Il grande progetto a cui hanno dato vita poggia sull’idea che l’arte è l’asse portante della dimensione spirituale dell’uomo, custode della memoria e mezzo di catarsi e scavo interiore, nonché un tramite per renderci consapevoli della natura e della sua potenza rigeneratrice.
Il giardino di ulivi e di alberi da frutto che circonda la villa è popolato da una cinquantina di opere di artisti viventi, come Volker Nikel, Stefano Bombardieri, Kim Boulukos ecc. Molte di esse sono creazioni site specific, dunque nate in quel preciso contesto.
Il cuore di Villa Biener è sicuramente La Grande Madre (2008-2009), una figura accogliente che rappresenta molteplici significati. Il personaggio, rivestito di mosaici, è steso a terra e ingloba armoniosamente degli alberelli preesistenti; la sua esecuzione è frutto di un vero e proprio lavoro di gruppo, portato avanti seguendo i bozzetti di Claudia Lauro. Il soggetto è tratto da una favola africana che concepisce la grande madre con tre teste: la prima, dalle fattezze umane, incarna la conoscenza, e il suo interno vuoto, ricoperto di specchi, fa da rifugio. La seconda testa è quella di un serpente (qui ve ne sono due, simboleggianti la forza dell’eros e l’astuzia), mentre la terza ha la forma di gorilla, simbolo di forza ed esperienza.
L’opera presenta un coacervo di simbologie, di archetipi, di forme diverse, alcune delle quali sembrano desunte dalla pittura maya o da altre culture visive. È una conferma del pensiero che si è voluto trasfondere in questo lavoro: l’arte è unione di diversi orizzonti che hanno però in comune il desiderio di sondare il mistero umano e i suoi primordiali elementi spirituali e fisici.
[...] Così Judith spiega la sua opera: «"Le parole sono pietre. Ecco i nostri sassolini: le prime parole pronunciate da…" e qui segue un piccolo elenco di nomi e di parole incomprensibili, perché storpiate da noi (io, mio figlio e mia nipote) quando avevamo meno di 2 anni e quando si fa fatica ad articolare correttamente le parole che si vogliono pronunciare. La scrittura - come spesso nel mio lavoro - ha una funzione estetica, il significato spesso è secondario, ciò che mi interessa è l’immagine che si crea con le lettere e le parole: colorate, bianche, grigie o nere, evidenti o sfumate, a seconda dell’effetto globale che vorrei ottenere. E’ facile capire anche che ho voluto evitare di scrivere una citazione (di altri o mia) perché mi sembrava inopportunamente presuntuoso - l’idea delle parole storpiate è stata di mio figlio (Enzo Zeno ossia Lorenzo Appetecchia) e io ne fui subito entusiasta.»
In questo luogo lo spettatore può esplorare, osservare, fermarsi e meditare: la natura, il mare, gli uliveti e l’arte concorrono a stimolare nel contemplante una riflessione sul senso panico, universale del linguaggio umano e del suo inserirsi nel corso della storia e nella bellezza del mondo attraverso l’operare artistico [...]
Alessio Santiago Policarpo, Villa Biener a Cipressa. Una "oasi" di arte contemporanea in Liguria, Arteoggi, 10 novembre 2020
Judith Török e Carlo Maglitto davanti all'opera Check-point Babel (omaggio a Boetti), 2013. Foto: Gianfranco Daniele. Fonte: Anna Lisa Ghirardi, art. cit. infra |
Judit Török: Mio padre era una persona complessa, geniale e colta. Aveva una travolgente passione che soltanto i veri collezionisti possono comprendere. Cominciò a comprare impressionisti e postimpressionisti ungheresi negli anni ’60, acquistando la maggior parte delle tele nei negozi di antiquariato e alle aste statali, qualcuna da collezionisti privati. Tra quelli più conosciuti in Italia posso citare József Rippl-Rónai, Vilmos Aba-Novák e János Vaszary. Quando morì dovemmo vendere tutto, perché la maggior parte dei capolavori non era esportabile. Fu un sollievo per mia madre che non volle farne la custode e per me che ho potuto traghettare la passione verso l’arte contemporanea.
Quanto ha influito nella tua formazione la passione di tuo padre per l’arte, la letteratura e la musica?
Judit Török: Sono nata con il dono della manualità. A quattordici anni fui ammessa ai corsi di nudo dell’Accademia a Budapest e vinsi piccoli premi. Mi sentivo votata alla carriera artistica, senonché sei mesi prima della maturità seppi che mio padre aveva altri progetti per me: dovevo laurearmi in Medicina. Opposi forte resistenza, ma dovetti capitolare. Questo fatto inasprì il conflitto tra noi. Naturalmente l’ho perdonato e anche amato. Contrassi quindi un matrimonio di facciata con la medicina e mantenni una relazione privilegiata con l’arte, la mia trasgressiva amante. Fu mio padre ad avere il merito di farmi amare la letteratura; la sua biblioteca era enorme, vi si trovava tutta la letteratura e la saggistica migliore. Sempre lui mi aiutò a capire l’arte, mentre mia madre mi fece studiare pianoforte e si occupò della mia istruzione musicale.
