi il modello degli Ossi di seppia. Probabilmente, l’influenza della prima raccolta montaliana è dovuta all’ambientazione ligure; non a caso il mare viene ad imporsi come l’elemento che caratterizza e filtra il rapporto triadico tra io, personaggio femminile e mondo. Inoltre, i tratti semantici dell’aridità, della sterilità («come è deserto il mare», v. 15) e alcuni elementi paesaggistici tipici degli Ossi (le agavi del v. 17) fanno pensare immediatamente alla prima stagione della poesia montaliana.
Infine, l’alternanza di paesaggio marino e paesaggio umano, pioggia e sole, luci e ombre, correlativi delle fasi attraversate dal soggetto, sembrano indicare come testi di riferimento le poesie “tarde” degli Ossi, cioè Incontro e Arsenio, inserite nella seconda edizione dell’opera; ipotesi corroborata dalla ripresa di alcune tessere lessicali.
L’esclusione di Di Vallecrosia dalla seconda edizione di Foglio di via è in linea con la volontà fortiniana di edulcorare i momenti elegiaci più legati al magistero montaliano, evidenti nella sezione centrale dell’edizione del 1946 (vd. Cinque elegie brevi e Di Maiano).
Vallecrosia è un paese ligure situato nei pressi di Ventimiglia. La poesia, come la precedente Di Palestrina, è datata 1942, ma fu esclusa da PE59 e da FV67; fu in seguito, nel 1987, inclusa nella raccolta di versi rifiutati (VPD).
Sebbene la datazione sia abbastanza bassa (l’autore, a quest’altezza, era già stato richiamato alle armi), tuttavia non vi sono riferimenti diretti alla guerra, anche se probabilmente il soggiorno ligure è da addebitare agli spostamenti del reggimento di appartenenza (si ricordi l’importante esperienza ligure del 1942, legata alla visione degli effetti dei bombardamenti su Genova - vd. Italia 1942).
[...] Anche per questa lirica bisogna rievocare il nome di Montale. Sebbene il dialogo in absentia faccia pensare ancora una volta alle Occasioni, sembra più pertinente per questi versi il modello degli Ossi di seppia. Probabilmente, l’influenza della prima raccolta montaliana è dovuta all’ambientazione ligure; non a caso il mare viene ad imporsi come l’elemento che caratterizza e filtra il rapporto triadico tra io, personaggio femminile e mondo. Inoltre, i tratti semantici dell’aridità, della sterilità («come è deserto il mare», v. 15) e alcuni elementi paesaggistici tipici degli Ossi (le agavi del v. 17) fanno pensare immediatamente alla prima stagione della poesia montaliana.
Infine, l’alternanza di paesaggio marino e paesaggio umano, pioggia e sole, luci e ombre, correlativi delle fasi attraversate dal soggetto, sembrano indicare come testi di riferimento le poesie “tarde” degli Ossi, cioè Incontro e Arsenio, inserite nella seconda edizione dell’opera; ipotesi corroborata dalla ripresa di alcune tessere lessicali.
L’esclusione di Di Vallecrosia dalla seconda edizione di Foglio di via è in linea con la volontà fortiniana di edulcorare i momenti elegiaci più legati al magistero montaliano, evidenti nella sezione centrale dell’edizione del 1946 (vd. Cinque elegie brevi e Di Maiano).
[...]
Anche il lampo è fioco. Crepitano le canne
E sulla sabbia è l’orma tranquilla della pioggia.
Chi va per le ghiaie dei greti sotto i troni disabitati
Delle nuvole? È l’ora di entrare nelle case
Che suonano vuote, nelle serre dove le reti
Di novembre riposano e le falci.
Qui, altro tempo, eri vicina. L’edera,
La tua compagna, nelle vasche ancora
Pende tranquilla. E tu schiudevi a me
Gli orizzonti del mare, e a un cenno allora
Migravano al crepuscolo i tuoi stormi
Sui cori delle schiume, palpitando
I capelli viola sulla fronte
E la veste allo spigolo dell’anca…
Com’è deserto il mare senza di te.
Tuonano ai promontori le ondate e sale la nebbia
Sulle agavi sui pini e le rose della Mòrtola.
Ruotano piano gli usci e sopra i cardini
Cigolano, gli atri solcano baleni.
Ombra che il fuoco delle fascine odora
Non più sospendi gli amanti cuori: è tardi.
Amara volontà d’essere viva
Per altre vie la spingi ove non oda
Più la paura e il giorno è un’alta riva
Sicura ove s’approda
Fuori dei sogni dilatati errando.
Domani sarà chiaro il litorale e le palme
Contro le lame del turchino acute
Sopra il Grammondo. E tu, mio autunno oscuro,
Cadrai, breve riparo. Non sarò
Più nulla, non avrò nelle pupille
Che la sterile luce e gli orizzonti
Tuoi e le fredde ultime rose, bianco
Mare d’inverno.
Anche il lampo è fioco. Crepitano le canne
E sulla sabbia è l’orma tranquilla della pioggia.
Chi va per le ghiaie dei greti sotto i troni disabitati
Delle nuvole? È l’ora di entrare nelle case
Che suonano vuote, nelle serre dove le reti
Di novembre riposano e le falci.
Qui, altro tempo, eri vicina. L’edera,
La tua compagna, nelle vasche ancora
Pende tranquilla. E tu schiudevi a me
Gli orizzonti del mare, e a un cenno allora
Migravano al crepuscolo i tuoi stormi
Sui cori delle schiume, palpitando
I capelli viola sulla fronte
E la veste allo spigolo dell’anca…
Com’è deserto il mare senza di te.
