giovedì 24 ottobre 2024

Un progetto di qualche anno fa per il futuro di Sanremo

Fonte: Claudia Novaro, Op. cit. infra

Il progetto di riqualificazione del waterfront di San Remo, a seguito dello spostamento a monte della ferrovia, rappresenta un’occasione irripetibile per la città di riconfigurare in maniera adeguata un’area di notevole rilevanza, avendo la possibilità di realizzare un intervento che si ponga come nuovo polo attrattivo per la cittadina. Per più di un secolo il percorso della ferrovia ha creato una forte cesura tra città e mare. Finalità del mio elaborato è un progetto che unisca il recupero del lungomare e della piazza centrale. L’importanza della riconquista del mare da parte della città, si attua attraverso una compenetrazione reale fra le due parti, la connessione urbanistica di volumi e funzioni.
Per perseguire questo obiettivo il progetto definisce alcuni punti programmatici:
 

Fonte: Claudia Novaro, Op. cit. infra

Riqualificazione Porto Sole e spiaggia Morgana
La struttura dell’albergo in costruzione viene riconvertita in centro commerciale e locali di servizio al porto. La copertura dell’edificio viene attrezzata mediante l’inserimento di una piscina. L’area antistante, affacciata sul mare, diventa una grande piazza alberata da cui parte la passerella-ponte sopraelevata che, passando a pelo dell’acqua, garantisce un collegamento veloce, scenografico e divertente tra il porto nuovo e quello storico. All’interno della spiaggia del Morgana che, vista la sua posizione chiusa tra i due porti, non offre le caratteristiche e i privilegi tipici delle spiagge, viene proposta la realizzazione di un parco acquatico attrezzato. Al posto delle cabine, forte segno visivo di sfondo alla spiaggia, viene realizzato un edificio che ne segue la conformazione.
Riorganizzazione servizi Porto Vecchio e passerella di collegamento con Porto Sole
Oltre all’estensione dell’area pedonale verso il porto, vengono introdotte nuove occasione d’uso con l’inserimento di strutture fisse a doppio affaccio verso il porto e verso la città.
Edificio speculare forte S. Tecla
Nel punto in cui l’asse storico di Corso Mombello confluisce con la linea di costa e il mare, il progetto prevede la realizzazione di una piazza e un edificio situato in posizione speculare rispetto al Forte. Il piano intende creare un importante confluenza tra l'arteria urbana storica e il litorale mediante una grande piattaforma che si spinge sul mare, caratterizzata dalla presenza di particolari coperture che danno la possibilità di sostare ai visitatori.
Estensione spiagge lungomare Calvino
L’intervento prevede di raccordare il livello delle spiagge (quota 0.00) al livello dove ora è situato il parcheggio a raso (quota +3.50). Ogni nuova funzione è stata inglobata nel disegno del suolo, capace di svilupparsi su più livelli toccando e collegando ogni punto del progetto. Attraverso la realizzazione di gradoni che si sviluppano con andamento sinusoidale e asimmetrico, il passaggio tra la città e il mare avviene in modo graduale. All’interno dei gradoni, affacciati sul mare, trovano spazio numerosi servizi. Sopra le strutture, aree di sosta, spazi verdi, zone attrezzate per lo sport e i giochi. Tutto il sistema è pensato per essere attraversato sia in senso longitudinale che sull'asse città-mare, negando l'effetto di barriera costituito dall’ex sedime ferroviario.
Collegamento a passeggiata Imperatrice
L’importante passeggiata diverrebbe un lungo nastro continuo che guida il visitatore all’interno della città e verso le città limitrofe, una passeggiata lungomare dove la superficie così articolata, in maniera meno invasiva di un edificato continuo, realizza un land mark orizzontale caratterizzante la città.
 