Il lavoro di ristrutturazione della proprietà, villa e parco, è stato molto impegnativo. Significativo è il fatto che sin da subito, tu e Carlo, avete coinvolto altri artisti; quali sono stati i principali interventi artistici?
Judit Török e Carlo Maglitto: La Villa era nota nella zona come "La Fortezza", per l’aspetto un po’ austero e svettante. Portava i segni di anni di incuria. In un grande spazio cinto da spesse mura abbiamo trovato solide rocce che reggevano i plinti di appoggio e un baratro dove venivano gettati oggetti di scarto. Questo disastro divenne la nostra galleria e il teatrino. L’uliveto secolare era abbandonato. Ricostruimmo i muri di pietra cercando di dare più spazio e stabilità a piante e sculture, senza incidere sull’aspetto rustico del paesaggio. Decidemmo quindi di coprire il terreno il più possibile, ad esempio con una grande scultura rivestita da mosaici che fosse anche utilizzabile come gioco dai bambini o come luogo di chiacchiere per gli adulti. Ne parlai con una delle artiste invitate l’anno precedente, al nostro primo incontro di scultura, Claudia Lauro. Ne fu entusiasta, preparò le bozze per una Grande Madre. Io feci il modello in creta e, nell’estate del 2008, iniziammo i lavori. È stato un lavoro lungo e furono chiamati amici e gli amici degli amici a incollare tasselli, preparare la colla, rompere e tagliare le piastrelle, studiare gli accostamenti. Finì tutto nell’estate del 2009. Non era ancora terminata la Bistrega che la notte mi suggerì altre idee: due panche sinuose da inserire nel camminamento intorno alle mura delle casa: la Pancablu e la Pancaverde.
I mosaici sono diventati una routine. Nel 2008 abbiamo ricoperto l’interno di una vasca d’irrigazione con mosaici di vetro: Ente-pente-lalula, titolo tratto da una poesia di Christian Morgenstern. Seguì inesorabilmente Il Sentiero delle mura, un percorso pedonale di circa 80 metri lungo le pareti della Galleria che rappresenta le Città, il Mare, Animal House e i Volti. Sulle pareti della Galleria abbiamo inoltre realizzato un racconto sulla storia della nostra famiglia fatto con formelle di terracotta e mosaici (circa 60 metri quadrati) e Check-point Babel (25 metri quadri), omaggio a Boetti.
Credo che Villa Biener non sarà finita fintanto che ci rimarranno insonnie e sogni.
L'associazione culturale di Villa Biener Arte Contemporanea, a partire dalla mostra dedicata all’Arte tribale, ha organizzato numerose esposizioni, manifestazioni ed eventi. Quali sono i più rappresentativi?
Judit Török e Carlo Maglitto: Ne citiamo alcuni. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Valerio Fasoli, che organizza "Master course" con l’intervento di eccellenti professori e allievi già membri delle migliori orchestre di tutto il mondo che al termine dei corsi si esibiscono nel nostro teatrino. L’Eutopia Ensemble di Genova con il maestro Matteo Manzitti ci ha onorati di alcune serate. Abbiamo ospitato musica etnica e jazz. È stata graditissima la performance di Traude Wehage e Gesa Biffio. Ci sono state serate di lettura delle poesie di Carlo accompagnate al piano da Traude. Nella galleria abbiamo allestito molte mostre collettive: Contaminazioni Orientali, Check-Point Eden, Check-Point Babel e Babele con Vista. Ogni fine anno è consuetudine chiamare a raccolta amici e collezionisti per le nostre tradizionali Art Party. Presentiamo spesso le nostre attività all’estero, con la partecipazione a mostre in Germania, Ungheria, Grecia e in varie città italiane.
Dal 2007 avete organizzato simposi presso la villa e molti artisti hanno realizzato opere site specific. Quale è l’intento di questa esperienza?