Tuonano ai promontori le ondate e sale la nebbia
Sulle agavi sui pini e le rose della Mòrtola.
Ruotano piano gli usci e sopra i cardini
Cigolano, gli atri solcano baleni.
Ombra che il fuoco delle fascine odora
Non più sospendi gli amanti cuori: è tardi.
Amara volontà d’essere viva
Per altre vie la spingi ove non oda
Più la paura e il giorno è un’alta riva
Sicura ove s’approda
Fuori dei sogni dilatati errando.
Domani sarà chiaro il litorale e le palme
Contro le lame del turchino acute
Sopra il Grammondo. E tu, mio autunno oscuro,
Cadrai, breve riparo. Non sarò
Più nulla, non avrò nelle pupille
Che la sterile luce e gli orizzonti
Tuoi e le fredde ultime rose, bianco
Mare d’inverno.
[...]
4-6. E’ l’ora…falci: “è l’ora di trovare riparo nelle case, che sono ora vuote, oppure nelle strutture agricole (le serre) dove giacciano abbandonati gli strumenti del lavoro (le reti, le falci)”. Novembre: identico riferimento temporale nelle due poesie che precedono (vd. Di Maiano e Di Palestrina).
[...]
Tuonano…Mòrtola: senza la mediazione della donna, la natura assume i tratti di una potenza minacciosa. Anche in questo caso, il componimento ricalca tipiche situazioni montaliane: cfr. MONTALE, OS, Il canneto rispunta i suoi cimelli, vv. 5-12: «Sale un’ora d’attesa in cielo, vacua, | dal mare che s’ingrigia. | Un albero di nuvole sull’acqua | cresce, poi crolla come di cinigia. || Assente, come manchi in questa plaga | che ti presente e senza te consuma: | sei lontana e però tutto divaga | dal suo solco, dirupa, spare in bruma». Agavi: l’agave è una pianta tipica delle zone marine; ad essa Montale dedicherà un celebre componimento in OS, L’agave su lo scoglio. Mortola: frazione di Ventimiglia.
[...]
18-21. Ruotano…baleni: immagini che descrivono il precipitoso rientrare degli uomini nelle case per la minaccia del temporale; usci e cardini sono sineddochi per porte; i baleni provengono dalle luci interne delle case, che scompaiono alla vista per l’immediato rinchiudersi delle porte. Ombra: è la penombra serale, che per il suo arrivo divide gli amanti; vi è dunque un’allusione alla lontananza tra il soggetto e la donna. L’io si rivolge direttamente alla personificazione dell’ombra stessa. E’ tardi: inevitabile pensare al celebre passo montaliano: cfr. Dora Markus, II: «Ma è tardi, sempre più tardi».
4-6. E’ l’ora…falci: “è l’ora di trovare riparo nelle case, che sono ora vuote, oppure nelle strutture agricole (le serre) dove giacciano abbandonati gli strumenti del lavoro (le reti, le falci)”. Novembre: identico riferimento temporale nelle due poesie che precedono (vd. Di Maiano e Di Palestrina).
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Tuonano…Mòrtola: senza la mediazione della donna, la natura assume i tratti di una potenza minacciosa. Anche in questo caso, il componimento ricalca tipiche situazioni montaliane: cfr. MONTALE, OS, Il canneto rispunta i suoi cimelli, vv. 5-12: «Sale un’ora d’attesa in cielo, vacua, | dal mare che s’ingrigia. | Un albero di nuvole sull’acqua | cresce, poi crolla come di cinigia. || Assente, come manchi in questa plaga | che ti presente e senza te consuma: | sei lontana e però tutto divaga | dal suo solco, dirupa, spare in bruma». Agavi: l’agave è una pianta tipica delle zone marine; ad essa Montale dedicherà un celebre componimento in OS, L’agave su lo scoglio. Mortola: frazione di Ventimiglia.
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18-21. Ruotano…baleni: immagini che descrivono il precipitoso rientrare degli uomini nelle case per la minaccia del temporale; usci e cardini sono sineddochi per porte; i baleni provengono dalle luci interne delle case, che scompaiono alla vista per l’immediato rinchiudersi delle porte. Ombra: è la penombra serale, che per il suo arrivo divide gli amanti; vi è dunque un’allusione alla lontananza tra il soggetto e la donna. L’io si rivolge direttamente alla personificazione dell’ombra stessa. E’ tardi: inevitabile pensare al celebre passo montaliano: cfr. Dora Markus, II: «Ma è tardi, sempre più tardi».
Il Grammondo visto da Bordighera |
[...]
27-29. Domani…Grammondo: immagini che prefigurano un paesaggio naturale diverso, e dunque un differente stato dell’io. Grammondo: monte delle Alpi Marittime, posto al confine tra Francia e Italia.
[...]
Le fredde ultime rose: fiore particolarmente importante nell’imagery fortiniana; qui ultime allude alla fase conclusiva di rapporto non conflittuale con il mondo, e dunque all’assenza di “letizia” nella nuova stagione dell’io (per il sistema simbolico delle rose nella poesia fortiniana, si veda il cappello introduttivo a La rosa sepolta). Bianco…d’inverno: il colore bianco associato al mare d’inverno allude alla freddezza che caratterizza il soggetto nella nuova fase.
Bernardo De Luca, Foglio di via e altri versi di Franco Fortini. Edizione critica e commentata, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2016, pp. 169-174