Fonte: Claudia Novaro, Op. cit. infra

Piazza Colombo
L’idea progettuale nasce dal desiderio di collegare i due livelli della piazza e conservare l’autostazione trasformandola però grazie all’inserimento di un involucro vetrato dal profilo curvilineo che definisce un unico volume contenente diverse e nuove funzioni. Il giardino adiacente viene riorganizzato e vengono ripensati tutti i collegamenti interni della piazza.
Claudia Novaro, Sanremo: immagini dal futuro, Tesi di Laurea Magistrale, Politecnico di Torino, 2008

giovedì 17 ottobre 2024

Bordighera: mostra fotografica collettiva 'Immagini da un libro mai stampato'

 


 

Unione Culturale Democratica -  Sezione ANPI 

Bordighera (IM), Via al Mercato, 8

 

Domenica 20 ottobre 2024 - Domenica 27 ottobre 2024  - ore 17 / 19 (festivi compresi)

 

MOSTRA FOTOGRAFICA COLLETTIVA

'Immagini da un libro mai stampato'

 

ingresso libero

 

Sul finire degli anni sessanta e i primi del settanta, un gruppo di nove fotoamatori, senza esserne consapevole, ha salvato alla memoria la testimonianza di un modo di vivere che da lì a poco sarebbe scomparso. Ci sarebbe stato una vera rottura tra prima e dopo.
Il passaggio dalla produzione in proprio per i beni di consumo a quello degli acquisti sul mercato. Sarebbe continuato inesorabile l'esodo dei giovani verso la costa, che avrebbe così svuotato poco a poco i paesi dell'entroterra custodi ultimi delle antiche tradizioni. Un'apparente povertà era invece la cultura del non spreco e del riutilizzo. Grandi risparmiatori per il futuro dei figli e dei nipoti. I borghi durante le ore di luce erano per lo più frequentati solo da vecchi e bambini. La forza del lavoro era nei campi o nelle abitazioni. Chi, testimone giovane in quel periodo, ricorderà le donne lavare i panni nel lavatoio, le bande di ragazzini liberi di giocare ovunque, le case di pietra grige all'ubago, gli ultimi muli, le processioni e le vestizioni per l'occasione; insomma un popolo di lavoratori che si accontentavano di poco, ma che vivevano seguendo il percorso del sole.
Da circa duecento foto ne sono state estrapolate sessantaquattro per essere stampate. Le rimanenti sarà possibile visualizzarle proiettate su uno schermo. Dei nove fotografi di queste immagini solo due sono ancora vivi.
Alfredo Moreschi, facente parte del gruppo, ha il grande merito di averle conservate, salvate e digitalizzate, permettendoci così di rivivere un passato non così lontano.
Silvana Maccario 
 

 

Unione Culturale DemocraticaSezione ANPI - Bordighera (IM), Via al Mercato, 8 

 [ ref.: Giorgio Loreti nemo_nemo@hotmail.com ]  