Judit Török e Carlo Maglitto: Quell’anno ebbe inizio ciò che per alcuni anni sarebbe diventata la nostra principale attività: organizzare ogni estate un incontro con la scultura per popolare il parco di opere e fare incontrare gli artisti provenienti da ogni parte del mondo, ponendo l’accento sulla convivialità e l’amicizia. Gli artisti vivevano con noi per circa due settimane. Fino ad oggi sono state collocate una cinquantina di piccole e grandi opere, alcune site-specific. Tra gli artisti: Villö Turcsány, Claudia Lauro, Tegi Canfari, Paola Malato, Annamaria Gelmi, Pierluigi Cattaneo, Gabriela Nepo-Stieldorf, Peter Hrubesch, Giancarlo Manco, Adriano Leverone, Stefano e Remo Bombardieri, Carlo Maria Maggia, Ruggero Maggi, i Plumcake, Riccardo Galleni, Hojin Jung, Margherita Serra, István Ézsiás, Aron Gábor e Zsuzsa G. Heller, Belle Shafir, Saskia Koning, Barbara Falender, Sergio Frattarola, Nadia Gianelli, Saskia van der Made, Olivier Bataille, Kim Boulukos, Leo Wesel, Zsolt Nyári, Noa e Tal Lev, Pierangelo Russo, Peter Markus, Ciacio Biancheri, Massimo Parodi, altri e naturalmente noi [...]
Anna Lisa Ghirardi, Intervista a Judith Török e Carlo Maglitto, Espoarte, 10 settembre 2014
Per cui abbiamo ritenuto opportuno promuovere questa mostra, in quanto è coerente coi nostri sentimenti e quindi particolarmente 'adatta' alla commemorazione del 25 Aprile e della sconfitta della barbarie nazifascista. All'Artista va il nostro più sincero ringraziamento e la riconoscenza per avere accettato il nostro invito.
Giorgio Loreti
Chiara Salvini, ... Judith Török (1947) pittrice di origini ebraiche..., Nel delirio non ero mai sola, 23 aprile 2014
Un lavoro di Judith Török esposto nella sopradetta Mostra. Fonte: Chiara Salvini, art. cit. infra |
[...] La Villa è situata in un antico uliveto, sulle colline di Cipressa, dove le terrazze si affacciano sul mare.
Al Circolo Culturale Unione Democratica presso il PD di Bordighera, con una notevole partecipazione di pubblico, Sindaco compreso, si è inaugurata la bella mostra di opere, realizzate con tecnica mista, della pittrice Judith Török. Nel corso della mostra, aperta al pubblico tutti i giorni dalle 17 alle 19 fino al 4 Maggio, avranno luogo le seguenti manifestazioni: Sabato 26 Aprile ore 17, incontro del pubblico con la pittrice Judith Török che parlerà della sua arte e delle vicende della sua vita che da Budapest l'hanno condotta in Italia [...]
Chiara Salvini, ... la Mostra di Judith Török al Circolo Culturale Unione Democratica di Bordighera..., Nel delirio non ero mai sola, 30 aprile 2014
Allora frequentavo i giovani della mia generazione del dopoguerra, non
tutti liguri di nascita o di provenienza. Sognavamo, ognuno a modo
proprio, una società priva di soprusi.
Aderii con entusiasmo all'Unione Culturale E. De Amicis assieme al mio compagno di banco Angelo Oliva, figlio di immigrati calabresi, giovane di forte carattere e di spiccata intelligenza.
[...]
Per un ragazzo appena uscito dalle elementari di Lentini (Siracusa),
costretto a cambiare spesso scuola e villaggio per la carriera del
padre, l'impatto culturale della Buca ha gettato le basi che oggi mi
vedono Presidente di Villa Biener, centro d'arte contemporanea a Cipressa (IM) e operatore artistico.
Carlo Maglitto in Giorgio Loreti, Archivio Unione Culturale Democratica Bordighera, 2017
All'ordine
del giorno la costituzione di un Circolo Culturale: ci vediamo alle 21
presso la sede del PCI di Vallecrosia: il segretario Pascalin Gazzano ci
ospita.
[...] Confesso che sulle prime provai un po' di diffidenza
per la scelta del posto: in casa mia non si era mai parlato di politica e
l'autonomia del costituendo Circolo avevamo detto che doveva essere
assoluta. L'atteggiamento distaccato tenuto in un angolo del locale dal
Pascalin fugò tutte le mie perplessità.
Molte volte avevamo ragionato
con Giorgio Loreti sulla necessità di dare vita a un qualcosa che
smuovesse il conformismo dominante. Quella sera un gruppo di
"ragazzini": Giorgio Loreti, Angelo Oliva, Dario Biancheri, Carlo
Maglitto, io ed altri di cui non ricordo il nome, decise di fare una
cosa rivoluzionaria: fondare, appunto, un Circolo Culturale. Così nacque
l'unione Culturale "Edmondo De Amicis", in seguito solo Unione Culturale Democratica. Poi... venne
la Buca, poi... gli incontri con Seborga, Biamonti, Capitini, poi...
Matteo Lanteri in Giorgio Loreti, Op. cit.