DAL DIARIO DI UN GIOVANE SBANDATO
(seconda puntata)
COMINCIÒ QUASI PER SCHERZO
.........
A quel punto pure noi eravamo eccitati; probabilmente aveva a che fare col fatto che il fiasco di vino era quasi vuoto. Comunque uno di noi e, onestamente, non mi ricordo chi, forse io, forse Franco, venne fuori con un'idea balzana.
- Ehi Giuliano, perché non ci cerchi un lavoro a bordo; veniamo anche noi. Facciamo qualsiasi cosa: lavare i piatti, pulire i tavolini, vuotare i portacenere o cos'altro c'è da fare; qualsiasi cosa. -
- Ne parlo a Mario; vedremo cosa dice. - rispose Giuliano e, dopo i saluti, se ne andò.
Ben presto il pensiero dell'America svanì nel tran tran della mia vita quotidiana; non vedevo l'ora che finisse quel deprimente tempo grigio ed arrivasse la bella stagione.
Eventualmente occupai il mio tempo libero nella progettazione e realizzazione del carro della Battaglia di Fiori del gruppo "Rascassa Club" del quale facevo parte.
Per alcuni mesi, sia io che i miei compagni carristi, sgobbammo, sovente fino a tarda notte, per portare a termine il nostro capolavoro fiorito. Era un lavoro collettivo, cameratesco, anche se faticoso e solo chi è stato un "carrista" può comprenderne l'emozione; comunque la Battaglia fu un successo, infatti il nostro carro vinse il primo premio nella sua categoria.
Pochi giorni dopo la Battaglia, eravamo ai primi di Giugno del 1967, Franco entrò tutto eccitato nel mio piccolo ufficio, sventolando una lettera.
- Roberto, cos'è questa lettera che mi è arrivata? È in inglese e non capisco niente. -
Presi la busta e, dopo aver visto che il mittente era una compagnia di crociera, in fretta cercai di leggerne il contenuto, provando una strana sensazione, quasi di incredulità. Il mio inglese lasciava un po' a desiderare ma riuscii a capire, traducendo ad alta voce, che era un contratto di lavoro intestato a Franco, accompagnato da una richiesta al consolato americano di facilitare il rilascio dei visti necessari per entrare negli Stati Uniti e raggiungere la nave crociera a Miami.
Quando ritornai alla realtà, mi rivolsi a Franco che era rimasto a bocca aperta: - Vuoi vedere che Giuliano ci aveva preso sul serio? Non può essere altro. -
- E adesso cosa facciamo? -
- Che cavolo; andiamo! Ci offrono un lavoro su una nave crociera in America e tu vuoi rifiutare? -
Non vedevo l'ora di andare a casa a leggere la mia lettera. Non stavo più nella pelle. Ma non c'era nessuna lettera. Cercai di convincermi che probabilmente sarebbe arrivata il giorno dopo; dopotutto le poste italiane non erano troppo affidabili.
Ma i giorni passarono e nulla. Ero sconvolto, irritato e persino geloso; l'euforia iniziale era stata rimpiazzata dalla disperazione. Niente America per me; L'unica speranza era che Franco, una volta a bordo, intercedesse a nome mio.
(continua)
(nella foto: Battaglia 1967; "Attento Pedrito" del gruppo Rascassa Club. Io sono sulla sinistra, di spalle, col cappellino)
(seconda puntata)
COMINCIÒ QUASI PER SCHERZO
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A quel punto pure noi eravamo eccitati; probabilmente aveva a che fare col fatto che il fiasco di vino era quasi vuoto. Comunque uno di noi e, onestamente, non mi ricordo chi, forse io, forse Franco, venne fuori con un'idea balzana.
- Ehi Giuliano, perché non ci cerchi un lavoro a bordo; veniamo anche noi. Facciamo qualsiasi cosa: lavare i piatti, pulire i tavolini, vuotare i portacenere o cos'altro c'è da fare; qualsiasi cosa. -
- Ne parlo a Mario; vedremo cosa dice. - rispose Giuliano e, dopo i saluti, se ne andò.
Ben presto il pensiero dell'America svanì nel tran tran della mia vita quotidiana; non vedevo l'ora che finisse quel deprimente tempo grigio ed arrivasse la bella stagione.
Eventualmente occupai il mio tempo libero nella progettazione e realizzazione del carro della Battaglia di Fiori del gruppo "Rascassa Club" del quale facevo parte.
Per alcuni mesi, sia io che i miei compagni carristi, sgobbammo, sovente fino a tarda notte, per portare a termine il nostro capolavoro fiorito. Era un lavoro collettivo, cameratesco, anche se faticoso e solo chi è stato un "carrista" può comprenderne l'emozione; comunque la Battaglia fu un successo, infatti il nostro carro vinse il primo premio nella sua categoria.
Pochi giorni dopo la Battaglia, eravamo ai primi di Giugno del 1967, Franco entrò tutto eccitato nel mio piccolo ufficio, sventolando una lettera.
- Roberto, cos'è questa lettera che mi è arrivata? È in inglese e non capisco niente. -
Presi la busta e, dopo aver visto che il mittente era una compagnia di crociera, in fretta cercai di leggerne il contenuto, provando una strana sensazione, quasi di incredulità. Il mio inglese lasciava un po' a desiderare ma riuscii a capire, traducendo ad alta voce, che era un contratto di lavoro intestato a Franco, accompagnato da una richiesta al consolato americano di facilitare il rilascio dei visti necessari per entrare negli Stati Uniti e raggiungere la nave crociera a Miami.
Quando ritornai alla realtà, mi rivolsi a Franco che era rimasto a bocca aperta: - Vuoi vedere che Giuliano ci aveva preso sul serio? Non può essere altro. -
- E adesso cosa facciamo? -
- Che cavolo; andiamo! Ci offrono un lavoro su una nave crociera in America e tu vuoi rifiutare? -
Non vedevo l'ora di andare a casa a leggere la mia lettera. Non stavo più nella pelle. Ma non c'era nessuna lettera. Cercai di convincermi che probabilmente sarebbe arrivata il giorno dopo; dopotutto le poste italiane non erano troppo affidabili.
Ma i giorni passarono e nulla. Ero sconvolto, irritato e persino geloso; l'euforia iniziale era stata rimpiazzata dalla disperazione. Niente America per me; L'unica speranza era che Franco, una volta a bordo, intercedesse a nome mio.
(continua)
(nella foto: Battaglia 1967; "Attento Pedrito" del gruppo Rascassa Club. Io sono sulla sinistra, di spalle, col cappellino)
di Roberto Rovelli