giovedì 10 ottobre 2024

Ho conosciuto Franco Pullia il secolo scorso

Imperia: Calata Cuneo nel porto di Oneglia

L’amico Marino Magliani mi ha inviato un suo personale ricordo di Franco Pullia l’ex segretario provinciale della Cisl che si è spento all’ospedale di Imperia il 21 settembre scorso, dopo una lunga malattia.
"Le notizie quassú dove vivo, in Olanda, mi giungono tardi, sia le belle che le brutte. Le belle mi dispiace. Le brutte di solito sono notizie di un amico morto e uno vorrebbe non sentirle mai. Tardi significa che vengo a conoscenza di una scomparsa due mesi dopo, come nel caso di Franco Pullia. In un mio libro dissi una cosa, e cioé che quando di una persona cara vengo a sapere in ritardo che se n’é andata, é come se durante quel tempo, il tempo in cui non sapevo ancora intendo, quella persona avesse continuato a vivere, almeno per me. Un po’ é vero, fateci caso. Un po’ si dirá che una persona che ci é cara é sempre viva.
Ho conosciuto Franco Pullia il secolo scorso, s’era cominciato a occupare dei miei libri, mi aveva incoraggiato, consigliato, corretto. Era un lettore avidissimo e colto. E’ attraverso lui e attraverso Jacopo Varaldo, altra persona a cui devo molto che non c’é piú, che ho cominciato ad amare Boine e Biamonti.
Incontravo Franco nel suo piccolo ufficio sul porto di Oneglia, un luogo che assomigliava di piú allo studio di uno scrittore che ad altro. Non ricordo in realtá che ufficio fosse, non glielo chiesi mai. Arrivavo e si usciva a passeggiare,
Franco, il caro amico Elio Lanteri ed io. Si discuteva, ci si fermava, si riprendeva il passo. Calata Cuneo era il cosmo di Franco Pullia ed era durante quelle passeggiate che mi parlava di Biamonti, di Boine, di Germano Lombardi, ma soprattutto di Campanella. Era un autore di culto per Franco, Campanella, lo conosceva a memoria e lo citava volentieri facendo fermare la gente. Elio allora citava francesi e spagnoli, Lorca, Hernandez e i sudamericani, Borges, Juan Rulfo. E la gente seguitava a notarci.
A volte pranzavamo sul porto e si parlava di quel vulcano di idee e libri che é il Centro editoriale imperiese. Franco ci aveva pubblicato due libri speciali, libri rari, fatti di letture, libri fatti di altri libri, senza saperlo aveva inventato l’oggetto narrativo che tanto in italia la gente come me prova a produrre. A lui veniva naturale parlare dei libri degli altri, scriverne e parlarne.
Un giorno, che mi trovavo a soggiornare in un paesino del dianese, a Varcavello, dove vive mia sorella, gli telefonai, sapendo che Franco viveva a Diano Calderina, o forse mi sbaglio, mi sbaglio sempre, era Diano Serreta, non importa.
Lo trovai a casa e mi disse di andarlo a trovare. Presi la mountain bike di mio nipote e rampai su verso i Ferretti e poi per sterrati che incidevano terrazzi ulivate e cieli, fino a casa sua. Cosí potei far conoscenza col suo bel maremmano e le capre di cui parlava sempre nei suoi scritti. Entrai in casa, c’era fresco e molto gusto nell’arredo. Tanti libri, ovunque, sparsi, impilati, negli scafali, e fogli di recensioni che preparava per la rubrica che curava per questa rivista.
Anche quel giorno mi parló dei miei libri, e anche severamente, mi rimproverava di rinnegare un libro che avevo stampato a mie spese una ventina di anni fa ormai. Era un libro pieno di movimento e di idee, forse alcune troppo ambiziose, anzi senz’altro troppo ambiziose, era il tentativo di creare una lingua acerba, parlata da un soldato tedesco di origine, da parte di padre, italiane, liguri, parte da cui il soldato aveva imparato un italiano imbastardito dal dialetto. Naturalmente quel soldato, che si chiamava Magliani, durante la guerra era venuto in Liguria e nella valle da cui provenivano i suoi nonni. Ce n’era abbastanza per far sbadigliare i critici, ma Franco inseguiva questi entusiasmi, questi esperimenti. Era uno che provava le curvature della lingua e sapeva riconoscere i tentativi, anche se acerbi. Altre volte lo incontrai a delle presentazioni. Poi lo andai a trovare una volta a Montegrazie, andai col motorino che quasi fusi perché c’era una salita ripidissima, e Franco era sulla sedia a rotella, mi parlava ancora di quel libro che io rinnegavo. Poi lo andai a trovare un giorno all’ospedale, fu due anni fa, gli portai un mio nuovo libro.
Lo sentii al telefono l’estate scorsa, era a Pieve di Teco.
E ora che mi fermo, mi viene in mente un’immagine, una foto, in uno dei suoi libri usciti per il Centro Editoriale Imperiese, lui, buoni muscoli, minatore, in Friuli".
Marino Magliani
Angelo Amoretti, Gli oggetti narrativi di Franco Pullia, Imperia Parla, 27 dicembre 2008

Franco Pullia, immigrato dalla Calabria, si e' impegnato giovanissimo nel movimento sindacale in provincia di Imperia.
Nel 1963 ha diretto la federazione lavoratori agricoli della CISL. Segretario provinciale della CISL dal 1979 al 1992, ha contribuito allo sviluppo di rapporti unitari con la CGIL e la UIL accrescendo il prestigio e la forza del  movimento sindacale.
Pullia ha ricoperto con equilibrio e competenza numerosi incarichi pubblici. Membro del Comitato Provinciale INPS, componente della Giunta della Camera di Commercio, amministratore delegato del Consorzio portuale Imperia-Piemonte, si e' particolarmente impegnato per i diritti dei lavoratori, per la difesa del porto commerciale di Oneglia e per la valorizzazione dell'industria in funzione dello sviluppo dell'alimentazione mediterranea.
L'uliveto sperimentale di Garbella, al quale Franco Pullia dedicò grandissima attenzione, è stato un riferimento importante per l'olivicoltura imperiese.
Lorenzo Trucchi

giovedì 3 ottobre 2024

Il monumento all'equipaggio del Liberator caduto a Berghe

Foto: Bruno Calatroni

Foto: Bruno Calatroni

Foto: Bruno Calatroni

Il 14 settembre 1991 è stato inaugurato un monumento sull'altopiano di La Ceva (Fontan), a 1.720 m di altitudine, che commemora lo "schianto" del Liberator "Dallas Lady", avvenuto il 12 settembre 1944 a quattrocento metri di altezza e costato la vita a 11 aviatori americani. Questo aereo partì da Algeri e stava andando a paracadutare armi e munizioni (18 contenitori e 6 grandi "pacchi" da un metro cubo) ai partigiani italiani nella regione di Torino quando, in seguito ad un errore di navigazione nella notte piovosa, colpì la montagna: gli abitanti delle frazioni di Berghe sentirono esplosioni per più di quarantotto ore. Undici stele di cemento commemorano gli aviatori e il monumento centrale, scritto sia in francese che in inglese, include la storia del volo e i nomi delle vittime. Lo scultore Sacha Sosno ha progettato l'insieme monumentale, incorporando i resti dell'aereo. In accordo con il Parco Nazionale del Mercantour, la città di Fontan ha deciso di offrire il territorio occupato dal complesso museale agli Stati Uniti.
Redazione, Monumento al Liberator (di Sacha Sosno, artista scultore), Menton Riviera Merveilles, 24 agosto 2024

Foto: Bruno Calatroni

Foto: Bruno Calatroni

In Alta Val Roia, sull'altopiano della Ceva, che si affaccia sul Vallone del Cairos, sopra Maurion è stato realizzato un monumento al sacrificio degli "Aviatori Liberatori", che hanno subito tragici eventi nel corso del Secondo Conflitto Mondiale.
I relitti di un grave incidente aereo, sparsi tutto attorno, sono stati raccolti a ridosso degli undici cippi marmorei, posti a memoria delle provenienze di quegli sfortunati aviatori, a ricordo dei "Liberatori" di tutti i tempi.
Nella notte del 12 settembre 1944 un bombardiere americano del tipo “B-24 Liberator”, denominato “Dallas Lady”, con i suoi undici componenti d’equipaggio, andò a schiantarsi sull’altopiano della Ceva, alle pendici del Cornu d’u Buc.
Decollato da Algeri, il gigantesco bombardiere avrebbe seguito una rotta a vista verso il settore bellico attorno ad Alessandria, con l’incarico di paracadutare, a vantaggio dei partigiani, aiuti e materiale bellico. Ha doppiato a Ponente: Sardegna e Corsica, infilando la Valle di Latte per seguire l’orografia del Roia, fino al Colle di Tenda, allo scopo di dirigersi, da lì verso la Pianura Padana.
Il suo viaggio è terminato tragicamente, certamente a causa della nebbia, proprio sulle pendici del Cornu d'u Buc, altura di 2414 metri, sita tra il Vallone di Cairos e quello della Miniera, presso la Valle delle Meraviglie.
Redazione, I cippi dei liberatori, Cumpagnia di ventemigliusi, 18 agosto 2011

venerdì 27 settembre 2024

Apricale già nel 2002...


A3 Comune di Apricale (Imperia)
2002 - ISO 14001
Localizzazione
Il Comune di Apricale è situato nell’entroterra di Bordighera e Ventimiglia, a 13 Km dal litorale e a 291 m. s.l.m.. Il nome del borgo deriva da apricus, esposto al sole in latino. La principale caratteristica del borgo medioevale è l’aspetto dell’abitato: antiche case di pietra allungate sulla dorsale di un erto pendio dominato dall’altura del castello.
Profilo
Il Comune di Apricale ha conseguito la Certificazione Ambientale ISO 14001 nel maggio 2002, cui ha fatto seguito, a distanza di pochi mesi, la Certificazione Qualità ISO 9001.
Borgo dell’entroterra della Liguria occidentale, Apricale conta appena 600 abitanti residenti su un territorio che si estende per 19 Kmq. Questo piccolo centro si segnala per le sue notevoli qualità architettoniche ed ambientali, manifestazioni culturali di altissimo livello e l’interessante patrimonio culturale custodito (tra cui i più antichi statuti della Liguria in pergamena).
Le principali risorse economiche di Apricale sono il turismo e l’agricoltura, prodotto tipico di questa attività è l’olio extravergine di oliva.
Principali obiettivi/interventi programmati
- Incremento progressivo e costante della raccolta differenziata dei rifiuti, da conseguire anche grazie a campagne di educazione ambientale poste in atto dall’Amministrazione;
- Completamento della separazione delle acque bianche e nere;
- Impulso alla realizzazione di un unico depuratore fognario comprensoriale della vallata del Nervia a Vallecrosia;
- Conseguimento della Certificazione di Sicurezza OHSAS 18001;
- Sviluppo di strutture ricettive a misura di borgo (bed and breakfast, locande, agriturismo ecc.).
Altri progetti e iniziative
Anche in forza delle certificazioni recentemente ottenute, Apricale è entrato a far parte del Club di Prodotto de “I Borghi più Belli d’Italia” ed ha conseguito - unico Borgo oggi in Italia - anche la “Bandiera Arancione”, prestigioso marchio di qualità per l’ambiente e per il turismo, riconosciuto dal Touring Club Italiano ai Paesi dell’entroterra. Apricale ha inoltre conseguito le certificazioni “ISO 9001 per i Servizi”, certificazioni riconosciute a livello internazionale ha anche ottenuto il certificato “OHSAS 18001 di sicurezza” che ha consentito ad Apricale - primo Comune in Italia - il conseguimento “dell’Eccellenza”.
Nell’ambito dei territori certificati ISO 14001 e/o EMAS, si è costituita su iniziativa della Provincia di Siena, col patrocinio del Monte dei Paschi, l’Associazione Qualità-Ambiente. Apricale fa parte dei soci promotori di questa Associazione che ha per scopo di promuovere sul territorio dei propri associati, nelle varie regioni italiane, attività di sensibilizzazione anche presso le autorità competenti regionali e nazionali, al fine di ottenere contributi e finanziamenti a difesa dell’ambiente e della qualità della vita sul turismo di qualità.
Riccardo Luca Cecatiello, La dimensione territoriale delle certificazioni ambientali. Strumenti trasversali di sostegno al raggiungimento dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle risorse locali, Tesi di dottorato, Politecnico di Milano, 2004